Nel periodo di massima fioritura dei film kaiju, negli anni Sessanta, lo studio Daiei lanciò la serie di Gamera, che aveva come protagonista una gigantesca tartaruga volante. Il primo episodio,
(1965), ebbe un successo strepitoso come film per ragazzi e la Daiei, prima di finire in bancarotta nel 1971, sfornò ben sette puntate della serie.
Nel 1995 Gamera ha fatto ritorno con il film di Kaneko Shushuke
Gamera, the Guardian of the Universe (
Gamera Daikaiju Kuchi Kessen), realizzato dalla società madre della Daiei all’epoca, la casa editrice Tokuma Shoten, e da un consorzio di società del settore dei media.
Nel film appariva Gyaos, una nemesi di Gamera in forma di pipistrello proveniente dalla serie precedente, ma venivano offerti ai fan effetti speciali molto più raffinati e la nuova eroina Fujitani Ayako, figlia adolescente del divo d’azione Steven Seagal.
Il film ha ottenuto un successo inatteso al botteghino e Kaneko ha realizzato altri due episodi, completando una trilogia: Gamera 2: Attack of Legion (Gamera 2: Region Shurai, 1996) e Gamera 3: The Revenge of Iris (Gamera 3: Jashin Irisu Kakusei, 1999).
Utilizzando tecniche di tokusatsu (effetti speciali) che essenzialmente sono rimaste invariate dai tempi di Tsuburaya Eiji (il creatore di Godzilla), il supervisore degli effetti speciali Higuchi Shinji ha creato illusioni strepitose, culminanti nella feroce battaglia tra Gamera e il suo avversario non meno gigantesco.
Diversamente dalle opera spaziali per bambini che costituivano gli episodi della serie precedente, la trilogia di Kaneko offriva una miscela esaltante di folklore antico e pseudo-scienza moderna che ha deliziato sia il pubblico che la critica, ed è opinione condivisa che Gamera 3 sia il migliore dell’intera franchise.
Il film inizia con l’arrivo dell’ornitologa Nagamine Mayumi (Nakayama Shinobu) in un remoto villaggio delle Filippine, per indagare sulla carcassa di un Gyaos.
Le rivoltanti creature si sono moltiplicate proprio come… beh... pipistrelli! Come fare per fermarli?
Nel frattempo, l’adolescente Ayana (Maeda Ai) si ricorda di quando Gamera, quattro anni prima, se ne andava in giro per Tokyo devastando tutto – una furia che ha ucciso entrambi i suoi genitori risparmiando lei e il fratellino. Naturalmente, la ragazza ha sviluppato un odio feroce nei confronti del mostro.
Ayana vive in campagna presso dei parenti, apparentemente al sicuro da altri attacchi del mostro, ma un giorno dei compagni di classe prepotenti la costringono a entrare in una grotta, che si dice sia abitata da un terribile dio-dragone dormiente. All’interno della caverna Ayana scopre una grande roccia che sembra un uovo ricoperto di scaglie. Con suo stupore e gioia, l’uovo si apre rivelando un simpatico mostro neonato dai lunghi e sinuosi tentacoli. È questo l’alleato contro Gamera che lei ha tanto invocato?
La scena si sposta a Tokyo.
Mayumi partecipa a una riunione della task force anti-mostro governativa, dove incontra Asakura Mito (Yamazaki Senri), uno stranissimo ricercatore del governo che sta lavorando con un altrettanto eccentrico ma geniale progettista di videogiochi (Tezuka Toru) a una simulazione computerizzata del comportamento del mostro.
Mentre la sessione è ancora in corso, Gamera e un Gyaos, avviluppati in un combattimento mortale, si materializzano nel cuore di Shibuya, un importante quartiere di Tokyo dedicato all’intrattenimento. La folla scappa in preda al terrore, mentre i mostri lottano tra gli edifici in fiamme.
In questo momento drammatico Mayumi incontra una ragazza dallo sguardo feroce che in passato è stata vicina a Gamera: Kusanagi Asagi (Fujitani Ayako). La proliferazione di Gyaos, dice la ragazza, è stata causata da una precedente battaglia tra Gamera e un altro mostro, Legion, che ha alterato l’equilibrio naturale del mondo. “Il peggio deve ancora venire”, avverte.
Come molti film di mostri di allora e di oggi, Gamera 3 esprime i timori profondi e prolungati dei giapponesi, non solo per gli infiniti disastri naturali come eruzioni vulcaniche, terremoti e tsunami che affliggono il Giappone, ma anche per i moderni orrori della guerra atomica.
Il film rivela con vigore e chiarezza la psicologia e le basi mitologiche di questa insicurezza, ma presenta anche scene di battaglia impressionanti, girate e montate in modo da ottenere il massimo impatto. Solo un anno prima Hollywood aveva tentato di aggiornare il franchise di Godzilla con una farsa infarcita di computer grafica che è stata ampiamente dileggiata e che aveva ridotto l’eroe del titolo a un iguana gigante che procedeva a balzi.
Ma poi sono arrivati Kaneko, Higuchi e compagnia, e hanno dimostrato al mondo, con un budget che corrispondeva a una frazione di quello del film americano, cosa vuol dire realizzare un film di mostri a regola d’arte.