Crossing the Border

La vita è un’avventura pericolosa ma anche bellissima ed ognuno deve superare i propri “confini” esistenziali. Questo sembra essere il messaggio del secondo film di Huo Meng, un’opera molto personale di cui lui ha scritto la sceneggiatura, curato la regia, il montaggio e la colonna sonora. Il film è dedicato al nonno di Huo Meng, il cui desiderio di andare a visitare un vecchio amico rimase inesaudito dai suoi familiari quando era ancora in vita; dopo la sua scomparsa, il nipote ha voluto rendergli omaggio attraverso un road movie poetico che racconta il viaggio che il nonno avrebbe voluto fare, e che diventa un’opportunità per riflettere sul tema della vita e della morte.

La premessa narrativa riguarda un bambino che durante le vacanze scolastiche estive viene depositato a casa del nonno in un villaggio dello Henan perché suo padre è molto impegnato con il lavoro e sua madre sta per partorire il secondo figlio – un accenno ai cambiamenti nella politica demografica della Cina. Ovviamente il bambino all’inizio si annoia, passa il tempo incollato sul cellulare a giocare con i videogame, con il nonno ha un rapporto affettuoso ma distante. Dopo qualche giorno però il nonno viene a sapere che un vecchio amico in punto di morte vorrebbe rivederlo un’ultima volta. Senza esitare, prende il nipote e si mette in viaggio per raggiungere l’amico che è in ospedale in una città distante migliaia di chilometri su un’apetta trasformata in un camper a cielo aperto. Una persona anziana e saggia ed una giovanissima ed ancora innocente sono interlocutori perfetti per un dialogo spirituale sulla vita, stimolati anche dagli incontri fatti durante il viaggio con vari personaggi tra cui un giovane pescatore depresso, un camionista burbero ed un apicoltore solitario che può parlare soltanto con l’aiuto di una macchinetta. A loro ed al nipote il nonno racconta senza troppi sentimentalismi del proprio passato che ovviamente è legato a quello di un Paese e di un popolo in un periodo particolarmente tumultuoso della storia cinese. I suoi ricordi si trasformano quasi in parabole ed in una memoria storica che serve da monito per il presente. Passa dal racconto mitologico del principe Wu Zixiu che scappa attraverso il confine Zhaoguan alla sua condanna personale come elemento di destra durante la Rivoluzione Culturale ed al suicidio di un familiare. Il nonno sembra non avere fretta, si ferma ad aiutare tutte le persone in difficoltà che incontra e di cui ascolta pazientemente le storie ed i lamenti– è ovvio che nella storia di questo viaggio di nonno e nipote non è la destinazione che è importante, ma il percorso. E che, nonostante la sensazione costante di avventura e di eccitazione che è palpabile nelle reazioni del nipotino, il loro è un viaggio metaforico, che i luoghi che attraversano e le persone che incontrano rappresentano le difficoltà dell’esistenza con le quali è necessario confrontarsi e di fronte alle quali non si deve capitolare, mantenendo un atteggiamento positivo anche nei momenti più duri. Ed alla fine da questo viaggio, che è punteggiato da immagini ed atmosfere realistiche ma anche poetiche, non solo il nipotino esce cambiato, ma anche il nonno, che riesce a trovare la lucidità e la forza per ricucire il rapporto con suo figlio, rovinato dalla severità estrema con cui lo aveva educato. Tre generazioni di una famiglia – cresciute in periodi storici molto diversi se si considerano gli enormi cambiamenti avvenuti negli ultimi 70 anni della storia cinese – trovano il modo di comunicare e di imparare l’una dall’altra, aiutate anche da un tocco di umorismo discreto e raffinato che rende l’ultima inquadratura del film particolarmente memorabile.
Maria Barbieri
FEFF: 2019
Regia: HUO Meng
Anno: 2018
Durata: 94'
Stato: China

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