The 8-Year Engagement

L’incrocio di melodramma ospedaliero e storia d’amore, con un finale solitamente tragico per uno o più protagonisti, rappresenta una colonna portante della televisione e del cinema giapponesi. Il pubblico nipponico si è sempre fatto volentieri un bel pianto e a tale scopo nulla è più efficace della morte languida e romantica di un giovane protagonista. Questo sottogenere però è divenuto così infarcito di cliché e formule preconfezionate che i produttori in cerca di novità devono ricorrere a malattie che nella vita reale si contraggono una volta ogni morte di papa – o solo nell’immaginazione.

Proprio questo sembrerebbe essere il caso di The 8-year Engagement, film drammatico di Zeze Takahisa su una giovane (Tsuchiya Tao) che si ammala di encefalite da anticorpi anti-NMDA, una rara forma di infiammazione cerebrale, ed entra in coma esattamente tre mesi prima della data del suo matrimonio con un bravo ragazzo che di professione fa il meccanico (Satoh Takeru).

Quando è uscito in sala, a dicembre del 2017, il film ha fatto un successone, con quasi 2,5 milioni di biglietti venduti. Tuttavia non è il tipico strappalacrime giapponese. 
Innanzitutto, è tratto da un fatto realmente accaduto che ha prima fatto furore su YouTube ed è poi diventato, nel 2015, un bestseller autobiografico scritto a quattro mani dalla coppia protagonista. Esatto, “coppia”, perché la vera promessa sposa è poi uscita dal coma e ha sposato il suo fidanzato, anche se la sua lotta contro la malattia continua.

Il film segue fedelmente la storia dei due. Mai (Tsuchiya) e Hisashi (Satoh) si conoscono in un ristorante, a un incontro organizzato da un collega di Hisashi. Questo tipo di incontri, che si chiama gokon e di solito comprende un numero pari di uomini e donne, alcuni dei quali sono dei perfetti estranei, ha portato a diversi matrimoni in Giappone. Il timido Hisashi però quasi non apre bocca e Mai, irritata da quello che ritiene un atteggiamento di distacco, lo insegue quando lui se ne va in anticipo e gli da una strigliata. Ovviamente, questo è l’inizio di una bella storia d’amore.

Pur essendo un uomo di poche parole, Hisashi è saggio e gentile, oltre che decisamente sexy anche quando indossa una tuta da lavoro sporca di grasso; e Mai, una vivace peperina, lo tira fuori dal suo guscio. Irretito, lui le chiede di sposarlo e, vedendo una coppia felice che esce da una sala ricevimenti, chiede a una wedding planner in abito scuro di poter prenotare immediatamente.
Poco dopo Mai inizia a soffrire di strane amnesie e, in una scena impressionante, viene colta all’improvviso da un attacco isterico. Un’ambulanza la porta di corsa all’ospedale; al pronto soccorso le salvano la vita ma non riescono a rimetterla in piedi, e le viene diagnosticata un’encefalite con una brutta prognosi. Le sue probabilità di uscire dal coma sono scarse, e quelle di un recupero completo sono quasi pari a zero.

Ma ogni giorno Hisashi, caparbiamente, prende la sua moto e va a trovarla in ospedale e, mentre le settimane diventano mesi, continua a scattare foto col telefonino per immortalare il tempo che trascorrono insieme, anche se Mai è un soggetto inanimato. I genitori di lei (Yakushimaru  Hiroko e Sugimoto Tetta), se in un primo momento apprezzano la sua lealtà, alla fine gli dicono di non tornare più e di rifarsi una vita; ma Hisashi educatamente rifiuta. Poi, miracolo! Mai riapre gli occhi e inizia un lento, doloroso recupero, ma non riesce a ricordare nulla del tempo che ha trascorso con Hisashi.

La sceneggiatura di Okada Yoshikazu, tratta dal romanzo, non indora la pillola: Mai non si alza improvvisamente dalla sedia a rotelle con la memoria recuperata. Invece, la storia mette in evidenza la quieta resistenza e la persistente devozione di Hisashi che, ormai diventato di nuovo un estraneo per Mai, decide di riconquistarla ancora. 
Il modo in cui lo fa non è complicato, ma vi ridarà di nuovo fiducia nell’umanità – e vi farà comprendere perché quei due milioni e mezzo di spettatori hanno lasciato tutti la sala con gli occhi lucidi.

Zeze Takahisa

Zeze Takahisa (n. 1960) ha realizzato nel 1985 il suo primo film da regista, Gyangu yo, Mukou wa Hareteiruka. Nel 1986 ha iniziato a lavorare come aiuto regista nei film pink. È iventato famoso come uno dei “Quattro Re Celesti del Pink”, con Sano Kazuhiro, Sato Toshiki e Sato Hisayasu, per la tensione erotica che smorzava le scene di stupro, allora caratteristiche del genere, concentrandosi invece su personaggi e relazioni, con tocchi di umorismo e stravaganza. In seguito Zeze ha alternato film pink e film convenzionali. Un punto di svolta è l’epica di quattro ore e trentotto minuti Heaven’s Story. Nell’ultimo decennio Zeze ha scalato le classifiche dei botteghini. Il suo dramma legale in due parti 64 ha incassato complessivamente 35 milioni di dollari nel 2016. Nel 2017 Zeze è tornato alle sue origini pink con The Lowlife, un’opera corale ambientata nel mondo dei dvd porno.

FILMOGRAFIA

1989 – Kagai Jugyo: Boko 
1997 – Kokkuri 
2001 – Tokyo X Erotica 
2010 – Heaven’s Story 
2015 – Strayer’s Chronicle 
2016 – 64: Part 1 
2016 – 64: Part 2 
2017 – The Lowlife 
2017 – The 8-Year Engagement 
2018 – My Friend A
Mark Schilling
FEFF: 2018
Regia: ZEZE Takahisa
Anno: 2017
Durata: 119'
Stato: Japan

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