Inside Men è un film sul potere: il potere che proviene dal denaro, la bramosia di potere politico, il potere di chi può controllare i mezzi di comunicazione, e l’ottuso potere della forza bruta. Arrivato nelle sale sudcoreane in un periodo in cui molti cittadini normali provano la frustrazione che deriva dalla propria mancanza di potere e la rabbia provocata dai giochi di potere dell’élite,
Inside Men ha toccato un nervo scoperto.
Malgrado fosse vietato ai minori di 19 anni, è balzato in cima alle classifiche di botteghino vendendo ben sette milioni di biglietti. Sull’onda del successo del film, la società di distribuzione Showbox ha poi distribuito un director’s cut della durata di tre ore che ha fatto altri due milioni di ingressi.
La complessa trama è incentrata principalmente su tre personaggi principali. Lee Kang-hee, ritratto con minacciosa eleganza da Baek Yun-shick (The President’s Last Bang), è il caporedattore di un importante quotidiano conservatore, il Nation Daily (in Corea, questo è un ovvio riferimento al quotidiano Chosun Ilbo).
Lee è un personaggio molto influente nella politica coreana, non solo attraverso i feroci articoli del suo quotidiano, ma perché è anche un burattinaio occulto e un dealmaker, che attualmente sta sostenendo una candidato alla presidenza, interpretato da Lee Gyeong-young (Venus Talk).
Ahn Sang-gu (interpretato dal superdivo Lee Byung-hun) è un gangster in rovina. In passato aveva le mani in pasta dappertutto – faceva persino l’agente delle celebrità – oltre ad avere stretti rapporti con il caporedattore Lee. Ma ha fatto male i conti dopo essere entrato in possesso di una notizia bomba e alcuni personaggi di potere hanno deciso di punirlo.
Ora è ridotto all’impotenza e sotto continua sorveglianza, ma di nascosto sta organizzando un piano per ottenere vendetta.
Il terzo personaggio è Woo Jang-hoon (Cho Seung-woo, Tazza: The High Rollers), un ex poliziotto che, dopo aver superato la frustrazione per la sua impossibilità a mettere i criminali dietro le sbarre, dà una nuova direzione alla sua vita e diventa pubblico ministero.
A Woo, estremamente motivato e con una sete quasi ossessiva di giustizia, cominciano a giungere voci su un massiccio trasferimento di fondi che potrebbe essere collegato con il principale candidato alla presidenza.
La sua indagine segreta lo condurrà ai due personaggi di cui sopra, ma la sua mancanza di connessioni con l’élite fa sì che lui si trovi continuamente in svantaggio.
Questi tre personaggi molto ben delineati costituiscono l’attrattiva centrale del film, malgrado siano presenti personaggi di contorno altrettanto memorabili.
Non solo i tre protagonisti sono resi in maniera brillante e articolata dai rispettivi interpreti, ma insieme forniscono un’immagine del modo in cui le leve del potere agiscono all’interno della società coreana contemporanea.
Il procuratore Woo, che proviene da un contesto di campagna disagiato, rappresenta in modo molto diretto le frustrazioni dei cittadini coreani; ma anche lui imparerà a far uso di un diverso tipo di potere: quello che proviene dalla conoscenza.
Inside Men è tratto da un fumetto di Yoon Tae-ho pubblicato sul sito web del quotidiano Hankyoreh dal 2010 al 2012 e poi interrotto senza giungere alla conclusione.
Il regista e sceneggiatore Woo Min-ho ha preso questi filoni narrativi non completati, i temi, le ambientazioni e i personaggi, ed è riuscito a creare un dramma appassionante ed estremamente incisivo; non solo è riuscito a dare un finale alla storia, ma ha anche inserito il personaggio del procuratore Woo, che non era presente nel fumetto originale.
Non è sorprendente che Inside Men abbia avuto così tanto successo, visto che il mondo che crea è così ricco di dettagli, sordido e avvincente. Il punto non è se questo genere di cose accada davvero nella vita reale. Questo è un film che porta a galla i sospetti dei cittadini sul modo in cui il loro paese è governato.