La vita del Maestro di arti marziali Ip Man si conferma materia da blockbuster in
, terzo episodio di una serie diretta da Wilson Yip e sesto film su di lui in generale. Ip, noto per avere fatto conoscere la scuola di arti marziali di
e per avere preso come allievo un giovane Bruce Lee, negli anni Cinquanta, negli ultimi tempi ha visto abbellire la sua reputazione come eroe popolare cantonese grazie a film liberamente ispirati alla sua storia e pompati con spettacolari scene d’azione.
I primi due episodi diretti da Wilson Yip, sempre interpretati dal grande divo d’azione Donnie Yen nei panni del protagonista, avevano raccontato la vita di Ip a Foshan durante l’occupazione giapponese e poi, dopo che Ip lasciò la Cina nel 1949, i suoi primi anni a Hong Kong, quando fondò una scuola di arti marziali.
La terza parte riprende dal 1959, e vede Ip vivere tranquillo con la moglie Wing-sing (Lynn Xiong) e il figlio piccolo Ip Ching (Li Xiaolong), fino a quando non sorgono difficoltà su più fronti.
Un problema si presenta nella scuola di Ip Ching, che diventa bersaglio di una banda di delinquenti che vuole appropriarsene.
Il boss Frankie (il pugile americano Mike Tyson) ha concesso due settimane di tempo al suo scagnozzo locale Ma King-san (Patrick Tam) per prendersi la scuola; ma quando i malviventi arrivano, si scontrano con la resistenza di Ip e altri. Alla buona causa si uniscono l’ostinato poliziotto Sergeant Po (Kent Cheng) e il guidatore di risciò nonché aspirante insegnante di arti marziali Cheung Tin-chi (Zhang Jin), il cui figlio frequenta la stessa scuola.
Cheung però non è completamente dalla parte di Ip Man.
Il giovane è un fanatico di arti marziali (chiama suo figlio “discepolo” e il bambino si rivolge a lui come sifu, Maestro) e ambisce a diventare famoso. Anche se in un primo momento si unisce a Ip, è anche un combattente al soldo di Ma negli incontri di lotta clandestini, e alla fine sfida Ip per vedere chi è il più forte.
Quando i banditi alzano la posta in gioco e Cheung si fa più brutale, Ip Man 3 offre azione in abbondanza. Dopo le prime zuffe per strada per proteggere la scuola, la trama infila una serie di scenari di lotta diversi, dal ring dei combattimenti clandestini di Ma a una grande trappola allestita in un cantiere navale dove, quando Ip picchia i malviventi per proteggere il figlio, viene utilizzato un gran numero di piattaforme e di oggetti di scena.
È impressionante anche la scena di un combattimento in un edificio di cinque piani, che si sviluppa quando Ip e la moglie entrano in un ascensore insieme a un feroce combattente thailandese, e subito dopo, quando Frankie sfida Ip a duello, si profila la prospettiva di uno scontro tra Mike Tyson e Donnie Yen.
In tutto ciò l’azione, questa volta coreografata da Yuen Wo Ping, enfatizza i contrasti nella forma, come quando contrappone lo stile aggressivo di Cheung all’approccio più riservato, umile e diretto adottato da Ip.
La sceneggiatura, come era stato anche per Ip Man 2, arricchisce il personaggio di Ip, soffermandosi particolarmente sulle attenzioni di Ip per Wing-sing e sulla comprensione di lei per la situazione complicata del marito; e questa prospettiva familiare amplifica la risonanza emotiva di Ip Man 3.
Mancano invece, stranamente, le scene degli allenamenti nella scuola di Ip: Ip Man 3 propone vari frammenti del pensiero di Ip, ma le scene nella sua scuola avrebbero potuto esplicitare meglio i suoi principi di arti marziali e il suo insegnamento.
E Bruce Lee? Come nei film precedenti, Ip Man 3 prende in giro la sua figura leggendaria, questa volta con un personaggio chiamato solo Siu-lung che allude alle celebri abilità del giovane Lee nel cha cha cha e al suo precocissimo talento per le arti marziali (problemi di diritti possono rendere difficile per un cineasta rappresentare Bruce Lee).
Ip Man 3 si ferma a un passo dal mostrare Lee mente si allena con il famoso maestro di wing chun e, ancora una volta, lascia la porta aperta per un sequel.