Policeman And Me

Un poliziotto di ventisei anni si fidanza con una liceale sedicenne, e i genitori di lei sono più o meno d’accordo (il papà molto meno della mamma). Sembra la fantasia di un pervertito?
Potrebbe, ma questa è la premessa di Policeman and Me, un film accattivante politicamente scorretto dell’habitué del FEFF di Udine Hiroki Ryuichi, tratto da un celebre shojo manga (fumetto per ragazze) di Miyoshi Maki. Il suo pubblico di riferimento non sono uomini ansimanti che scorrono siti porno, ma ragazze che hanno perlopiù la stessa tenera età della protagonista.

Di conseguenza il film tende più alla commedia romantica leggera che al dramma severo su un amore inadeguato per ragioni di età – per quanto Kota, il poliziotto protagonista interpretato dall’idolo pop e attore Kamenashi Kazuya, sia l’onestà fatta persona. E come osserva allegramente la fidanzata adolescente Kako (Tsuchiya Tao), sta benissimo in divisa. Malgrado questi e altri fattori a discolpa, tra i quali la regia lirica di Hiroki, il film è destinato a irritare alcuni spettatori. “Perché”, potrebbero giustamente chiedersi, “la ragazza non aspira a indossarla lei quella divisa, o semplicemente a godersi la sua giovinezza e la sua libertà, invece di accasarsi con uno più vecchio di lei?”
Kako però ha le sue ragioni, a partire dal suo primo, infausto incontro con il poliziotto: insieme a un’amica del cuore, si intrufola a una festa di adulti e fa amicizia con l’ancora single Kota, infilandosi poi in una serie di guai che la fanno finire in ospedale, nonostante l’intervento disperato di Kota.
Kota si sente sia arrabbiato (con Kako, che gli ha mentito sulla sua età) che colpevole (perché lei lo ha salvato dal pericolo, mentre lui non ha potuto salvare lei). Aveva comunque tutte le intenzioni di uscire con lei, prima di scoprire che è minorenne e quindi “off-limits”.
Alla sua mente onesta si presenta una soluzione onorevole: il matrimonio. Essendo un agente di polizia rispettoso della legge non può vedersi con la ragazza, ma può sposarla legalmente se i genitori acconsentono. Kako accetta prontamente la sua proposta, così come fanno, incredibilmente, la comprensiva madre e il comprensibilmente riluttante padre.

In questa storia c’è molto di più del desiderio di Kota di tacitare la sua coscienza e ristabilire il suo orgoglio maschile, ma lo script di Yoshikawa Nami è avaro di spiegazioni, almeno all’inizio. Ciò che è evidente invece è la gioia di Kako quando gioca a casetta con il futuro maritino nell’appartamento di lui (troppo grande per lo stipendio di un poliziotto), anche se fa giurare all’amica di cui sopra che manterrà il segreto più assoluto sul suo fidanzamento. Intanto Kota si comporta da perfetto gentiluomo con la sua innamorata adolescente. Quando sono da soli si scambiano poco più di sorrisi e sporadici abbracci, sempre su iniziativa della frivola Kako. Questa parentesi di innocente felicità però dura poco: Okami (Takasugi Mahiro), il lunatico teppista dai capelli biondi che per sbaglio ha fatto finire Kako al pronto soccorso, diventa l’antagonista di Kota, e lo stesso dicasi per i suoi amici delinquenti.
Inoltre, il fatto di essere la moglie di un uomo spesso assente e impegnato in un lavoro pericoloso comincia a mettere in crisi il mondo fantastico di Kako, che diventa gelosa, timorosa e dubbiosa. Riuscirà mai Kota a vederla come un altro essere umano, invece che qualcuno da proteggere? 

Hiroki, il regista giusto nell’industria cinematografica giapponese per i drammi romantici, dirige il film con mano ferma e sensibile, tenendo sempre la macchina da presa a una distanza discreta e suggestiva invece di usare lo zoom per i soliti primi piani esplicativi. Inoltre, pur senza smussare gli aspetti più spigolosi della vicenda che comprendono anche esplosioni di violenza, mantiene un tono positivo e, in una grande scena, va allegramente sul musical. Una specie di La-La Land in Giappone.  
Se non riuscite ad accettare la differenza di età, la professione di Kota o la passione di Kako per le uniformi, probabilmente questo film non fa per voi, dal momento che il suo atteggiamento verso tutte e tre le questioni è di sorridente approvazione, non di accigliata indignazione. La mia opinione? Il vero amore è bellissimo – ma se fossi il padre di Kako, vorrei la testa di Kota.

Mark Schilling
FEFF: 2017
Regia: Hiroki Ryuichi
Anno: 2017
Durata: 124
Stato: Japan

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