HARD-CORE

Gli adattamenti live-action di manga – che spaziano dai drammi lacrimosi su amori adolescenziali alle commedie eccentriche ambientate in mondi fantastici – solitamente riflettono la vita reale solo nei suoi elementi più estremi, che siano melodrammatici o insensati.

E poi c’è Hard-Core Heisei Hell’s Bros., un manga di culto su due perdenti – uno che non riesce a controllare la collera, l’altro intellettualmente ritardato – che diventano inseparabili nell’epoca della bolla economica giapponese. Immaginateli come la versione nipponica di George e Lennie di Uomini e topi, il classico romanzo di John Steinbeck del 1937.

Scritto da Marley Caribu e illustrato da Imashiro Takashi, Hard-Core fu prima pubblicato sulla rivista Grand Champion dal 1991 al 1993 e uscì successivamente in quattro volumi tascabili. Ora è diventato un film diretto da Yamashita Nobuhiro e interpretato da Yamada Takayuki, un fan del manga che lo ha portato all’attenzione del regista.

Yamashita è diventato uno specialista di black comedies su uomini che stanno ai margini della società sin dalla sua opera prima Hazy Life (1999), mentre Yamada è stato interprete di vari generi di pellicole, dai blockbuster commerciali fino all’adattamento televisivo e cinematografico del manga Ushijima the Loan Shark, nel ruolo del glaciale protagonista. L’attore comprende perfettamente l’umorismo eccentrico di Yamashita, come si vede in The Cannes Film Festival of Takayuki Yamada, una pungente miniserie televisiva girata lo scorso anno da Yamada e dal regista su come rimediare con l’inganno un invito al festival del titolo.

Il loro sguardo sul manga è fedele al suo spirito ribelle ma, per fortuna, non alla sua disordinata struttura narrativa. La storia del film appare come un delirante pot-pourri in cui la black comedy si mescola alla fantascienza e all’azione avventurosa. Ma l’impostazione predefinita di Yamashita è quella del distacco ironico, non delle gag sciocche. Inoltre, per quanto stravaganti possano essere, i due protagonisti hanno subito profondi traumi che li rendono più umanamente tridimensionali e che fanno del film qualcosa di più di un semplice guazzabuglio camp.

Yamada ricopre il ruolo di Gondo Ukon, un tipo testardo e puro di spirito, incline agli scatti di violenza. Suo fratello Sakon (Satoh Takeru), che è un colletto bianco, lo tira continuamente fuori dai guai, più con disgusto che con compassione. 
L’unico amico di Ukon è Ushiyama (Arakawa Yoshiyoshi), un corpulento senzatetto che vive in una fabbrica abbandonata e comunica soprattutto con grugniti, anche se riesce a battere abitualmente Ukon al gioco dello shogi. Una volta a settimana Ukon e Ushiyama si recano in una miniera abbandonata della prefettura di Gunma, dove lavorano sotto la supervisione di un eccentrico anziano simpatizzante della destra, Kaneshiro (l’attore e performer Kubikukuri Takuzo, recentemente scomparso) e del suo burbero capomastro Mizunuma (Kan Suon).

Kaneshiro ha l’assurda convinzione che la miniera contenga un tesoro in oro rimasto a lungo sepolto, ma gli stipendi che paga sono reali. Ukon si fida di lui e lo adora, un po’ come un soldato della Seconda Guerra Mondiale che si è arruolato volontariamente per combattere e morire per l’Imperatore.
 
Un giorno Ushiyama scopre nella fabbrica un robot dall’aspetto antiquato e se lo fa amico. Quest’uomo meccanico, soprannominato Robo, non parla ma può camminare e sembra essere dotato di volontà propria. Vestito con abiti di seconda mano, il robot accompagna Ukon e Ushiyama in città e li salva persino da alcuni malavitosi arrabbiati. Quando ne scopre l’esistenza, Sakon ha la brillante idea di utilizzarlo per trovare l’oro, immaginando che esista. 

Nella storia c’è anche altro, come la seduzione di Ukon da parte della figlia di Mizunuma, Taeko (Ishibashi Kei) e, come tipicamente accade negli adattamenti cinematografico dei manga, HARD-CORE si affloscia sotto il peso delle complicazioni della trama. Ma Robo, dopo essere rimasto per un bel po’ sullo sfondo, arriva in soccorso volando, e trasporta il film in una dimensione più strana e meravigliosa.

Steinbeck qui non può competere.
Mark Schilling
FEFF: 2019
Regia: YAMASHITA Nobuhiro
Anno: 2018
Durata: 125'
Stato: Japan

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