The Legend of the Demon Cat

Chen Kaige, il regista della “quinta generazione” che con il suo primo film Terra gialla catapultò nel 1984 il cinema cinese all’attenzione del mondo, ha attraversato negli anni periodi di grande fervore produttivo alternati a momenti di stallo e a film non riusciti. Con il film più recente, The Legend of the Demon Cat, il regista ritrova la sua caratteristica abilità narrativa e cifra stilistica.

Il film, un thriller in costume, è tratto da Shamon Kukai Tou no Kuni nite Oni to Utagesu (t.l. “Il Banchetto dei Fantasmi della Dinastia Tang del monaco Kukai”), un lungo romanzo in quattro volumi dello scrittore giapponese Yumemakura Baku. La storia ruota attorno alle indagini condotte da un monaco giapponese e da un poeta cinese sulla maledizione portata da un gatto nero che semina distruzione e morte alla corte imperiale Tang. I personaggi sono basati su figure storiche: il monaco Kukai fu il fondatore della setta buddista dello Shingonshu e il poeta Bai Juyi è uno dei massimi poeti cinesi. Il primo, che è anche un esorcista, arriva dal Giappone a Chang’an capitale dell’impero Tang per studiare i codici tantrici, ma viene convocato alla corte imperiale per cercare di curare l’imperatore Dezong che è in preda al delirio e muore poco dopo.

Bai Letian è uno scrivano imperiale, che vorrebbe dedicarsi alla poesia e sta lavorando segretamente ad un poema sull’amore eterno del precedente imperatore Xuanzong per la concubina imperiale Yang Guifei, diventata per la Cina il simbolo della bellezza e della sensualità. Kukai capisce immediatamente che una maledizione grava sulla corte, manifestata dalla presenza di un gatto nero che era già apparso nella casa di un’importante guardia imperiale. Bai Juyi all’inizio è scettico ma gradualmente capisce che il monaco ha ragione e che le morti misteriose dell’imperatore e di altri membri della corte, tutti uccisi dal gatto che li attacca agli occhi facendoli morire tra dolori atroci, sono collegate alla morte di Yang Guifei, fatta sopprimere da Xuanzong per placare una ribellione delle guardie imperiali. Le indagini porteranno i due a scoprire la verità dietro la morte della famosa concubina, ed allo stesso tempo a riflettere sulla natura ultima della verità e dell’illusione e sul ciclo ineluttabile della vita e della morte.

Al di là dell’intrigo pseudo-storico l’aspetto più interessante del film è quello visuale, che offre una grande ricchezza di immagini ed atmosfere veramente molto particolari. La costruzione del set della città di Chang’an, parte fondamentale nella struttura narrativa, ha richiesto sette anni di lavoro, un investimento enorme ed un’attenzione meticolosa ai dettagli. La fotografia, che con movimenti fluidi segue i due protagonisti quando questi quasi corrono uno dietro l’altro mentre discutono varie teorie sulla maledizione gravante sull’impero ed attraversano piazze, canali, mercati, cortili, padiglioni in un tripudio di immagini molto suggestive, dona un vero senso di magia a molte scene, in particolare a quella delle celebrazioni per il compleanno di Yang Guifei, che appare su un’altalena al cospetto della popolazione adorante. Per rappresentare la bellezza esotica della concubina e quindi il fascino che lei esercitava non soltanto sull’imperatore ma anche su altri membri della corte – compreso un ufficiale giapponese perdutamente innamorato di lei e che diventa uno dei tasselli del puzzle investigativo – è stato scelto il volto dell’attrice franco-taiwanese Sandrine Pinna. Da notare anche che in anni di freddezza diplomatica tra Cina e Giappone questo film è forse il primo in cui il protagonista ed eroe è un personaggio giapponese. Il film ha incassato più di 500 milioni di CNY (RMB/yuan), diventando il maggiore successo commerciale tra i film diretti da Chen Kaige.

Chen Kaige 

Chen Kaige (1952, Beijing). Figlio del regista Chen Huai’ai ed uno dei primi iscritti alla Beijing Film Academy dopo la fine della Rivoluzione Culturale, diplomato nel 1982, è uno dei registi più importanti della “quinta generazione” ed il primo a raggiungere fama internazionale con il suo film di debutto Terra gialla. Nel 1993 ha vinto la Palma d’Oro a Cannes con Addio mia concubina. Nel 2002 ha diretto un film in lingua inglese, Killing Me Softly – Uccidimi dolcemente, che si è rivelato un fallimento sia di pubblico che di critica. Con The Promise nel 2005 inizia una fase più eclettica nella tipologia di film da lui diretti e più attenta alle esigenze del mercato. Ha partecipato anche come attore a diversi film tra cui L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci.
Maria Barbieri
FEFF: 2018
Regia: Chen KAIGE
Anno: 2017
Durata: 129'
Stato: China

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