Assassination

Il più grande film coreano del 2015 è stato senza ombra di dubbio Assassination di Choi Dong-hoon. Sarà pure arrivato secondo nella classifica annuale (dopo Veteran del nuovo arrivato Ryoo Seung-wan), ma in termini di aspettative, dimensioni, budget, potere divistico e massiccia presenza all’interno del dibattito culturale, è stata una produzione ineguagliabile.
 
Analogamente a The Thieves, l’opera precedente di Choi, Assassination mescola ambientazioni d’oltreoceano, grandi star, humour, elaborate sequenze d’azione e i dialoghi arguti che sono il marchio di fabbrica del regista, confezionati insieme in un pacchetto commerciale "troppo grande per fallire". 
 
Eppure, per certi versi questo era per Choi un progetto rischioso da affrontare. Già in termini di collocazione storica, Assassination era destinato a essere considerato sotto una luce molto più seria rispetto a The Thieves, che parlava di una rapina. Per anni i registi coreani hanno avuto la tendenza a ignorare il periodo coloniale giapponese (1910-1945) durante il quale la Corea è stata governata e dominata dal Giappone. 
 
I coreani di oggi pensano a quest’epoca come a un capitolo particolarmente buio e umiliante della loro storia e, per questa ragione, i film ambientati negli anni Venti e Trenta del Novecento corrono il rischio di essere troppo cupi e deprimenti o, al contrario, troppo leggeri (e quindi, nell’opinione di alcuni, incapaci di esprimere correttamente l’iniquità della dominazione giapponese). 
 
Ad esempio, Blue Swallow, una pellicola del 2005 sulla prima donna pilota coreana, è stata oggetto di una campagna di diffamazione su Internet in cui si sosteneva che la figura storica raccontata nel film era stata una collaborazionista del governo coloniale giapponese. Concentrandosi su un gruppo di combattenti per l’indipendenza, Assassination è riuscito a intrattenere il pubblico e a evitare polemiche in rete. 
 
Il film si apre nel 1911 durante un pranzo di gala in cui si incontrano il Governatore Generale (la figura politica giapponese che governava la Corea) e un ricco uomo d’affari di nome Kang In-guk (Lee Gyeong-young). Improvvisamente, nella stanza irrompe un combattente della resistenza che cerca di assassinali. Ventidue anni più tardi, nel 1933, il Governo Provvisorio Coreano a Shanghai chiede a quello stesso combattente indipendentista (Lee Jung-jae) di reclutare una squadra per compiere un analogo ambizioso tentativo di assassinio. 
 
Rastrellando Cina e Manciuria, l’uomo trova una donna cecchino di grande talento chiamata Okyun (Gianna Jun Ji-hyun), un soldato indipendentista piuttosto riluttante soprannominato Big Gun (Cho Jin-woong), e un esperto di esplosivi di nome Duk-soo (Choi Duk-moon). Quando vengono informati della loro missione e iniziano a ideare un piano per l’operazione, le loro strade si incrociano con quella di un leggendario sicario soprannominato Hawaii Pistol (Ha Jung-woo) e del suo braccio destro (Oh Dal-soo). 
 
Uno dei punti di forza più citati del regista Choi Dong-hoon è la sua capacità di creare un insieme variegato di personaggi interessanti e di mantenere l’azione in movimento facendo in modo che tali personaggi interagiscano e si scontrino gli uni con gli altri in modi inattesi. Ancor più che le elaborate ambientazioni e le scene culminanti piene di spari, è questo scontro di personalità a rendere Assassination così divertente da guardare. 
 
Per quanto riguarda il suo punto di vista sull’epoca coloniale, il film bilancia un senso di umiliazione e tragedia nazionale con storie personali che, anche se non sempre si concludono nel migliore dei modi, almeno implicano sempre un certo grado di redenzione individuale. 
 
E, sebbene al film manchi un rigoroso realismo nel ricreare la società coreana degli anni Trenta, ha comunque sollevato un dibattito sulla resistenza al dominio giapponese durante quel periodo storico. 
 
 Nella lunga lista di divi affermati che compaiono nel film, è sempre Gianna Jun a catalizzare l’attenzione. Il personaggio di Okyun è di poche parole, ma Jun riesce a rendere in modo molto convincente il vissuto del personaggio e a trasmettere la sua feroce determinazione a far sì che qualcuno paghi per le atrocità commesse in nome dell’imperialismo. Se anche lei fosse l’unica eroina di Assassination, varrebbe comunque la pena di vedere il film.
Darcy Paquet
FEFF: 2016
Regia: CHOI Dong-hoon
Anno: 2015
Durata: 130'
Stato: South Korea

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