Nelle scene di apertura di
Last Child la coppia sposata formata da Sung-chul e Mi-sook è in preda alla disperazione. Sei mesi prima il loro unico figlio è morto annegato in un fiume mentre cercava di salvare un amico. Dopo la morte, il ragazzo è stato dichiarato eroe e i suoi genitori hanno deciso di istituire una borsa di studio a lui intitolata. Ma il vuoto che ha lasciato li sta schiacciando.
Un giorno Sung-chul inizia a chiedere di Gil-hyun, il ragazzo tratto in salvo dal loro figlio (il titolo coreano del film può essere tradotto come “Il ragazzo rimasto in vita”); a quanto pare Gil-hyun ha lasciato il liceo ed è sparito, ma Sung-chul riesce a rintracciarlo in un ristorante dove si occupa delle consegne a domicilio. La loro conversazione è insopportabilmente impacciata: Gil-hyun fa fatica persino a sostenere lo sguardo del padre del ragazzo morto al suo posto. Ma vediamo anche che Gil-hyun è disperato e completamente solo al mondo, senza genitori e con un lavoro che a malapena gli garantisce il sostentamento. Sung-chul gli dà il suo numero di telefono e gli dice di chiamare se mai dovesse avere bisogno di aiuto, anche se il ragazzo sembra solo aver voglia di svignarsela.
Dopo qualche giorno, però, il telefono di Sung-chul squilla in piena notte: Gil-hyun si trova alla stazione di polizia. Il suo capo lo accusa di aver rubato il motorino del ristorante, ma lui insiste che è innocente. Sung-chul paga il motorino e compra da mangiare al ragazzo, dopodiché, d’istinto (o forse ci stava già pensando?), gli offre un lavoro nella sua piccola azienda di arredamento di interni. Il giorno seguente, senza dirlo alla moglie, l’uomo inizia a insegnare a Gil-hyun come si posa la carta da parati.
Last Child è un film che si guarda col cuore in gola praticamente per tutta la sua durata. I tre protagonisti sono tutti fragili e sofferenti, ognuno a modo suo, e ciascuno di loro è mosso da un dolore e un vuoto interiore insostenibili. La domanda è: il fatto di stare insieme li aiuterà a guarire o non farà altro che intensificare lo strazio?
Il regista Shin Dong-seok ha giustamente destato molta attenzione per questo film, che è la sua opera prima. Il suo stile registico non è mai vistoso e non distoglie mai dalla narrazione, mentre Shin sa bene come portare avanti la storia e mantenere la tensione tra i vari personaggi. La scena finale sembra dividere il pubblico: qualcuno la definisce il finale perfetto, qualcun altro la ritiene l’unico punto debole del film. Ma persino chi appartiene alla seconda categoria ha espresso il suo elogio nei confronti dell’intera opera.
Choi Moo-seong, che interpreta il padre Sung-chul, dal suo debutto nel 2005 è apparso in quasi una trentina di film ma questo è uno dei pochi casi in cui gli è stata data l’opportunità di avere un ruolo da protagonista. Ha una presenza scenica piuttosto intimidatoria, ma è anche altrettanto efficace nel mostrare compassione, e in questo ruolo appaiono entrambi gli aspetti. Kim Yeo-jin, che ha il ruolo della madre Mi-sook, si è affermata con i film
Girls’ Night Out (1998) e
Peppermint Candy (1999), e i suoi anni di esperienza si traducono in un’interpretazione straordinariamente pura e toccante. Ma il più giovane dei tre attori è altrettanto sorprendente: Seong Yu-bin, che ha iniziato la sua carriera come attore bambino, ha alle spalle una certa dose di esperienza ed è la combinazione tra la sua vulnerabilità e la nostra incapacità di leggere nei suoi pensieri a spingere nel modo più efficace lo spettatore dentro al film.
In definitiva,
Last Child non è tanto sul processo di recupero dopo un trauma o una tragedia familiare, quanto il lucido ritratto di quanto complicate ed intense possano diventare le relazioni umane in circostanze estreme. È possibile percepire che il regista sta facendo il grande sforzo di raccontare la storia in modo onesto, ed è questo che trasmette al film la sua notevole intensità.
Shin Dong-seok
Nato nel 1978, Shin Dong-seok ha studiato regia alla Korean National University of Arts. Negli anni 2000 ha diretto diversi cortometraggi tra i quali
A Stirring Ripple che nel 2005 ha vinto un riconoscimento al Busan International Short Film Festival, e
Gahee & B.H., che ha ottenuto due premi al Mise-en-scene Genre Film Festival del 2006. Il suo primo lungometraggio,
Last Child, è stato presentato per la prima volta al Busan International Film Festival del 2017, ed è stato proiettato anche nella sezione Forum del Festival di Berlino del 2018.
FILMOGRAFIA
2017 – Last Child