Furie

Veronica Ngo Thanh Van, superstar dell’entertainment vietnamita contemporaneo, torna all’action con Furie, ritagliandosi un memorabile ruolo d’indomita eroina delle arti marziali. Dopo aver fatto da “spalla” a Johnny Tri Nguyen in The Rebel (visto al FEFF 2008) e Clash (FEFF 2010), Veronica Ngo si mette in gioco con un film che crea una vera e propria icona di tiger lady, madre disposta a tutto pur di difendere la sua prole. Un film deliberatamente al femminile, che ribalta i cliché, piazzando gli uomini ai margini di una storia che è un’esaltazione della pervicacia e della tenacia femminili.

Veronica Ngo dà corpo al personaggio di Hai Phuong, una giovane madre che vive a Tra Vinh (città natale della stessa Ngo) con la figlioletta Mai. Hai Phuong ha un passato oscuro, connesso a relazioni sentimentali e “professionali” con dei poco di buono (ivi compreso il padre assente di Mai, probabilmente un gangster), e campa estorcendo il pizzo presso i commercianti a nome della boss del racket locale. La piccola Mai paga le conseguenze della cattiva reputazione della madre e viene bullizzata a scuola. Il peggio per lei, però, accade un giorno al mercato quando la stessa madre non le crede allorché viene accusata di aver rubato un borsellino. Disperata e umiliata, Mai scappa, proprio nel momento in cui Hai Phuong scopre che la figlia non mentiva. Ma un attimo di distrazione può essere fatale e la piccola viene rapita da due loschi figuri. Ne segue una sorprendente prima scena d’azione, un inseguimento mozza fiato dove Hai Phuong cerca di raggiungere la barca su cui i due fuggono, prima tuffandosi in acqua poi rubando una motocicletta. Un prodromo intenso alla disperata e inarrestabile lotta di una madre per salvare la figlia da un temibile clan che rapisce bambini per alimentare il traffico d’organi.

“Devi tollerare il dolore e non mollare mai”, del resto, era il motto con cui il padre aveva educato Hai Phuong al vovinam, l’arte marziale vietnamita. E Furie offre a Veronica Ngo e a i suoi avversari una copiosa serie di scene dove praticare in maniera travolgente la pratica di quest’arte, grazie al mirabile contributo dell’action director Yannick Ben Haddou e del coreografo dei combattimenti Kefi Samuel Abrikh. Tanto più che il nemico più coriaceo o la nemesi di Hai Phuong è pure lei una donna, interpretata da Thanh Hoa e presentata nei titoli di coda come nữ quái, o mostro femmina.

Ma tanto le travolgenti scene d’azione, quanto il memorabile siparietto comico meta-cinematografico con un’infermiera che grida alla polizia di far sapere ai propri figli che “I love them so much” in inglese, per imitare i film americani a cui si sta ispirando, confermano Furie come storia profondamente incentrata sulla trasmissione della forza del femminile, che trova il suo epicentro nella maternità. Non a caso, Hai Phuong risparmia il gangster Truc quando la madre di quest’ultimo la implora; non sta anche lei cercando di salvare la propria prole? Il monito da trarre dalla storia dei cacciatori di tigri raccontata nel film, del resto, è proprio questo: “Mai toccare una tigre che si prende cura dei suoi cuccioli”. E con Furie, Veronica Ngo entra nella storia dell’action movie asiatico ergendosi a feroce e superba tigre-madre del Vietnam.
Paolo Bertolin
FEFF: 2019
Regia: Le-Van Kiet
Anno: 2019
Durata: 98'
Stato: Vietnam

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