House

House dà la sensazione di essere l’opera di un regista convinto che non gli capiterà mai più la stessa opportunità, come ammette tranquillamente lo stesso Obayashi. 
 
È chiaramente il prodotto di qualcuno che è innamorato del mezzo filmico e che utilizza tutte le risorse a sua disposizione – oltre a inventarsi qualcosa di suo – per creare un capolavoro. Nonostante il suo ritmo folle e gli effetti speciali pazzeschi, House ha una sua eleganza gotica, radicata nelle sue origini di favola e di horror classico, un’eleganza potenziata dalla colonna sonora e dalla scenografia ricercata. 
 
Anche la scelta dell’attrice Minamida Yoko, diva storica della Nikkatsu, nei panni dell’anziana zia, un personaggio molto più vecchio di lei che ha interpretato con grande serietà e gravità, si è rivelata un fattore fondamentale per il successo del film, dal momento che delle sette attrici che interpretano le studentesse in gita, sei erano dilettanti scoperte da Obayashi attraverso il suo lavoro di regista di spot televisivi (Ikegami Kimiko, che interpretava “Gorgeous”, era l’unica professionista con una certa esperienza). 
 
I tanti effetti speciali del film erano stati progettati espressamente da Obayashi affinché risultassero irrealistici, per intensificare l’atmosfera surreale del film e richiamare gli albori del cinema muto e l’opera di Méliès. 
 
Ne vien fuori un film che è la massima espressione di un bad trip adolescenziale, in cui gli incubi della figlia Chigumi si fondono a riferimenti ai classici dell’horror forniti dalla sceneggiatrice Katsura Chiho e a provocazioni della controcultura fornite da Obayashi. 
 
È un vortice di commedia, horror, melodramma e sequenze musicali, diversissimo da qualsiasi altro film precedente o successivo, e decisamente avanti per la sua epoca. La trama: sconvolta perché il padre, vedovo, decide di risposarsi, una studentessa soprannominata “Gorgeous” (Ikegami Kimiko) va a stare dall’anziana zia (Minamida Yoko), che vive in una strana vecchia casa. La ragazza si porta sei amiche: Prof (Matsubara Ai), Melody (Tanaka Eriko), Kung Fu (Jinbo Miki), Mac (Sato Mieko), Sweet (Miyako Masayo) e Fantasy (Oba Kumiko). 
 
Poco dopo il loro arrivo, le ragazze cominciano ad assistere a strani eventi soprannaturali e si rendono conto che la casa sta cercando di catturarle, ucciderle e divorarle, bloccando le vie di fuga. Quando due delle sopravvissute trovano e leggono il diario della zia, si rendono conto che, dopo aver atteso inutilmente il ritorno del fidanzato dalla seconda guerra mondiale, la zia stessa morì e, infastidita dall’ignoranza della guerra da parte delle ragazze, sta utilizzando la casa per eliminarle. 
 
I dirigenti della società di produzione del film, Toho, non sapevano cosa fare di questo sfrenato mix di fantasy e horror e relegarono House alla seconda metà di un doppio spettacolo nelle proiezioni.
 
Ma, come aveva previsto Obayashi, il pubblico giovanile accorse nei cinema a frotte, saltando il primo film e aspettando per vedere House. La Toho reagì invertendo la programmazione e facendo così di House l’attrazione principale. Nonostante gli ottimi risultati totalizzati da House al botteghino i dirigenti della Toho, che non riuscivano a inquadrare né Obayashi né il film che aveva realizzato, criticarono apertamente il film davanti a Obayashi stesso. Nel corso degli anni però, a poco a poco la pellicola si costruì una reputazione come film di culto in Giappone, influenzando le nuove generazioni di cineasti. 
 
Nel 2008, infine, House si è fatto conoscere anche all’estero, dopo essere stato acquisito dalla prestigiosa Criterion Collection e trasmesso prima su un canale televisivo via cavo e poi in sala, all’interno di una programmazione d’essai che si è estesa sempre più, man mano che le proiezioni di mezzanotte hanno preso piede. Obayashi ha detto di essere sempre stato convinto che alla fine House avrebbe trovato il suo pubblico, ma che non avrebbe mai pensato che ci sarebbero voluti trenta anni.
Marc Walkov
FEFF: 2016
Regia: OBAYASHI Nobuhiko
Anno: 1977
Durata: 88'
Stato: Japan