Coffee Noir: Black Brown

Il primo sorso di Coffee Noir: Black Brown potrebbe essere un po’ amaro. Visto il tono inconsueto del film, all’inizio ci si orienta difficilmente e si fa fatica a capire esattamente ciò che si sta guardando. Inoltre, la sua definizione di film “action/commedia/noir”, non aiuta granché. Possiede un umorismo eccentrico (quasi alla Itami Juzo), che però viene comunicato con sottigliezza. Ha un cast particolarmente nutrito di personaggi con tratti caratteriali molto forti. Allo stesso tempo, però, il film è pervaso da una calma intensità che a volte ti coglie alla sprovvista.  In un certo senso, si potrebbe descriverlo come una commedia high-concept. L’esclusivo caffè Black Brown entra in crisi quando il governo nazionale dichiara il caffè pericoloso per la salute perché dà forte assuefazione. Vengono approvate leggi che lo mettono al bando e si stabilisce anche una data oltre la quale chiunque venda o beva caffè sarà arrestato e severamente punito. Ma il Black Brown è gestito da veri amanti del caffè che non hanno alcuna intenzione di ottemperare a leggi che considerano ingiuste. E, mentre stampano nuovi menù con una selezione di tè e vari tipi di bevande aromatizzate alla frutta, iniziano zitti zitti la preparazione di un’attività clandestina che verrà condotta a tarda notte e in segreto.

La storia è una satira divertente e sagace che prende di mira il desiderio del governo di interferire con la vita privata di ogni individuo e il modo in cui la corruzione sembra sempre andare di pari passo con le crociate etiche. Ma si scopre che questo non è neanche l’aspetto più interessante del film: ciò che lo distingue maggiormente è la protagonista Ju-won, interpretata (brillantemente) da Jo Soo-hyang (Wild Flowers). Si capisce chiaramente e fin da subito che Ju-won è estremamente competente e non ha paura di nulla, che sa come gestire qualunque personaggio difficile ma nel contempo è abbastanza intelligente da capire quando mettere da parte l’orgoglio per ottenere qualche vantaggio strategico. La devozione dei collaboratori nei suoi confronti è assoluta e indiscussa e, mentre guardavo il film, ho desiderato in un certo senso di poter lavorare anch’io per lei. Inaspettatamente, e con grande serietà, il film presenta il ritratto affascinante di una leadership.

In termini più generali, se c’è qualcuno che desidera comprendere come mai la Corea del Sud un giorno riuscirà a comandare il mondo, non farebbe male a studiare il personaggio di Ju-won (scherzo... o forse no). Per me lei incarna l’impressionante ma un pochino allarmante competenza delle giovani generazioni coreane. Non sembra salutare essere così efficienti e professionali, ma in qualche modo Ju-won riesce anche a risultare estremamente piacevole.

Con tre film all’attivo, il regista Chang Hyun-sang ha costruito con discrezione una filmografia molto peculiare, e ogni sua opera differisce in modo significativo dalle altre. Il suo secondo film, Kissing Cousin, una storia molto più semplice di due cugini che non possono impedire a se stessi di innamorarsi l’uno dell’altro, era un dramma tranquillo che diventava sempre più emozionante col progredire della vicenda. Coffee Noir, invece, è completamente diverso per atmosfere e modalità espressiva, ma anche questo film riesce in definitiva ad avere successo grazie a personaggi memorabili e interpretazioni forti. Si potrebbe trovare discutibile la decisione di Chang di prendere una direzione più cupa nell’ultima parte, invece di schiacciare a fondo il pedale dell’assurdità. Ma il mondo che ha creato in questo film è del tutto unico e forse meriterebbe un sequel.
Darcy Paquet
FEFF: 2019
Regia: CHANG Hyun-sang
Anno: 2017
Durata: 112'
Stato: South Korea

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