The Promise

Il quarto lungometraggio di Sophon Sakdaphisit, The Promise, un horror urbano ambientato in un famigerato palazzone “infestato” di Bangkok, è un capolavoro di sensibilità spettrale e di dolorosa memoria, nel quale due amiche carissime abitano mondi diversi. Boum e Ib avevano fatto amicizia nel 1997, quando i padri di entrambe avevano investito in un lussuoso condominio nel centro di Bangkok. Quando però è scoppiata la crisi economica asiatica, culminata in una serie di fallimenti e nel suicidio di diversi uomini d’affari, tutti i beni dei loro genitori sono stati sequestrati e le loro famiglie hanno dovuto trasferirsi in piccoli appartamentini. Tra difficoltà e crescenti tensioni, le due ragazze decidono di mettere fine alla loro vita insieme proprio nel grattacielo incompiuto, promettendosi che resteranno insieme per sempre. Tuttavia Boum, dopo avere assistito al suicidio di Ib, ha troppa paura e non mantiene la promessa fatta all’amica.

Sono trascorsi venti anni, e Boum non ha più rimesso piede nel grattacielo abbandonato, finché non ci va con la figlia Bell, che sta per compiere quindici anni – la stessa età che avevano Boum e Ib quando hanno stretto il patto suicida. Da bambina Bell è stata guarita dal sonnambulismo, ma improvvisamente gli episodi ricominciano;  sospettando che ci sia un collegamento con Ib e con la sua promessa infranta, Boum cerca in tutti i modi di proteggere la figlia. L’amore materno è un subplot molto forte in The Promise – c’è l’amore di Boum per Bell, il dolore della madre di Ib dopo il suicidio della figlia, e una donna povera, che lavora per Boum, il cui figlio ha un sesto senso attraverso il quale può entrare in contatto con il fantasma di Ib; il bambino è costretto da Boum a contattare Ib, nonostante sua madre gliel’avesse proibito. Alla fine, l’amore materno non vince sempre.

A differenza di altri horror thailandesi, per creare un’atmosfera da brivido The Promise ha il merito di utilizzare l’ambientazione e la messa in scena anziché affidarsi a sangue, violenza e soprassalti. Il fantasma si vede raramente, tranne quando viene evocato dal bambino. Il fatto che per le riprese sia stato utilizzato un vero grattacielo abbandonato (Sathorn Unique Tower, anch’esso vittima della crisi economica asiatica del 1997) contribuisce a creare un senso di realismo. Negli ultimi vent’anni l’edificio aveva la fama di essere infestato dagli spettri e molti giovani coraggiosi vi si recavano per sfida, fino a quando uno svedese è stato trovato impiccato lì nel 2014 (da allora l’accesso all’edificio è vietato).

Il regista Sukdaphisit utilizza abilmente l’illuminazione e il suono per costruire l’apparizione del suo fantasma invisibile, inducendo il pubblico a immaginare di vederlo apparire nell’aria, sul muro e così via. I gadget di uso quotidiano di venti anni fa, come un cercapersone o un telefono, e le canzoni dell’epoca concorrono perfettamente a enfatizzare questa paura spettrale e dolorosa.
Per rafforzare la narrazione del dolore e della memoria che affliggevano i thailandesi venti anni fa il regista ricorre a un’ampia gamma di formati di immagine diversi: pellicole, notiziari televisivi e filmati da videoregistratore si combinano per raccontare la sofferenza dei personaggi del film e, in generale, dei thailandesi di quel periodo di transizione. Questa strategia tecnica supporta le eccellenti interpretazioni delle due interpreti, Numthip Jongrachatawiboon nei panni di Boum adulta e Duentem Salitul come madre di Ib, abilissime nel mettere a nudo le vecchie cicatrici dei loro personaggi riuscendo a far tirare fuori le lacrime al pubblico.

Tutti questi elementi fanno di The Promise uno dei migliori film thailandesi del 2017, un momento in cui il paese ha affrontato un’analoga situazione di crisi, suggerendo parallelismi con le esperienze vissute dai thailandesi venti anni fa. 
L’evocazione delle voci che circondano il leggendario grattacielo infestato dimostra perché l’horror sia così connaturato nel cinema thailandese. Secondo la credenza popolare, il grattacielo è rimasto incompiuto a causa della sua posizione aggressiva, che blocca la visuale di un tempio reale e di una moschea musulmana.

Sophon Sakdaphisit 

Sophon Sakdaphisit si è laureato in Cinema alla Chulalongkorn University nel 2002. La sua prima sceneggiatura, per il film Shutter, è diventata il campione d’incasso al botteghino thailandese nel 2004, nonché uno dei film di genere di maggior successo in Asia. Il suo primo lungometraggio, Coming Soon (2008), è andato bene sia a livello locale che internazionale. Nel 2011 il suo secondo lungometraggio, Laddaland, ha confermato il suo eccezionale talento come regista di horror, mentre il suo terzo film, The Swimmers, è stato venduto in tutti i principali paesi asiatici addirittura prima della sua uscita ufficiale. 

FILMOGRAFIA

2008 – Coming Soon
2011 – Laddaland
2015 – The Swimmers
2017 – The Promise
Anchalee Chaiworaporn
FEFF: 2018
Regia: Sophon SAKDAPHISIT
Anno: 2017
Durata: 114'
Stato: Thailand

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