Lost, Found

Lost, Found è stato concepito contemporaneamente per il mercato cinese e per quello sudcoreano, come 20, Once Again (FEFF 2015), versione cinese del coreano Miss Granny (FEFF 2014). Lost, Found e il suo equivalente coreano Missing condividono essenzialmente la trama ma non i riferimenti culturali e la personalità dei protagonisti. La sequenza iniziale di Lost, Found introduce senza mezzi termini il nocciolo della storia: una donna di notte corre disperata dentro un tunnel a rovistare nei bidoni della spazzatura in cerca di un messaggio. Sua figlia, una bambina di due anni, è stata rapita. Li Jie è una giovane donna che fa l’avvocato e sta divorziando dal marito medico. È una donna ambiziosa e molto impegnata con il lavoro, che esercita con un buon grado di cinismo – in una causa di divorzio difende un marito infedele che chiede la custodia del figlio e tratta con noncuranza il dolore della moglie tradita. Mantiene un rapporto abbastanza civile con l’ex-marito ma non con la suocera che vorrebbe la custodia della nipotina, la quale vive invece con Li Jie e con la babysitter Sun Fang.

Li Jie inizialmente è convinta che il rapimento della bambina sia stato organizzato dalla suocera, ma dopo aver visionato le immagini registrate dalla CCTV del palazzo in cui abita si rende conto che la persona che ha portato via la bambina è la babysitter. Comincia ad indagare, inizialmente senza avvertire la polizia perché teme di poter essere accusata di complicità, ma poi si rende conto di aver bisogno di aiuto ed avverte dell’accaduto sia la polizia che il marito. Il film rivela gradualmente la dinamica del rapimento, i motivi e la storia di Sun Fang, che si era brevemente incrociata con quella di Li Jie – prima che le due donne venissero presentate da una conoscente comune – quando la figlia malata terminale di Sun Fang era stata cacciata dall’ospedale perché Sun Fang non poteva più sostenerne il costo ed il suo letto era stato dato alla bambina di Li Jie vittima di un leggero incidente. La superficialità dei rapporti umani in un contesto sociale ed economico competitivo come quello cinese contemporaneo, soggetto soltanto ad una logica utilitaristica, è forse il tema principale del film: nonostante vivessero assieme e Sun Fang avesse la responsabilità quotidiana della bambina di Li Jie, quest’ultima non sapeva assolutamente nulla della babysitter.

Attraverso flashback, colpi di scena e rivelazioni drammatiche il film racconta non solo la storia di Sun Fang ma anche il percorso catartico di Li Jie, che attraverso questa vicenda dolorosa diventa più umana, si immedesima finalmente nel ruolo di madre e scopre la solidarietà femminile. Sun Fang e Li Jie appartengono a classi sociali diverse e rappresentano il divario economico e sociale tra ricchi e poveri che è sempre più grande nella Cina contemporanea, ma la loro condizione di madre finisce per accomunarle in un destino tragico. Diversamente dai personaggi femminili che sono di grande intensità, quelli maschili nel film sono inconsistenti, deboli o violenti, ad eccezione dell’amante di Sun Fang, un giovane scapestrato che tuttavia dimostra una certa sensibilità ed anche buon senso. Il regista Lue Yue – che pur essendo anche uno dei più importanti direttori della fotografia cinesi non ha curato personalmente la fotografia di questo film – è riuscito abilmente ad evitare di sfociare nel melodramma, dando al film il respiro del dramma ed il ritmo del thriller, aiutato dalle interpretazioni magistrali di Yao Chen – attrice versatile conosciuta finora principalmente per ruoli comici – nel ruolo di Li Jie e di Ma Yili in quello di Sun Fang. Il film è stato prodotto per la Huayi Brothers da Feng Xiaogang, con il quale Lue Yue ha una rapporto di collaborazione di lunga data, essendo stato il direttore della fotografia in molti dei suoi film più importanti. Il film ha totalizzato 285 milioni di yuan al botteghino, riscuotendo quindi un notevole successo commerciale per un film del suo genere.
Maria Barbieri
FEFF: 2019
Regia: LUE Yue
Anno: 2018
Durata: 102'
Stato: China

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