Woomukbaemi (pronuncia “Wu-muk-beh-mi”) è una cittadina immaginaria che si trova alla periferia di Seoul, una comunità di lavoratori che segna la nebulosa zona di confine in cui la città diventa campagna. Quando Il-do vi si trasferisce con la moglie per lavorare in una piccola azienda tessile che produce gonne, per lui è un arretramento nella scala sociale, ma per ragioni economiche non ha scelta.
Il-do è un adulatore, ma la sua spavalderia nasconde una sostanziale insicurezza. In fabbrica è seduto vicino a Gong-rae, una giovane donna che viene spesso picchiata dal marito. Il-do flirta apertamente con lei e, visto che sono gli unici giovani fra tutte le donne più anziane che lavorano lì, tra loro si crea una sorta di cameratismo. Ma ben presto le loro battutine scherzose si trasformano in qualcosa di più serio; nessuno dei due sa esattamente in cosa si stanno cacciando, ma una sera prendono un treno per Seoul ed entrano in un motel.
Per capire cosa rende Lovers in Woomukbaemi un film così straordinario è più semplice vederlo che spiegarlo. La trama è piuttosto semplice e, almeno in superficie, non affronta alcuna questione sociale importante. Tra tutte le opere del regista controcorrente Jang Sun-woo, questa è la più realista e convenzionale nella presentazione; eppure contiene una vitalità e un dinamismo che lo distinguono dagli altri film dell’epoca. Ogni attimo proiettato sullo schermo è estremamente vitale.
Molto è dovuto alla caratterizzazione ispirata e alle straordinarie interpretazioni dei due protagonisti, oltre a una formidabile prova d’attrice di Yoo Hae-ri nel ruolo della moglie di Il-do. Il film trabocca di emozioni forti, ma la visione complessiva è quella di un leggero umorismo e di comprensione empatica. Trovare il tono giusto per il film poteva essere difficile, ma Jang Sun-woo raggiunge un equilibrio perfetto, rendendolo uno dei classici intramontabili del cinema coreano.
Darcy Paquet