Ma cosa succede se i cattivi ispirano
empatia, anche quelli che commettono crimini orribili? E immaginabile tutto questo, in
un’industria che preferisce il bianco e nero al grigio?
Yoshida Keisuke risponde “si” senza nessuna esitazione con
Questo
e certamente un fatto inconsueto a Hollywood, dove i personaggi che passano al lato
oscuro sono considerati responsabili della propria scelta; ma Yoshida, che ha scritto la sceneggiatura
basata sul manga omonimo di Furuya Minoru, si chiede se si possa parlare di
“scelta” quando il forte schiaccia il debole – e il debole da di matto con follia omicida.
Il film tuttavia inizia come un’intelligente commedia osservativa incentrata su due sfigati ai
margini della società. Uno e Okada (Hamada Gaku), un tipo insignificante addetto alle pulizie
nell’edilizia. L’altro e il suo collega grassottello e spettinato Ando (Muro Tsuyoshi), che
parla meccanicamente ma con sincerità.
Un giorno racconta a Okada di essersi innamorato
della cameriera carina di un bar li vicino, ma che non ha ancora osato rivolgerle la parola.
Quando Okada va con Ando a darle un’occhiata, gli dice subito che e troppo giovane e bella
per lui. Ando, pero, non si lascia scoraggiare e, con l’aiuto del riluttante Okada, non solo
riesce a fare la conoscenza di Yuka (Satsukawa Aimi), ma combina anche un appuntamento
a quattro con lei e un’amica dalla lingua tagliente, Ai, che inquadra immediatamente Okada
e Ando come due perdenti.
Fin qui tutto bene, e grazie alla regia vivace la storia si dipana, scena dopo scena, in una
combinazione vincente tra il morbido e il mordente. Diventa ben presto chiaro pero che
Hime-Anole e qualcosa in più dell’ennesima sitcom sui lavativi.
Ando va in paranoia circa
la presenza di un biondo e misterioso cliente fisso del bar, e dice a Okada che è uno stalker.
Okada, tuttavia, riconosce in lui Morita (Morita Go), un ex compagno di liceo, e su sollecitazione
di Ando gli chiede timidamente informazioni su Yuka.
E a questo punto che il film vira in modo deciso, ma ben preparato, dalla commedia leggera
al thriller. Morita (interpretato da un membro del gruppo pop V-6, l’emaciato e spaventosamente
intenso Morita Go) si rivela ben piu di un semplice contendente per l’affetto di
Yuka: e un serial killer che, quando viene alla luce il suo passato criminale, diventa pericolosamente
squilibrato.
E Okada, che una volta era il suo unico amico, era stato testimone del
bullismo spietato che lo ha spinto oltre ogni limite.
Nelle scene di apertura del film, ben poco faceva presagire un tale colpo di scena, che
colpisce tanto piu in quanto e del tutto inaspettato.
E, come si vede poi, non e una svolta
arbitraria; si sviluppa organicamente dal tema centrale del film: gli esseri umani possono
dare amore e odio, fare il bene e il male – e passare dall’uno all’altro puà essere un destino
piu che una scelta.
Questo non significa che Morita vada semplicemente compatito: i suoi crimini sono spaventosi,
e il film si merita in pieno il divieto ai minori di 15 anni con cui e stato etichettato
in Giappone.
Tuttavia, nel suo personaggio emerge anche un altro lato, piu umano, che
rende il trattamento disumano ricevuto dai compagni di classe di un tempo ancora piu
imperdonabile: schiacciando un debole, hanno creato un mostro.
E il peccato di Okada? Il silenzio, in nome della sopravvivenza. Ma, come dimostra il
sempre eccellente Hamada Gaku nella sua interpretazione tenera e divertente, egli non e
completamente spregevole.
Anzi, trova l’amore e persino un pizzico di coraggio e di compassione.
Non e certo un santo – ma, per la maggior parte di noi, va bene cosi.