Konpaku

La verità è sempre più strana della finzione, e Konpaku di Remi M Sali è entusiasmante col suo tentativo di portarci paurosamente vicini alla realtà sociale dei Malay a Singapore. Per di più, Konpaku evita di adeguarsi al genere prestabilito dei film Malay sulla pontianak (donna vampiro) che hanno permeato i nostri incubi fin dal 1957. Invece il film ci porta alla Singapore del nuovo millennio, dove la storia non è un bagaglio ma solo un’industria sponsorizzata dallo Stato. Qui, dei giovani Malay entrano nel villaggio globale e si innamorano. Ed è solo fortuna se non finisci con uno spettro forestiero.

Haqim (interpretato da Junaidi M Sali) ha perso la fidanzata, portatagli via da un amico, ma ben presto torna a innamorarsi della sensuale e misteriosa vamp giapponese Midori (interpretata da Lizzie V). Per lui Midori è la compagna perfetta, l’anima gemella, da cui il titolo del film, che significa “Anima” in giapponese. Ma si dà il caso che questa affascinante vamp sia anche un demone succube giapponese. Midori fornisce a Haqim un’agognata tregua dalle sue pene amorose, e riaccende la sua fede nell’amore. Il giovane diventa sempre più dipendente da lei, e allo stesso tempo distante da chiunque altro, compresa la sua amata madre. Ma Midori esige la sua completa devozione ed è decisa a eliminare qualunque interferenza. La loro passione crescente prende una piega sinistra, mentre a coloro che sono vicini a Haqim capitano strani incidenti.

Dice il regista Sali: “Per noi c’è voluto un grande atto di fede per realizzare un film così, con un contenuto sessualmente provocante e un linguaggio volgare; eravamo consci della possibilità di una reazione negativa da parte della nostra comunità musulmana Malay, che è prevalentemente conservatrice. Konpaku ha un elemento soprannaturale nella storia, ma il suo tema principale è sull’essere Malay a Singapore, le implicazioni e conseguenze. Nel film, ho volutamente fatto riferimento ad alcune vecchie credenze e superstizioni dei Malay. Per esempio, l’importanza dei piedi: la madre di Haqim brontola quando vede suo figlio con le scarpe addosso in casa. In realtà ciò deriva dalla credenza che potrebbe, senza volerlo, portare in casa qualcosa di indesiderabile sul piano spirituale. Si ritiene che gli spiriti trovino modo di entrare attraverso i piedi di una persona; ecco perché la madre di Haqim insiste che lui si lavi i piedi invece che le scarpe quando in una scena sente che c’è qualcosa che non va. Vediamo anche che Midori cerca di ‘entrare’ nel corpo di Haqim attraverso i piedi, e l’Ustaz (leader religioso) durante l’esorcismo tenta di costringerla ad andarsene per la stessa strada”.

“A metà del 2012, io e la mia famiglia abbiamo partecipato a un rituale di esorcismo per un parente stretto. Apparentemente era stato ‘attaccato’ da un’entità soprannaturale che lo aveva progressivamente afflitto sul piano fisico e su quello spirituale. Io ero scettico, naturalmente. Ho visto innumerevoli film horror, sia in inglese che locali, con scene di esorcismo ma li ho sempre guardati come pura fiction (compresi quei film che dichiarano di essere ispirati a eventi reali). E siccome non ho inclinazioni religiose, non ero entusiasta di avere a che fare con un esorcismo islamico. L’ispirazione per Konpaku viene dal mio percorso per dare un senso a ciò di cui sono stato testimone quella notte”.

Questo film è un raro esempio di cinema Malay di Singapore moderno anche sotto altri due aspetti. Uno è l’ampio uso del malay parlato quotidiano, che è considerato volgare e incivile. Forse per questo, e per le scene spinte, Konpaku ha ricevuto dalla censura la classificazione NC16 (vietato ai minori di 16 anni). Il secondo è il dialogo ossessivo (e ad essere onesti spassosissimo) quando Haqim cerca di persuadere Midori a convertirsi all’Islam in modo da ratificare il loro matrimonio. Affinché possano sposarsi, tutto quello che Midori deve fare è di abbracciare l’Islam in apparenza, non in pratica. Anche quando è in preda al delirio, Haqim non dimentica mai che lei deve convertirsi. Questa enfasi ossessiva aggancia il film al mondo quotidiano dei Malay di Singapore. (Oh beh, qualsiasi cosa per una succulenta succube giapponese, suppongo).
Philip Cheah
FEFF: 2019
Regia: Remi M SALI
Anno: 2018
Durata: 109'
Stato: Singapore

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