è una produzione di dimensioni ineguagliate in Cina, con 1800 scene di cui 1530 con effetti speciali, quasi 3000 ore di riprese in studio, la costruzione di dozzine di ambientazioni sotterranee, e soprattutto la collaborazione di tre giganti dell’industria cinematografica: Wanda, Huayi Brothers ed Enlight.
I tre si sono divisi le competenze: Wanda ha messo a disposizione non solo il proprio circuito di sale cinematografiche ma prima di tutto i diritti di quattro racconti della popolare serie fantasy Ghosts Blows Out the Light dello scrittore Tianxia Bachang (gli altri quattro racconti della serie sono stati adattati per lo schermo sempre nel 2015 dal regista Lu Chuan nel film Chronicles of the Ghostly Tribe); Huayi ha partecipato con la propria esperienza produttiva e la capacità di attrarre un cast stellare; Enlight ha contribuito con il suo network di marketing.
Il risultato è stata una produzione molto costosa per la Cina – US$35m – ma di standard comparabile a quello di Hollywood, e che ha incassato più di US$250m.
La sfida principale del film è stata con la censura: il racconto originale segue un trio di profanatori di tombe alla ricerca di tesori nascosti, ma argomenti quali spiriti e fenomeni soprannaturali in Cina sono ancora tabù, quindi la storia non si prestava facilmente ad un adattamento cinematografico.
Per ovviare al problema li sceneggiatori hanno deciso di omettere nel titolo del film la menzione degli spiriti ed hanno mantenuto i personaggi del racconto originale cambiando tuttavia la narrativa, che nel film ruota attorno a moderni Mojin che profanano i sepolcri non per lucro ma per svelare i misteri del passato.
Nonostante sia un film di fantasy, Mojin tocca diversi periodi della storia della Cina: gli anni Ottanta, quando tutti sognavano di fare business e di andare all’estero; gli anni Sessanta della Rivoluzione Culturale, quando i giovani delle città venivano mandati in zone rurali per essere rieducati; gli anni Quaranta della guerra contro il Giappone; e l’antica storia imperiale.
I protagonisti del film, Hu Bayi, Wang Kaixuan e Shirley Yang, appartengono alla 82ma generazione di Mojin – ufficiali di corte incaricati di profanare le tombe da un re dell’antica Cina che aveva necessità di denaro per sfamare le sue truppe in guerra. I tre hanno lasciato la professione e si sono rifugiati a New York dove vivono di espedienti e lamentano i difetti dell’Occidente.
Nel 1988 Wang Kaixuan è ingaggiato, tramite uno spregiudicato contrabbandiere di arte cinese, da una compagnia mineraria diretta da una sorta di sacerdotessa di un culto esoterico che vuole trovare l’Equinox Flower, simbolo di congiunzione tra la vita e la morte.
Wang Kaixuan – seguito da Hu Bayi e Shirley – torna quindi in Mongolia per esplorare la tomba di un’antica principessa, perché spera che il fiore possa anche resuscitare la ragazza della quale sia lui che Hu Bayi erano innamorati da giovani, durante la Rivoluzione Culturale.
Ding Sitian era morta quando il gruppo di fanatiche Guardie Rosse – al quale sia lei che i due giovani Mojin appartenevano – nel tentativo di distruggere alcuni simboli del passato feudale era precipitato in una base militare giapponese sotterranea ed aveva involontariamente scatenato la furia degli zombie giapponesi lì sepolti.
Sperando di poter riscrivere la storia e far rivivere Ding Sitian, i Mojin entrano nella tomba della principessa ma scatenano forze nascoste che trasformano uomini in zombie, fanno crollare le pareti della tomba e precipitano il gruppo in un mondo sotterraneo fantastico ma terrificante…