Sono passati 5 anni dalla triplice catastrofe che ha colpito il Giappone. Terremoto, tsunami,
incidente nucleare. Ma se per le prime due il Giappone ha ancora una volta, e sin dai primi
giorni, dimostrato la sua grande capacità di reazione, grazie soprattutto alla forza e alla dignità
del suo popolo, per quanto riguarda la catastrofe di Fukushima invece siamo di fronte
a quanto di peggio la tradizionale omertà, irresponsabilità e capacità di manipolazione del
cosiddetto “villaggio nucleare” sia riuscita ancora una volta a produrre per nascondere una
realtà incontrovertibile: la pericolosità dell’energia nucleare.
Il docufilm Fukushima A Nuclear Story – prodotto da Teatro Primo Studio/Film Beyond
e diretto da Matteo Gagliardi e tratto dal mio libro Tsunami Nucleare – aiuta chiunque
abbia ancora qualche dubbio sulla “sostenibilità” dell’energia nucleare a fugarlo definitivamente.
Non tanto grazie alla rigorosa ricostruzione dell’incidente, che come giustamente
sostengono i “negazionisti” tutto sommato non ha provocato vittime dirette, quanto per la
situazione di perdurante, potenziale pericolosità che il film cerca di dimostrare sia attraverso
l’analisi della situazione in cui si trovano, attualmente i reattori, sia per le testimonianze
raccolte, prima di tutto quella dell’ex premier giapponese Kan Naoto.
Un uomo politico
che ha avuto il coraggio di “cambiare idea” e che per questo è stato costretto a dimettersi,
proprio nel momento in cui il Giappone aveva più bisogno di una leadership onesta, competente
e determinata.