Tam Cam: The Untold Story

I progressi del cinema commerciale vietnamita non cessano di sorprendere. Se da un lato il pubblico locale sembra ormai aver dimostrato di apprezzare il prodotto autoctono, dall’altro, tale fedeltà è ripagata da una lodevole crescita in qualità tecniche e ambizione. Tam Cam: The Untold Story, l’opera seconda alla regia di Veronica Ngo (o Ngo Thanh Van, nota al pubblico udinese per il suo ruolo in The Rebel di Charlie Nguyen), è forse una delle prove più convincenti di questi sviluppi.

Ispirato ad una leggenda locale, riletta e ibridata da ben cinque sceneggiatori con un pot-pourri di disparati riferimenti e citazioni dall’immaginario del cinema commerciale hollywoodiano e orientale (arti marziali e wuxiapian cinesi), l’intreccio del film ha per protagonista una sorta di Cenerentola vietnamita, Tam (interpretata con leggiadria ed elegante innocenza da Ha Vi), che si ritrova amalgamata in un frullato iperproteico di piste narrative che vanno ben al di là di fatine bonarie (qui, la fatina è in verità il classico nonnino orientale con lungo pizzetto imbiancato) e scarpette perdute (eh, sì, c’è la pure la scarpetta che cerca la legittima proprietaria, ma con un’interessante variante sequenziale degli eventi).
Ma urge andare con ordine. Perché sì, Tam, come Cenerentola, è vessata da una crudele matrigna e da una sorellastra civetta e fannullona. Ma il suo Principe Azzurro, che incrocia già, con tanto d’amore al primo sguardo, in apertura di film, ha un bel po’ di crucci dal canto suo. Perché il padre è in letto di morte e, in vista del passaggio della corona, l’aitante Principe deve far fronte a una situazione diplomatica complessa con il vicino regno di Chinh La, che potrebbe esplodere in un conflitto. E ci rendiamo presto conto (dalla sua prima comparsa sullo schermo!) che l’Alto Magistrato che fa da consigliere al sovrano complotta nell’ombra – e ne scopriremo una doppia identità a dir poco terrificante. E difatti, il racconto della favola di Cenerentola occupa solo la prima mezz’ora di film, perché poi si parte in quarta con una fusione di suggestioni orientali, tra storia di amanti eterni che sconfiggono la morte, combattimenti d’arti marziali corpo a corpo, battaglie epiche, scontri di spade e persino battaglie di mostri in grafica computerizzata... tutto perfettamente pensato per il 3D! E, si potrebbe chiosare, per far contento il più ampio campionario di pubblici: dalle spettatrici che agognano il romanticismo più rosato ai maschiacci che prediligono i combattimenti da videogame.

Sebbene il mix possa suonare bulimico e indigesto, Tam Cam: The Untold Story scorre sorprendentemente liscio e ben oliato. Ci sono forse un paio di passaggi forzati o incongrui (dovuti alla difficoltà di gestire i molteplici personaggi e fili dell’intreccio), ma Veronica Ngo riesce a mantenere sotto controllo la materia narrativa. E questo grazie ad una certa leggerezza del tocco registico, arioso e danzante, che allevia e movimenta anche i passaggi meno incentrati sull’azione (si pensi alle sequenze di palazzo o alla fase di guarigione del Principe). Senza dimenticare che, attraverso una serie di comprimari, come il “padrino fata” o Nguyen Luc, uno dei sodali del Principe, la vicenda è dotata pure di un consistente correttivo d’ironia. E se si potrà obiettare che, di solito, per rincorrere un po’ tutti i gusti e tutti i pubblici, alla fine di rischia di non far contento nessuno, Tam Cam: The Untold Story prova che nel più variegato e stravagante dei menù, forse c’è una portata che potrà accontentare una buona maggioranza degli spettatori. E fuor di dubbio, fornisce un incoraggiante prodromo alle future prove di regia di Veronica Ngo.

Paolo Bertolin
FEFF: 2017
Regia: Thanh Van Ngo
Anno: 2016
Durata: 116
Stato: Vietnam

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