Drastico cambio di registro per Cao Baoping il quale, dopo un film dedicato a tematiche adolescenziali (
FEFF 2009), rendendola ancora più cupa attraverso una storia inequivocabilmente dark. Tratto da un romanzo di Xu Yigua,
è un film allegorico che affronta il tema della responsabilità, del rapporto tra causa ed effetto, e del destino.
La storia ruota attorno a tre giovani diventati criminali “per caso”, che per anni si danno alla fuga tentando di espiare la propria colpa e di sfuggire – inutilmente – al destino che li attende e che si manifesta attraverso l’apparizione di un poliziotto astuto, meticoloso e con una memoria di ferro.
Il prologo, girato in bianco e nero, e che comincia con una lunga sequenza di tre giovani in fuga attraverso una foresta, è raccontato da una voce fuori campo che spiega il significato morale della storia, con enunciazioni che ricordano quelle del coro di una tragedia greca – “non puoi incolpare nessuno ma solo te stesso”, “la giustizia è cieca”, ed altre.
Passano sette anni, l’azione si sposta al presente, le immagini diventano a colori: due dei fuggitivi abitano assieme e stanno cercando di cambiare vita – Yang Zidao lavora come tassista ed è sempre pronto ad intervenire per difendere i deboli, Xin Xiaofeng è diventato ausiliario di polizia, mentre Chen Bijue, che durante la fuga nel bosco è stato ferito alla testa ed è apparentemente diventato infermo di mente, vive in un isolotto accudito da una comunità di pescatori. I tre sono legati dall’antica amicizia, dalla colpa comune, e dall’amore che nutrono nei confronti di una bambina da loro adottata e che ha urgente necessità di cure costose…
L’arrivo in polizia del nuovo dirigente Yi Guchun, un poliziotto intelligente ed esperto, che ha un intuito acutissimo ed è convinto che il destino gli darà prima o poi la possibilità di risolvere il primo caso al quale ha lavorato nella sua carriera e che è rimasto irrisolto – l’assassinio di una famiglia di cinque persone, compresa una giovane donna violentata prima di essere uccisa – segnala l’inizio della fine per il sogno di riscatto dei tre.
La situazione diventa ulteriormente difficile a causa di una morbosa ossessione del padrone di casa di Xiaofeng e Zidao, che registra segretamente le loro conversazioni, e dell’incontro fortuito di Zidao con la sorella di Yi Guchun, che avrà conseguenze disastrose per i tre uomini in fuga.
I tentativi fatti dai tre per confondere le loro tracce diventano sempre più disperati, ma inutili. Alla fine sono traditi dai sentimenti, anzi dal sentimentalismo, o forse da una profonda stanchezza esistenziale perché per cercare di sopravvivere hanno rinunciato a tutto, compresa la possibilità di avere rapporti di amicizia, d’amore o d’affetto con altri esseri umani, a parte la figlia adottiva per la quale sono disposti a qualunque sacrificio.
Il film è costellato da immagini molto forti e rare nei film che si vedono nelle sale in Cina – compresa una scena non particolarmente “grafica” ma comunque molto esplicita di un rapporto omosessuale, quella di un’esecuzione capitale ricostruita con dovizia di dettagli, e la scena mozzafiato di un inseguimento sul cornicione di un grattacielo.
La conclusione del film è amorale: come dice Xiaofeng al suo capo “l’essere umano non è né buono né cattivo”, ma divino ed infernale allo stesso tempo, capace sia di atti sublimi che di terribili nefandezze.
Il film, presentato nella versione originale all’International Film Festival di Shanghai, dove i tre attori protagonisti hanno condiviso il premio come migliore interpretazione maschile e Cao Baoping il premio per la migliore regia, è successivamente uscito nelle sale dopo alcuni tagli alle scene ritenute più inquietanti dalla censura.