Il naufragio del traghetto Sewol avvenuto il 16 aprile 2014 rappresenta per la società coreana il più grande trauma collettivo dell’ultimo decennio. Delle 304 persone morte nell’incidente, la maggior parte erano studenti del liceo Danwon nella città di Ansan, che stavano facendo una gita scolastica. La tragedia non ha solo devastato un’intera comunità (e anche il resto della nazione, che guardava impotente alla televisione l’affondamento della nave in tempo reale), ma ha anche prodotto una marea di domande senza risposta: perché il traghetto è affondato? Perché le operazioni di soccorso sono state così lente e inefficienti? Perché il governo ha cercato di coprire particolari fondamentali sull’incidente? Cosa si dovrebbe fare per garantire che un simile incidente non accada mai più?
Negli anni che sono trascorsi da allora, sono stati realizzati diversi film e documentari per cercare di dare una risposta a queste e altre domande rimaste in sospeso. Con il passare del tempo, il contesto politico circostante l’evento si è fatto sempre più amaro e frammentato. Ora, a cinque anni esatti di distanza dall’affondamento, il film Birthday è uscito in sala con un obiettivo ben preciso. Evitando qualunque riferimento alla politica o alle cause dell’incidente, il film cerca semplicemente di dar voce al dolore delle famiglie delle vittime.
La trama ruota attorno a Jung-il, padre di una delle vittime, che rientra in Corea dopo aver trascorso alcuni anni a gestire una fabbrica in Vietnam. Il suo ritorno provoca un po’ di agitazione, visto che deve essere presentato a Ye-sul, la sua figlia più piccola che non lo riconosce. Appare subito chiaro che anche la moglie Soon-nam non vuol più avere nulla a che fare con lui. Basta guardare Jung-il in faccia per capire che sta soffrendo e che è ossessionato dalla morte di suo figlio. Ma riallacciare i rapporti con la famiglia è complicato e richiede del tempo.
Soon-nam, intanto, fa molta fatica ad andare avanti: la camera del figlio è rimasta esattamente come quando lui è partito per quella gita scolastica. Nella comunità a volte si imbatte nei genitori o nei compagni di classe dei ragazzi che sono morti, ma per la maggior parte delle volte cerca di evitarli. A questo punto, arriva un membro di un gruppo di volontari a farle una proposta: si sta avvicinando il giorno del compleanno di suo figlio, e lui le propone di organizzare un evento in sua memoria. Sarà una festa di compleanno del tutto particolare, dove le persone che hanno conosciuto il ragazzo si riuniranno per condividere le loro storie.
L’industria del cinema coreano è nota per aver sfornato un bel numero di film strappalacrime, ma non è questa la descrizione corretta per Birthday. L’approccio della regista Lee Jong-un è sommesso e carico di sfumature, e i protagonisti Sul Kyung-gu e Jeon Do-yeon, due degli attori più capaci del cinema coreano, fanno molta attenzione a non esagerare o caricare il dolore dei genitori. Ma è proprio perché gli autori adottano questo approccio misurato che il film diventa così terribilmente triste nel finale. Guardarlo diventa un’esperienza intensa, completa e catartica. Girano molte storie su estranei che nei cinema fanno amicizia grazie alla condivisione di pacchetti di Kleenex.
È un dono raro che un film come questo parli in modo così eloquente e autentico di una tragedia che ha colpito un così alto numero di persone. La stessa regista Lee ha fatto la volontaria con le famiglie delle vittime nel periodo immediatamente successivo al naufragio, è stata testimone del loro lutto ed è stata presente in diversi eventi commemorativi simili a quello che viene descritto alla fine di Birthday. Tali riunioni si sono rivelate utili per aiutare le famiglie ad affrontare il proprio dolore e si potrebbe anche arrivare a dire che lo stesso vale per questo film.
Darcy Paquet