Love Education

Love Education è il primo film diretto da Sylvia Chang nella Cina continentale ed affronta un tema caro alla regista, quello delle differenze – e per contrasto le similitudini – tra donne cinesi di generazioni diverse. Sin dalla prima scena del film, che si svolge al capezzale di un’anziana donna in fin di vita, la dinamica all’interno della famiglia protagonista della storia appare immediatamente chiara: Yue Huiying – interpretata dalla stessa Sylvia Chang – è una donna passionale ed emotiva che immagina di leggere sulle labbra della madre morente quello che lei pensa sia giusto, suo marito Yin è un uomo mansueto, apparentemente succube della moglie ma ironico e un po’ distante emotivamente, e la figlia Weiwei è intollerante nei confronti della madre ma altrettanto impressionabile. Insomma, una famiglia come tante, dove tolleranza e abitudine alla convivenza spesso fanno le veci dell’amore.

Il fragile equilibrio della famiglia viene messo in crisi dalla decisione di Huiying di trasferire in città la tomba del padre morto già da anni e sepolto al villaggio natale – in modo da farlo stare vicino a quella della moglie. Huiying però non ha fatto i conti con Nanna, la prima moglie di suo padre che, dopo appena un anno di matrimonio, era rimasta al paese ad accudire i genitori del marito mentre quest’ultimo andava a cercare lavoro in città e da vivo non era mai più tornato. Quando vanno al villaggio per parlare con Nanna si trovano davanti ad un “Arco di Castità” (gli archi di castità sono monumenti eretti nell’antica Cina in omaggio a vedove che decidevano di non risposarsi ed erano considerate modelli di lealtà e castità) che è quasi un avvertimento sulla mentalità degli abitanti del villaggio…

Il rifiuto, di Nanna e della sua famiglia allargata, è impermeabile a qualunque tentativo di persuasione, diventa addirittura minaccioso, e quindi Huying capisce che prima di poter muovere la tomba del padre deve dimostrare la validità del matrimonio dei propri genitori. Qui comincia la frustrante odissea burocratica alla quale Huiying deve sottoporsi per trovare i documenti, e che è un elemento narrativo costante nella satira sulla Cina contemporanea. Allo stesso tempo le dinamiche all’interno della famiglia diventano sempre più tese: Weiwei accusa la madre di insensibilità nei confronti di Nanna e gradualmente si avvicina all’anziana donna con la quale sente delle somiglianze: anche lei ha un fidanzato, Da – un musicista irrequieto – che pensa la stia tradendo con una vecchia fiamma. Inoltre Weiwei, che lavora per la produzione di un talk-show televisivo, ha parlato del caso con i suoi colleghi e si è deciso a sfruttare l’occasione per un scoop, con conseguenze disastrose ma anche liberatorie per tutte le persone coinvolte.

Yin è apparentemente sempre più distante dalla moglie, concentrato sul suo lavoro di istruttore di guida che lo porta a frequentare una vicina di casa – cameo di Renee Liu – di cui Huiying è gelosa. Lui – interpretato con straordinaria naturalezza dal regista Tian Zhuangzhuang che raramente si è prestato al ruolo di attore – sembra essere più cinico della moglie, le dice che lei lo fa sentire sempre inadeguato, che il loro rapporto si è rovinato con il benessere economico acquisito col tempo, e che anche vivendo assieme tutta la vita non necessariamente ci si ama. Ma in realtà nasconde un lato romantico, che si rivela pienamente in una conversazione catartica che moglie e marito hanno nella parte finale del film, accompagnata dalla musica di Cui Jian, simbolo della loro generazione. Huying si sente sola, indulge in un’amicizia ambigua con il padre di uno dei suoi studenti – lei è un’insegnante che ha ormai raggiunto l’età della pensione ma non vuole smettere di lavorare, convinta che la sua ancora di salvezza sia il lavoro più che la famiglia – ma in realtà è una donna con valori tradizionali, come Nanna e come persino Weiwei. Quindi alla fine la storia di queste tre donne, che appartengono a generazioni diverse, e sembrano così dissimili l’una dall’altra, rivela più paralleli che contraddizioni. Ed il messaggio del film sembra essere che non è mai troppo tardi per imparare e per decidere di cambiare.

Sylvia Chang 

Sylvia Chang (1953, Chiayi, Taiwan). Una delle attrici asiatiche più rinomate, nel corso di una carriera iniziata negli anni Settanta, è comparsa in più di 100 film ed ha ricevuto innumerevoli nomination e premi. Dal 1981 ha affiancato al lavoro di attrice quello della regia, dirigendo ad oggi 14 film che hanno ricevuto premi prestigiosi a Taiwan e nel mondo. Il suo lavoro è stato oggetto di retrospettive in diversi festival internazionali. È molto attiva anche nel sostegno all’industria cinematografica ed ai giovani registi di Hong Kong e Taiwan, servendo come Vice-Chairwoman dell’HKIFF dal 2011 al 2014 e Chairwoman del Taipei Golden Horse Film Festival dal 2014.

FILMOGRAFIA

1981 – Once Upon a Time 
1986 – Passion 
1987 – Yellow Story 
1991 – Sisters of the World Unite 
1992 – Mary from Beijing
1994 – In Between 
1995 – Shao Nu Xiao Yu 
1996 – Tonight Nobody Goes Home 
1999 – Tempting Heart 
2002 – Princess D 
2004 – 20 30 40 
2008 – Run Papa Run 
2015 – Murmurs of the Hearts 
2017 – Love Education 
Maria Barbieri
FEFF: 2018
Regia: Sylvia CHANG
Anno: 2017
Durata: 122'
Stato: China

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