Innocent Witness

Soon-ho (Jung Woo-sung, Steel Rain) è un avvocato che nella prima parte della sua carriera si è fatto conoscere lavorando per un’associazione legale progressista. Dopo anni trascorsi a difendere cittadini comuni contro grosse multinazionali, decide di accettare un lavoro ben pagato in uno studio importante. Il suo nuovo capo ammira il suo talento e la sua abilità, ma è preoccupato che la sua immagine immacolata possa mettere a disagio le ricche società clienti dello studio. “Devi sporcarti un po’”, suggerisce il capo. Fuori dall’ambiente lavorativo, Soon-ho conduce una vita tranquilla con il padre anziano, e la sua unica amicizia stretta è una ex collega dell’associazione legale, che sta crescendo una figlia in età scolare. Ora che Soon-ho è passato “dall’altra parte della barricata”, però, nemmeno lei si sente più a proprio agio con lui.

Il primo caso importante di Soon-ho nel suo nuovo posto di lavoro è uno che lo studio legale ha accettato per ragioni di immagine più che per il compenso. Una domestica è stata accusata di aver assassinato il suo datore di lavoro, ma la donna insiste di non essere stata semplicemente in grado di impedirne il suicidio. Il caso sembra semplice, ma c’è una complicazione: testimone dell’episodio è stata una ragazzina autistica (Kim Hyang-gi, Along with the Gods) che abita nel quartiere e che, ovviamente traumatizzata per ciò che ha visto, ha fatto alla polizia una dichiarazione a sostegno dell’accusa di omicidio. Lei però rifiuta di incontrare Soon-ho. Nella speranza di trovare un modo per screditare la sua testimonianza, l’avvocato inizia a presentarsi ogni giorno davanti alla scuola della ragazzina in orario di uscita e ad accompagnarla a casa a piedi.
 
Innocent Witness avrebbe potuto essere un film dimenticabile, o addirittura pessimo. Negli ultimi anni diversi film coreani hanno descritto personaggi autistici, ma non tutti hanno gestito questi personaggi in modo sensibile. Inoltre, l’ambientazione e la struttura complessiva della trama di questo film appare sospettosamente prevedibile. Nelle mani di un altro regista, vederlo sarebbe stata una fatica.

Ma nel corso della sua carriera il regista Lee Han si è affermato come un narratore molto dotato. Sin dal suo film d’esordio Punch (2011) che è stato un successo, si è specializzato in opere incentrate su personaggi ben delineati e a tutto tondo, presentando anche in modo garbato questioni sociali attuali come il multiculturalismo o (nel caso del dramma a basso budget Thread of Lies che ha ricevuto ottime recensioni) il suicidio tra gli adolescenti. Il suo film più recente prima di Innocent Witness era l’ambizioso A Melody to Remember (vincitore del premio del pubblico alla diciottesima edizione del FEFF), tratto da una storia vera su un coro infantile formatosi durante la guerra di Corea.
 
Più che altro, Innocent Witness ha successo per i suoi personaggi memorabili e ben tratteggiati. Nell’interpretazione di Jung Woo-sung Soon-ho ci appare molto più di un semplice avvocato combattuto tra idealismo e successo materiale; possiede una naturale generosità d’animo che – cosa molto umana – può sconfinare in un’eccessiva fiducia, portandolo a strafare o a dire la cosa sbagliata. Il legale della controparte al processo, a cui presta il volto Lee Kyu-hyung, è un carismatico mix di forza di volontà e inesperienza. Kim Hyang-gi è convincente nel ruolo della ragazzina autistica Jiwoo, i cui modi idiosincratici di esprimere le proprie emozioni mascherano un’intelligenza determinata. Il risultato finale è un film che si guarda senza alcuno sforzo e che diventa sempre più commovente man mano che ci si avvicina al finale, un film permeato da un calore che non sembra una semplice aggiunta, ma che è del tutto guadagnato.
Darcy Paquet
FEFF: 2019
Regia: LEE Han
Anno: 2019
Durata: 130'
Stato: South Korea

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