The Empty Hands

In The Empty Hands, film sul karate di Chapman To, i temi dell’amore e del rispetto, caratteristici del cinema di arti marziali, rivestono una grande importanza, accanto ad altri elementi classici del genere, dalle durissime sequenze di allenamento a una resa dei conti  ad alto rischio. Eppure, mentre il film si sofferma tanto sul dramma personale quanto sulle riflessioni su Hong Kong, l’approccio rilassato e particolare di To offre un’immagine tutt’altro che tradizionale.

Stephy Tang interpreta Hirakawa Mari, la figlia per metà giapponese di un maestro di karate (Kurata Yasuaki) che, pur avendo talento per le arti insegnate dal padre, le ha abbandonate anni prima dopo aver perso una gara. I rapporti con il padre si sono fatti molto tesi e, quando egli muore, il suo testamento divide la casa di famiglia – utilizzata anche come dojo – tra Mari e l’ex studente ribelle Chan Keung (Chapman To). Ben presto Mari inizia a pensare di prendersi la piena proprietà della casa, per dividerla in miniappartamenti da affittare: un modo facile e strumentale di fare cassa sul vivace mercato immobiliare. Ma Keung chiede a Mari di portare rispetto e propone una sfida: se riuscirà ad allenarsi e a restare in piedi almeno per un combattimento, l’appartamento sarà suo e lui se ne andrà. Ma se Mari non ce la farà, sarà lei a doversene andare.

Al suo secondo film da regista, Chapman To confeziona un film molto raffinato con un approccio spesso serio, che potrebbe deludere le aspettative di chi lo conosce soprattutto come attore comico. Man mano che Mari si rimbocca le maniche e mette ordine nella sua vita, The Empty Hands fa emergere temi come il rispetto per il proprio patrimonio culturale e per le proprie tradizioni, ed esorta a non svendersi per fare soldi facili. C’è spazio anche per la redenzione, con Chan Keung che da ombrosa guarda del corpo diventa una figura ispiratrice. Nella sceneggiatura comunque i messaggi non vengono mai ribaditi con insistenza e un’atmosfera nostalgica accompagna l’osservazione silenziosa su una città che cambia. Un parco in cui una volta il padre di Mari allenava i suoi allievi, ad esempio, ora ospita gli esercizi in piazza nello stile della Cina continentale. Anche se alcune scene sono enigmatiche (in particolare l’incontro con un ubriacone all’inizio), per la maggior parte del film l’approccio di To è altamente cinematografico e coinvolgente, grazie anche alle inquadrature accurate e alle scelte musicali intelligenti, oltre ad essere allietato da leggeri diversivi comici.

E a proposito di karate, To (esperto egli stesso, è uno dei coreografi d’azione) dirige un episodio violento sul ring e mostra i rigori dell’allenamento. I titoli di testa, con Kurata Yasuaki che esegue le sue mosse all’aperto, sono una sequenza particolarmente fiera che ricorda le dimostrazioni della tecnica all’inizio dei classici del cinema di kung fu degli anni Settanta.

Con The Empty Hands – uno dei tre film recenti in cui è alle prese con ruoli impegnativi – la protagonista Stephy Tang si scrolla di dosso il suo personaggio di idolo pop. Tang sostiene sulle sue spalle gran parte del peso del film e gestisce il dramma familiare, la storia d’amore e il karate con enorme naturalezza. All’inizio di quest’anno ha vinto il premio come miglior attrice della Hong Kong Film Critics Society ed è stata candidata al premio come miglior attrice agli Hong Kong Film Awards. Chapman To se la cava egregiamente nei panni di colui che la spinge a proseguire; e il suo è un personaggio intrigante, con un retroscena complesso. Completano il cast il veterano dello schermo Kurata Yasuaki, una gioia per gli occhi sia nel dramma che nel karate, Stephen Au, che lascia il segno nei panni di un istruttore muto del dojo, nonché talenti con un background teatrale come Chow Chi-fai, Roy Szeto e la deputata Tanya Chan.

The Empty Hands può risultare un film insolito, che gioca con le aspettative di genere, che indulge in lunghissime digressioni contemplative e si prende persino qualche pausa per il ramen. Ma quest’opera insolita si fa anche ponderata e meditativa, man mano che la sua storia procede, e contrassegna con grande chiarezza To come uno dei registi da tenere d’occhio.

Chapman To

L’hongkonghese Chapman To Man-chat (n. 1972) è un attore, produttore e regista ed è stato anche conduttore radiofonico. Ha iniziato a recitare presso la Asia Television e nel 1999 è diventato attore per il cinema. Dopo essersi costruito una variegata filmografia come attore, passando dai thriller della trilogia di Infernal Affairs (2002-2003) a drammi e commedie popolari, To si è dedicato alla produzione, con Isabella di Pang Ho-cheung (2006). Il suo primo film da regista è Let’s Eat! (2016) e per The Empty Hands (2017) ha assunto il molteplice ruolo di regista, produttore, sceneggiatore, attore e coreografo d’azione.

FILMOGRAFIA

2016 – Let’s Eat!
2017 – The Empty Hands
Tim Youngs
FEFF: 2018
Regia: Chapman TO
Anno: 2017
Durata: 87'
Stato: Hong Kong

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