È possibile che molti appassionati di cinema sognino di vivere la vita di un famoso attore ma, come accade nella maggior parte dei casi, la realtà di un simile stile di vita potrebbe essere molto diversa da come la immaginiamo. Con il suo esordio alla regia, l’acclamata attrice diventata regista Moon So-ri ci fa vedere un ritratto più onesto di una vita trascorsa lavorando nel cinema e sotto gli occhi di tutti.
Moon interpreta se stessa in
The Running Actress, in parte basato sulle sue stesse esperienze e in parte opera di fiction. È con umorismo autoironico e onesto candore che la regista ci mostra se stessa mentre le viene rifiutato un ruolo importante o rimane al verde, o quando le sente da sua madre, o interagisce con fan sgradevoli, o dei registi indipendenti la pregano di interpretare i loro film gratuitamente, il tutto mentre lei si sente mentalmente ed emotivamente esausta. In particolare, Moon descrive alcune delle frustrazioni di lavorare in un’industria che valuta l’aspetto fisico al di sopra di ogni altra cosa e le innumerevoli piccole umiliazioni che derivano dal fatto di essere riconosciuta ogni volta e in ogni luogo si vada.
Il film si divide in tre “atti”, e in realtà ognuno di tali atti è stato girato separatamente come un cortometraggio durante l’inserimento di Moon in un programma di Master of Fine Arts della Chung-Ang University (da qui i titoli di coda separati). Si dice che inizialmente Moon non fosse convinta sicura di far uscire i tre corti insieme, come un unico lungometraggio, ma i tre atti si mescolano tra loro in modo fluido, e addirittura ognuno si rafforza se collocato accanto agli altri due.
Nel primo atto Moon, che un pomeriggio sta facendo una gita con due delle sue amiche, si imbatte nel produttore Won Dong-yeon (che interpreta se stesso e che ha già interpretato film come
Masquerade e
Along with the Gods) con due suoi colleghi maschi. Più tardi i sei vanno tutti insieme nello stesso ristorante ma le attenzioni dei due uomini diventano ben presto fastidiose. La trama del secondo atto è più dispersiva, con Moon che deve affrontare tutta una serie di obblighi, favori e incontri nel corso di una tipica settimana lavorativa. La scena iconica di questo atto è quella che dà il titolo al film: mentre è sul suo camper in corsa assieme al suo manager, Moon all’improvviso urla all’uomo “Fermati!”, esce dal camper e si mette a correre urlando per la strada deserta, mandando il manager nel panico. La scena è divertente e un po’ patetica: è allo stesso tempo una provocatoria affermazione di libertà e una dimostrazione di quanta poca libertà in realtà lei abbia.
Dal mio punto di vista è il terzo atto a raggiungere la maggior profondità di sentimenti. Moon partecipa alla veglia funebre quasi deserta per un regista recentemente mancato. I due non erano in buoni rapporti, per cui Moon non pensa di stare lì a lungo, ma finisce per sedersi e intrattenere una conversazione polemica con un attore di sua conoscenza (Yun Sang-hwa). Ben presto arriva una giovane attrice (interpretata dall’esordiente diva del cinema indipendente Jeon Yeo-been), e la scena che segue è cupamente buffa ma anche piuttosto triste. È un momento di riflessione retrospettiva sul cinema e sulle cose che ci lasciamo dietro nella vita.
Per la prima volta dietro alla macchina da presa, Moon So-ri dimostra un ottimo senso della narrazione e dei tempi comici. In ogni scena le cose scorrono naturalmente, tanto si è portati a prevedere altre esperienze alla regia da parte di Moon in futuro. Non sarà una sorpresa nemmeno sapere che la recitazione è il punto forte del film. Naturalmente, con la stessa Moon si tratta di una precisazione superflua, e lei sostiene il film in molti modi. Ma ha anche riunito un notevole cast di volti sconosciuti (e alcuni volti noti) che tutti insieme forniscono interpretazioni del tutto naturali davanti alla macchina da presa. Persino il suo marito nella vita reale, il regista Jang Joon-hwan (
1987: When the Day Comes), fa una comparsa memorabile nel secondo atto, conferendo un tocco personale a questo film intimo ma anche stimolante e acuto.
Moon So-ri
Moon So-ri, una delle più acclamate attrici coreane, ha debuttato in
Peppermint Candy di Lee Chang-dong (1999) e ha lavorato di nuovo con lo stesso regista per il suo film successivo
Oasis (2002), che ha partecipato al festival di Venezia ed è valso a Moon il premio Mastroianni. L’attrice ha interpretato numerosi e acclamati film come
A Good Lawyer's Wife (2003),
Sa-Kwa (2005),
Family Ties (2006),
Forever the Moment (2007),
HaHaHa (2010),
Venus Talk (2013),
Manshin: 10,000 Spirits (2013),
The Mayor (2017). Il suo esordio da sceneggiatrice e regista è avvenuto con
The Running Actress, girato quando Moon frequentava un Master in Fine Arts alla Chung-Ang University.