Heo-wook e Ji-youn sono una coppia giovane e poverissima, che può incontrarsi solo di domenica. Non avendo nemmeno i soldi per entrare in un bar, vagano per le strade e nei parchi di Seoul battuti dal vento. La loro situazione è sconfortante e la loro relazione sembra logora, ma devono affrontare una crisi: Ji-youn è incinta. Non essendo in grado di mantenere un bambino e priva di speranze per il futuro, comunica a Heo-wook che ha intenzione di abortire.
A Day Off, dimenticato per 37 anni in un magazzino dopo che la censura aveva rifiutato di autorizzarne la distribuzione, è considerato oggi come uno dei capolavori modernisti del cinema coreano degli anni Sessanta. Le immagini liriche e sobrie di Lee Man-hee riflettono chiaramente l’influenza di autori europei come Michelangelo Antonioni ed Alain Resnais ed esprimono tutta la disperazione e il pessimismo che gli stessi personaggi fanno fatica a esprimere a parole. È un’opera in cui l’audace sperimentazione estetica si combina con una descrizione fortemente critica della vita dei giovani e dei poveri nella Corea del Sud degli anni Sessanta.
Nel contesto dell’età dell’oro del cinema coreano, Heo-wook e Ji-youn sono personaggi insolitamente complessi, inaspriti dalla delusione e dalla stanchezza. Attraverso le loro interazioni con altri personaggi emerge il ritratto di una società che è fisicamente e spiritualmente esausta; tuttavia il film stesso è poetico e ricco, una sorta di lettera d’amore per le potenzialità espressive del mezzo filmico. In esso si ritrovano alcune delle scene visivamente più straordinarie di tutta la storia del cinema coreano, come la sequenza di una tempesta di sabbia sul monte Namsan di Seoul, quasi magica nella sua esecuzione.
Quando i censori visionarono il film erano furibondi per il suo pessimismo, ma proposero un accordo ai produttori (che sono peraltro i genitori del regista contemporaneo Hong Sang-soo). Avendo rilevato che l’ultima battuta di dialogo del film accennava a un taglio di capelli, proposero a Lee Man-hee di girare un’altra scena in cui l’eroe si radesse il capo e si arruolasse nell’esercito. Gli autori rifiutarono, e così questo capolavoro degli anni Sessanta è rimasto sepolto, come una capsula del tempo, per farsi scoprire dalle generazioni future.
Darcy Paquet