Flying Colours

“Colori al vento” è un’espressione idiomatica che significa ottenere dei risultati brillanti, come ad esempio passare facilmente un esame, e che deriva dalle piccole e coloratissime bandierine che le imbarcazioni fanno svolazzare quando arrivano sane e salve al porto.

Ma quando inizia, questa storia di rivalsa del regista Doi Nobuhiro dal titolo inglese, i risultati brillanti sembrano un risultato del tutto improbabile per Sayaka (Arimura Kasumi), l’adolescente protagonista. La ragazza, che esibisce una chioma tinta biondo platino e indossa minigonne praticamente invisibili, è la tipica gyaru (ragazza) – una categoria di adolescenti la cui ribellione verso la società giapponese conformista e conservatrice si manifesta attraverso un certo abbigliamento, un certo modo di divertirsi e anche, per molte di esse, scarsissimo impegno scolastico. Alcune finiscono per diventare vere e proprie delinquenti, ma non è questo il caso di Sayaka e delle sue amiche.

La madre di Sayaka (Yoshida Yo) si rifiuta di abbandonarla al suo destino, sebbene lei, sotto il profilo scolastico, sia al livello di una ragazzina di quarta elementare. Su sollecitazione della madre, lei comincia a frequentare una scuola privata che prepara i ragazzi a sostenere gli esami di ingresso per l’università e il mite e incoraggiante direttore della scuola, Tsubota Atsushi (Ito Atsushi), prende la ragazza sotto la sua ala protettrice.

Tratto da un famoso romanzo scritto dall’autentico Tsubota, Flying Colors, uscito nelle sale giapponesi nel maggio 2015, ha avuto un successo sorprendente, ha incassato 25 milioni di dollari e si è piazzato all’ottavo posto tra i film campioni d’incasso dello scorso anno. 
 
Eppure la storia sembrava avere un’evoluzione decisamente prevedibile e tutt’altro che drammatico, con la ragazza che si mette finalmente sui libri e, dopo averci dato dentro per mesi, supera il famoso esame: insomma, una storia che solo le famose kyoiku mama nipponiche (“madri-istruzione”) ossessionate dai risultati accademici dei propri figli, potevano trovare interessante.

Ma come evidenziano i suoi risultati al botteghino, Flying Colors ha portato in sala un vasto pubblico trasformandolo in sostenitore della causa di Sayaka e, al tempo stesso, facendo leva sui suoi sentimenti collettivi e dandogli cibo per la mente senza per questo diventare minimamente svenevole o moralizzatore. 

Inoltre, il film chiarisce che il tentativo di Sayaka di entrare nell’elitaria Keio University di Tokyo è l’equivalente intellettuale di un ragazzino che, pur usando la bici solo per andare e tornare da scuola, decide di provare a fare il Giro d’Italia. Tsubota le dice che, dato il suo attuale livello di istruzione, le sue possibilità di passare l’esame sono infinitesimali, ma accetta ugualmente con il sorriso di aiutarla a raggiungere il suo obiettivo e, in modo ruvidamente affettuoso, inizia ad accumulare libri su libri.
Sayaka non è motivata solo a dimostrare al mondo che lei non è una zucca vuota: suo padre (Tanaka Tetsushi), fanatico del baseball, sta preparando il suo fratellino minore Ryuta (Ouchida Yuhei) per farlo diventare un giocatore professionista – e non ha proprio tempo per lei. L’intento della ragazza è di dimostrargli che lei è altrettanto meritevole delle sue attenzioni.

Nata nel 1993, Arimura Kasumi interpreta sceneggiati televisivi dal 2010 e film per il cinema dal 2011, ma le sue interpretazioni da protagonista in Flying Colors e Strobe Edge, una storia ambientata in un liceo che è stata un successo ancor più clamoroso lo scorso anno, l’hanno proiettata nel firmamento delle grandi star. In Flying Colors l’attrice entra totalmente nel ruolo di Sayaka, con la sua anima ferita e la tenacia di non darsi mai per vinta. Per questa interpretazione Arimura si è guadagnata in Giappone diversi premi, compreso quello di miglior attrice esordiente della Japan Academy.

Invece, Ito Atsushi, che interpreta Tsubota, e Yoshida Yo, che veste i panni della paziente madre di Sayaka, hanno ricevuto la nomination della Japan Academy come miglior attore e attrice non protagonista.

Ito colpisce nel ruolo dell’insegnante che è un outsider tanto quanto Sayaka. In generale, i docenti dei doposcuola non hanno lo stesso status sociale dei loro omologhi nella scuola pubblica o privata e Tsubota, il cui piccolo istituto richiama solo studenti che non possono permettersi doposcuola più grandi e meglio pubblicizzati, ha uno status ancora più inferiore alla media. 
 
Ma, libero dai vincoli e dalle restrizioni delle scuole convenzionali, egli è in grado di interagire con i suoi studenti più come un fratello maggiore secchione ma saggio che come una figura autoritaria; ed è anche in grado di cucir loro addosso un programma di studio su misura e di motivarli più con la gioia di apprendere che con il timore di fallire.

Vi sembra tutto troppo bello per essere vero? Forse, ma che lo crediate o meno, è accaduto davvero, con tanto di “colori al vento”.  



Mark Schilling
FEFF: 2016
Regia: DOI Nobuhiro
Anno: 2015
Durata: 117'
Stato: Japan

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