Il fulgore di Hollywood e l’azione di Hong Kong si scontrano in Bodies at Rest, il terzo lungometraggio realizzato dal regista Renny Harlin dopo essersi immerso nel mondo del cinema cinese. Noto per thriller statunitensi come 58 minuti per morire – Die Harder e Cliffhanger – L’ultima sfida, il finlandese Harlin, stabilitosi a Pechino, ha lavorato in passato con i talenti di Hong Kong per la commedia d’azione Skiptrace – Missione Hong Kong, interpretata da Jackie Chan (2016). Questa volta la sua attenzione si concentra su un singolo luogo, un obitorio di Hong Kong che degli uomini armati mettono a soqquadro.
Come in 58 minuti per morire – Die Harder (e in Trappola di cristallo prima di esso), il brivido si scatena alla vigilia di Natale. In piena stagione festiva, il personale lavora fino a tardi al Kwai Chung Public Mortuary, mentre fuori si scatena un violento temporale. Un patologo forense, Nick (Nick Cheung), e un tecnico di laboratorio di sesso femminile, Lynn (Yang Zi), sono impegnati con i corpi quando si presentano dei banditi mascherati alla ricerca di un proiettile dentro un cadavere. Con una rapida mossa astuta Nick riesce a farli allontanare ma, quando si rendono conto dell’inganno, i malviventi tornano sui loro passi inferociti.
Adattato da una sceneggiatura statunitense e girato quasi interamente all’interno di un immenso teatro di posa di Pechino, Bodies at Rest si concentra sull’azione e mantiene alta la tensione durante il tumulto che avviene nella notte. Nick e Lynn si rivelano perfettamente in grado di combattere contro gli intrusi, e quando arriva il momento sanno difendersi molto bene. La scenografia ben architettata mette a disposizione una vasta gamma di armi, stanze speciali e ostacoli complessi mentre Nick, Lynn e altri corrono, si nascondono e combattono per tutto l’obitorio. E mentre Harlin fa le cose in grande con un esplosivo finale hollywoodiano, non manca un buon numero di scontri minori lungo il percorso. Un momento di coreografia particolarmente agile intreccia un acceso combattimento a mosse fatte per nascondere le prove, e ci sono omaggi ai classici film d’azione locali in un office box che aggiorna elegantemente sequenze del passato con specchi deformanti.
Non sempre la trama è compiuta come l’azione e alcuni dettagli vengono presentati troppo velocemente o si perdono del tutto – non ultimo quando uno dei personaggi mostra di avere abilità investigative sorprendentemente rapide nell’identificare i cattivi. Per fortuna però la sceneggiatura non è quasi mai arida, il buon umore e le battute sfacciate sono disseminate dappertutto e vengono messe in campo tutte le mosse giuste per mandare avanti speditamente l’azione. Nick Cheung e Yang Zi sono un’accoppiata interessante, entrambi bravi nelle feroci scene di combattimento in cui sono coinvolti, con Cheung che affronta il ruolo più pesante, data la sua dolorosa storia. Richie Jen è un criminale carismatico e minaccioso quando si toglie la maschera e gli attori secondari Feng Jiayi e Carlos Chan contribuiscono con tocchi buffoneschi.
In occasione della première di Bodies at Rest all’Hong Kong International Film Festival nel marzo scorso, Renny Harlin ha parlato dell’ammirazione che nutre fin dalla giovinezza per il cinema di Hong Kong. E nelle interviste ha descritto dettagliatamente l’attenzione con cui la prima sceneggiatura hollywoodiana del film è stata rielaborata per il pubblico cinese, con l’obiettivo di entrare in sintonia con il gusto locale in termini di umorismo e di emozioni sullo schermo, e in più adattare tutte le scazzottate. Su questo fronte sembra che gli sforzi siano stati ripagati. Anche se gran parte della storia rimane fuori dalle strade di Hong Kong, Bodies at Rest si inserisce comunque perfettamente tra i thriller d’azione moderni di fascia alta della città.
Tim Youngs