The Battleship Island: Director’s Cut

Siamo all’ultimo anno della seconda guerra mondiale e il gentile direttore d’orchestra Gang-ok è come al solito impegnato a Seoul in concerti di beneficienza insieme alla sua talentuosa figlioletta Sohee, aggirando il divieto del governo coloniale giapponese di suonare musica jazz, e concludendo qualche accordo sottobanco. Ma un flirt con la moglie di un alto ufficiale lo mette in una situazione dalla quale nemmeno lui può tirarsi fuori. Così prende accordi con un amico poliziotto e si imbarca su una nave con la figlia e i componenti dell’orchestra, con l’intenzione di fare un tour di concerti in Giappone. La cosa che lui non capisce, però, è che lo hanno ingannato e che la nave li sta portando tutti su un’isola al largo della costa di Nagasaki che si chiama Hashima, soprannominata anche “Isola Nave da Guerra”.
 
La minuscola isola, che in effetti ha la forma di una corazzata, è il sito di una grande miniera di carbone dove un gran numero di operai coreani, portato lì di forza, vive in condizioni infernali. Dopo il loro arrivo, Sohee viene addirittura trascinata alla “stazione di conforto”, dove le donne sono obbligate a concedere favori sessuali agli ufficiali giapponesi che controllano l’isola. Disperato, Gang-ok sfrutta al meglio le proprie capacità di negoziatore per proteggere la figlia e l’orchestra. Ma sull’isola stanno accadendo cose più grandi che coinvolgono il rispettato leader della comunità coreana, l’arrivo di un noto gangster proveniente da Seoul e un piano segreto architettato da un attivista indipendente coreano addestrato dall’OSS, il servizio segreto statunitense.

The Battleship Island è uno dei film coreani più ambiziosi mai realizzati: è stato girato in 115 giorni con un budget di 21 milioni di US$ su un enorme set la cui costruzione è durata ben sei mesi, e che aveva una superficie di circa due terzi dell’isola reale. La sequenza epica di combattimento che si svolge nella parte conclusiva del film è stata girata in non meno di un mese e mezzo ed è stata descritta dal regista Ryoo Seung-wan come “la cosa più intensa che io abbia mai sperimentato in vent’anni di mestiere.”
 
Forse l’opera che meglio sintetizza le ambizioni di Ryoo in questo progetto è il classico di John Sturges del 1963 La grande fuga, con il suo cast stellare, le sequenze d’azione epiche e il riferimento a eventi realmente accaduti durante la seconda guerra mondiale. Allo stesso tempo, però, The Battleship Island è anche un’opera polemica che cerca di far luce sulle atrocità commesse dai giapponesi in tempo di guerra e in questo luogo, che recentemente è diventato Patrimonio Mondiale dell’UNESCO per il ruolo, durato decenni, che ha avuto nel sostenere l’industrializzazione del Giappone. Ryoo è anche molto diretto nel descrivere quanti coreani sono stati complici dell’oppressione inflitta dai giapponesi.

Anche a causa di questa insolita mescolanza di spettacolo, storia e polemica, The Battleship Island ha scatenato un dibattito veramente esplosivo alla sua uscita nell’estate del 2017. Gli spettatori di ideologia nazionalista si sono sfogati online contro l’immagine di collusione dei coreani con i giapponesi data dal film, mentre altri hanno criticato la caratterizzazione a senso unico della malvagità nipponica. Il pubblico coreano, comunque,  ha sempre avuto un sentimento contraddittorio di amore-odio nei confronti dei blockbuster, e questo film non ha fatto eccezione. Ha venduto 6,6 milioni di biglietti ma, stante il grande battage pubblicitario precedente all’uscita, questo è stato considerato un risultato inferiore alle aspettative.

Eppure non si può negare che il film offra uno spettacolo di dimensioni mai raggiunte in precedenza. C’è molto di apprezzabile anche nelle interpretazioni degli attori, a cominciare dal fascino sicuro e normale di Hwang Jung-min fino al carisma di Song Joong-ki (che in Cina ha fatto sensazione grazie allo sceneggiato televisivo Descendants of the Sun) e al ritratto di Sohee consegnatoci da Kim Su-an. In effetti, uno dei maggiori spettacoli di questo blockbuster epico è la recitazione di questa bambina undicenne. In fin dei conti, The Battleship Island magari non avrà il fascino universale del precedente film di Ryoo, Veteran, ma occupa comunque un posto di rilievo nella storia del cinema coreano.

Ryoo Seung-wan

Ryoo Seung-wan (n. 1973) ha esordito con l’apprezzato Die Bad (2000), che ha anche rappresentato il debutto del suo fratello minore Ryoo Seung-bum, poi diventato uno degli attori di maggior talento del cinema coreano. Nei vent’anni successivi Ryoo ha diretto dieci lungometraggi e diversi corti. Si è anche distinto nei ruoli di produttore (Trouble Shooter) e attore (Oasis, The City of Violence). I suoi recenti The Berlin File e The Battleship Island hanno alzato l’asticella in termini di spettacolo in grande stile, e la sua pellicola del 2015 Veteran si colloca al quarto posto tra i film campioni d’incasso di tutta la storia del cinema coreano.

FILMOGRAFIA

2000 – Die Bad
2002 – No Blood, No Tears
2004 – Arahan
2005 – Crying Fist
2006 – The City of Violence
2008 – Dachimawa Lee
2010 – The Unjust
2013 – The Berlin File
2015 – Veteran
2017 – The Battleship Island
Darcy Paquet
FEFF: 2018
Regia: RYOO Seung-wan
Anno: 2017
Durata: 151'
Stato: South Korea

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