L’incandescente mercato immobiliare e l’inerzia burocratica di Hong Kong fanno da cornice all’assurdità che caratterizza la black comedy di Herman Yau A Home with a View. Tratto da una pièce teatrale del co-produttore e attore Cheung Tat-ming, quest’opera satirica si aggiunge alla lunga serie di film che Yau ha realizzato con un occhio attento ai problemi sociali della città.
La casa del titolo appartiene alla famiglia Lo e ha ben poco di idilliaco. I genitori Wai-man (Francis Ng) e Suk-yin (Anita Yuen) cercano disperatamente di spingere la famiglia a risparmiare, i loro figli Bun-hong e Yu-sze (Ng Siu-hin e Jocelyn Choi) bisticciano spesso, il nonno (Cheung Tat-ming) sta diventando senile e i vicini sono un tormento. Ogni volta che la tensione cresce, il che sembra essere piuttosto frequente, quello che calma i Lo è la vista su un angolino panoramico della baia che riescono ad ammirare quando prendono fiato. Ma a Hong Long non si può fare affidamento su una vista panoramica e ben presto la visuale è ostruita da un tabellone pubblicitario che qualcuno ha installato sul tetto accanto.
I Lo protestano immediatamente, ma il misterioso proprietario di quell’obbrobrio, il signor Wong (Louis Koo), non ha nessuna intenzione di cooperare. Nemmeno quando Wai-man cerca di ottenere l’appoggio della burocrazia si fanno passi avanti e il tentativo di coinvolgere la comunità locale è un fallimento. Quando sembra che tutte le loro strade siano precluse e Wong si compiace che tutto gli stia andando alla grande, alla famiglia Lo non resta che ricorrere a misure drastiche per riavere il suo panorama.
Nell’apertura di A Home with a View, Yau non nasconde le origini teatrali del testo: la sceneggiatura di Cheung si sviluppa in lunghe scene di chiacchiere frenetiche nell’appartamento allestito nei teatri di posa – un inizio sfacciatamente teatrale che rischia di far storcere il naso a qualche cinefilo. Quando il ritmo rallenta e la macchina da presa inizia a spingersi oltre il caseggiato della famiglia Lo, gli autori ci danno dentro con la satira. La chiave del plot è l’aspettativa di Wong che le croniche lungaggini burocratiche e la stasi della pubblica amministrazione giochino a suo favore, mentre, tra i diversivi aggiunti, un episodio nella scuola di Yu-sze riflette la frustrazione che esiste anche nel mondo dell’istruzione. Lo stesso Wai-man fin dall’inizio risulta tutt’altro che un santo, quando viene fuori che fa l’agente per delle abitazioni abusive all’interno di un edificio industriale, e fornisce un resoconto sulla corruzione di quel particolare mercato.
I mali sociali in A Home with a View sarebbero sufficienti per fare impazzire qualsiasi hongkonghese ma Yau e lo sceneggiatore Cheung evitano di renderli troppo opprimenti sullo schermo mantenendo un’atmosfera divertente e persino demenziale, a cui contribuisce l’abilità del regista nel lavorare con grandi cast corali. Francis Ng e Anita Yuen sono in grande sintonia, mentre l’interpretazione di Louis Koo è divertente ed enigmatica. Tra gli ottimi attori di contorno, Anthony Wong è un amico di famiglia e, essenzialmente, il volto di una pubblica amministrazione che evita qualsiasi rischio; il veterano Woo Fung è un anziano addetto alla sicurezza, mentre Lam Suet e Lo Hoi-pang sono gli scontrosi vicini di casa.
I temi sociali non sono affatto rari nel cinema di Hong Kong, soprattutto oggi, con una nuova generazione di registi che non vedono l’ora di affrontare questioni urgenti. Ma con A Home with a View, Yau e Cheung trasformano tali temi in una forma di cinema che è tutt’altra cosa: un ibrido tra palcoscenico e schermo che attinge ai malumori della società per un intrattenimento particolarmente anticonvenzionale.
Tim Youngs