The Master

Con The Master, Xu Haofeng continua la personale esplorazione dello spirito e della tradizione delle arti marziali caratteristica di tutta la sua produzione di scrittore e di cineasta.

La storia si svolge all’inizio del secolo scorso, durante un periodo di cambiamenti epocali per la Cina. Chen Shi, erede della famosa scuola di arti marziali Wing Chun di Canton, arriva a Tianjin intenzionato ad esaudire il desiderio del suo maestro morente: aprire una sede della scuola nella città che è mecca delle arti marziali pur essendo una concessione straniera – affidata al controllo del governo italiano. 
 
La condizione posta dall’arrogante comunità delle arti marziali di Tianjin per l’apertura di una nuova scuola è che un discepolo della Wing Chun sconfigga almeno la metà delle altre scuole locali in combattimenti formali e programmati.

Spinto dal notabile Zheng Shan’ao – uno dei massimi esponenti della comunità locale che subdolamente si atteggia a suo amico e consigliere – per sottolineare l’intenzione di  mettere radici in città Chen sposa la bellezza locale Zhao Guohui. Trova poi un giovane apprendista locale, Geng Liangchen, che inizia a sottoporre ad un intenso addestramento in preparazione alla sfida con le altre scuole. 
 
Ma improvvisamente viene a sapere che nel caso di sconfitta Geng sarà bandito per sempre dalla sua città natale, mentre uno dei discepoli di Zheng Shan’ao – un militare di professione dell’esercito repubblicano – si prepara al combattimento finale senza alcun rispetto per il codice d’onore delle arti marziali.

A quel punto Chen si rende conto di essere stato strumentalizzato in una lotta intestina per il potere all’interno di una comunità che sta perdendo non solo la disciplina ma anche la fiducia in se stessa, e deve decidere se sia più importante fare quello che è giusto o mantenere una promessa…

Il tema fondamentale del film è quanto sia difficile proteggere il sistema di valori che sottende alla filosofia delle arti marziali in un mondo che cambia rapidamente e nel quale concetti come tradizione, onore ed attaccamento alle proprie radici culturali sono minacciati dall’opportunismo e dall’ambizione. 
 
L’ambientazione del film nella Tianjin coloniale offre molti spunti umoristici – nei café art deco di stile occidentale si beve caffè invece di tè, si mangia pane invece che riso ma goffamente perché non si sa come debba essere consumato; persone come Zhao Guohui che non hanno alcuna familiarità con quello che avviene nel resto del mondo sono convinte che le immagini del divo Valentino siano quelle di una deità, e così via. 
 
Non mancano momenti di romanticismo ed anche degli omaggi all’arte del cinema – in una sequenza di “cinema nel cinema” viene filmato un incontro di arti marziali, in un’altra scena viene inaugurata una sala cinematografica. La colonna sonora del film è composta di musica jazz di grande effetto, che sposa perfettamente il ritmo del film e specialmente quello delle scene d’azione. 
 
Le coreografie, anch’esse a cura di Xu Haofeng e premiate al Golden Horse 2015 come Best Action Coreography, sono di stile realistico e poco stilizzato, con combattimenti ravvicinati nei quali Liao Fan (protagonista di Black Air, Thin Ice, FEFF 2014) dimostra una sorprendente destrezza – soprattutto in una lunga sequenza nella quale Chen si trova ad affrontare uno dopo l’altro una dozzina di avversari.

Con i suoi film The Sword Identity and Judge Archer e con la sceneggiatura di The Grandmaster di Wong Kar-wai da lui firmata, Xu Haofeng è diventato un regista di culto per gli appassionati di arti marziali. Il suo è un mondo nel quale vita ed arti marziali sono vicine e complementari, ed è con una vena di malinconia che il film attesta la fine di un’epoca.



Maria Barbieri
FEFF: 2016
Regia: XU Haofeng
Anno: 2015
Durata: 109'
Stato: China

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