La squadra di cinque detective della narcotici sotto il comando del capitano Ko non ha certo all’attivo una grande sfilza di successi. Il loro goffo tentativo di catturare un gruppetto di delinquenti all’inizio del film è frutto di una valutazione così errata da diventare virale. Quando il loro superiore sta ormai per esaurire la pazienza, si presenta loro un’ultima possibilità per riscattarsi: una soffiata indica loro il nuovo quartier generale coreano di una famigerata banda di trafficanti internazionali di droga. Rendendosi conto che ci vorrà un po’ di tempo per riuscire a raccogliere elementi per incriminare i malviventi, i cinque organizzano un lungo appostamento di 24 ore su 24. Ma è difficile trovare un luogo discreto in cui non attirare l’attenzione e, dopo essere stati accusati da un residente di essere dei guardoni, decidono di riunirsi in un fatiscente ristorante di pollo fritto che non ha quasi più clienti.
Il ristorante si rivela il luogo perfetto per sorvegliare l’andirivieni di persone dal covo della banda, che si trova giusto dall’altra parte della strada. Dopo un paio di giorni, però, i detective scoprono che il ristorante è stato messo in vendita e che il proprietario si trasferisce. Ansiosi di mantenere il loro punto di osservazione, si fanno venire la sconsiderata idea di comprare il locale e di fare il minimo indispensabile per mandare avanti l’attività. La loro più grande speranza è che la banda di fronte ordini del pollo fritto cosicché quando effettueranno le consegne a domicilio avranno la preziosissima occasione di dare un’occhiata al quartier generale dei malviventi.
Ironia della sorte, sarà proprio il talento culinario nascosto del detective Ma a causare complicazioni. Costretto a cucinare qualcosa al volo quando un raro cliente entra nel locale, Ma inventa uno strano piatto fusion a base di pollo fritto che si rivela inaspettatamente delizioso e quando il cliente inizia a tesserne le lodi su Internet, i clienti cominciano ad arrivare sempre più numerosi finché il gruppo è sopraffatto dalla sua stessa popolarità.
Le commedie high-concept in passato costituivano gran parte della produzione del cinema coreano. Nei primi anni 2000, film come My Wife Is a Gangster, My Sassy Girl, Hi Dharma e altri simili, godevano di grandissima popolarità presso il pubblico, malgrado un atteggiamento piuttosto sussiegoso da parte della critica. Ma col passare del tempo, l’industria ha iniziato a concentrarsi più sui thriller, i drammi in costume, i film d’azione e le opere basate su veri eventi storici. Alla fine, tra gli addetti ai lavori si è diffusa l’opinione che le commedie high-concept fossero ormai qualcosa che apparteneva al passato.
Il pubblico invece non ha mai perso interesse nel genere e negli ultimi anni alcuni indicatori hanno fatto pensare che la richiesta di buone commedie, rimasta latente, fosse in crescita. Con Extreme Job, tale energia soppressa ha eruttato come un vulcano. Uscito in sala nel gennaio 2019, questo film non è stato solo un blockbuster di successo: ha venduto a sorpresa 16,3 milioni di biglietti, in un paese che ha una popolazione di 50 milioni di persone. Come numero di ingressi, è al secondo posto tra i campioni di tutta la storia del cinema coreano al botteghino (dopo Roaring Currents, che nel 2014 ha venduto 17,6 milioni di biglietti), mentre in termini di incasso ha stabilito un nuovo record con l’equivalente di 123 milioni di dollari.
Il successo inarrestabile di questo film ha spinto molti a chiedersi: è davvero così buono? È vero che il regista Lee Byoung-heon ha un ottimo fiuto per la commedia e molto talento nello scrivere i dialoghi, ed Extreme Job è sia divertente che emozionante, ed ha un finale soddisfacente; il cast è carismatico e molto talentuoso; ma ora come ora, sono pochi quelli che lo includerebbero tra le migliori commedie coreane di sempre. Il film ha goduto di una congiuntura favorevole al botteghino, ma è meglio che il pubblico non abbia aspettative troppo alte.
Darcy Paquet