Hide And Seek

Hide and Seek è il remake del film coreano dallo stesso titolo uscito nel 2013 e che fu un inaspettato e grande successo commerciale e di critica. Mentre la versione coreana, basata vagamente su fatti di cronaca e ambientata a Seoul, era diretta da un regista esordiente e non aveva nel cast alcuna star, quella cinese è ambientata a Qingdao, interpretata da attori rinomati come Qin Hailu (The Piano in a Factory, FEFF 2010) e Wallace Huo, e diretta da Liu Jie, affermato regista che si è già cimentato in film di vario genere, dal dramma socialmente impegnato al film ambientato tra le minoranze etniche alla commedia giovanile, prima di arrivare con questo film al genere thriller.

La narrazione, che segue fedelmente quella dell’originale coreano a parte alcuni particolari (la coppia protagonista in Cina ha una sola figlia e non due come quella coreana), ruota attorno a due fratelli che conducono vite diametralmente opposte. Zhang Jiawei è un imprenditore di successo, proprietario di un bar che vive con moglie e figlia in un condominio residenziale di lusso. La sua sembrerebbe una vita perfetta ma la sua ossessione per la pulizia – è malato di misofobia – tradisce un malessere profondo. Improvvisamente il proprietario dell’appartamento in cui vive il fratello maggiore Zhang Jiahui lo contatta per chiedergli di sgombrare l’appartamento perché Jiahui è irreperibile e non paga l’affitto da mesi. Jiawei si reca con moglie e figlia a casa del fratello, un condominio malridotto in via di demolizione, dove vive gente povera e dove di recente è stata assassinata una giovane donna – vediamo l’assassino, il cui volto è nascosto da un casco da motociclista, nella prima scena del film. Mentre Jiawei perlustra l’appartamento del fratello, dove scopre molti indumenti femminili, sua moglie – molto perplessa dalla scoperta che il marito ha un fratello, di cui lei non conosceva l’esistenza – perde momentaneamente di vista la figlia all’esterno del condominio. Un’altra inquilina, con una figlia della stessa età della loro, l’aiuta ed invita poi la famiglia nel suo appartamento, ma quando scopre che il fratello di Jiawei viveva in quello accanto li caccia di casa sostenendo che il fratello fosse un guardone.

Jiawei manda via moglie e figlia e decide di passare la notte a casa del fratello nella speranza che quest’ultimo ritorni. Nella notte scopre un buco nel muro divisorio tra l’appartamento del fratello e quello della giovane donna assassinata, e scopre poi degli strani simboli tracciati sui muri esterni dei vari appartamenti, che identificano numero e sesso degli abitanti. Nel frattempo moglie e figlia, rientrate a casa, diventano il bersaglio di ripetuti attacchi omicidi da parte del killer con il casco da motociclista, mentre lo stesso Jiawei viene attaccato dal fidanzato della ragazza uccisa, convinto che sia lui l’assassino della ragazza. Tornato a casa sua, Jiawei scopre anche lì i simboli che aveva già visto nel condominio del fratello. In una situazione sempre più tesa e caotica,
Jiawei comincia a perdere il controllo della realtà…
Un colpo di scena finale riporta la situazione sotto il controllo della ragione ma, al di là della narrazione, il tema fondamentale del film sembra essere quello del peccato, dell’espiazione, e della diseguaglianza sociale ed economica tra gli have e gli have-not – esemplificato visualmente dal contrasto tra il condominio bello ma sterile di Jiawei e quello in disfacimento del fratello – che sta diventando un problema sempre più scottante, non solo nelle società asiatiche ma in tutto il mondo.
Maria Barbieri
FEFF: 2017
Regia: Liu Jie
Anno: 2016
Durata: 100
Stato: China

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