Ho visto More than Blue di Gavin Lin in un cinema di Hong Kong. Man mano che le tragedie si affastellavano sullo schermo, si accumulavano i suoni di chi apriva pacchetti di fazzoletti di carta e tirava su col naso. Guardando questo remake taiwanese di un film coreano in un cinema di Hong Kong ho iniziato a considerare il film come la prova che alcuni generi trascendono sul serio i confini culturali.
Per chi non avesse visto il film originale del 2009 del poeta-regista Won Tae-yeon, un breve riepilogo della trama: dopo un incontro casuale al liceo, K e Cream – entrambi rimasti senza genitori, in seguito a circostanze diverse – diventano subito amici e vanno a vivere insieme. I due sembrano provare qualcosa l’uno per l’altra, ma nei dieci anni della loro amicizia il loro legame non si è mai trasformato in una relazione più profonda a causa del segreto di K: ha una brutta malattia in forma terminale che può ripresentarsi in qualsiasi momento. Quando alla fine accade l’inevitabile, K fa tutto il possibile per garantire la felicità di Cream – anche se ciò significa consegnarla a un altro uomo.
In un remake, scegliere il cast giusto significa essere già a metà dell’opera. Jasper Liu (che incidentalmente ha uno stuolo di fan in Corea) e Chen Yi-han (alias Ivy Chen) condividono sullo schermo un’alchimia palpabile nei panni degli sfortunati futuri amanti, con la personalità spumeggiante di Chen che compensa il fascino fanciullesco di Liu. Anche quando le azioni dei personaggi non sembrano del tutto logiche, i due protagonisti riescono a convincerci che tutto viene fatto per la felicità dell’altro. Gavin Lin e il co-sceneggiatore Hermes Liu enfatizzano il ruolo della Cat Girl nel film originale, con l’idolo pop Gemma Wu che fornisce un delizioso intermezzo comico interpretando una diva egocentrica che scrive canzoni pop brutte ma esilaranti, con titoli come Kitty Bomb.
More than Blue propone esattamente ciò che suggerisce il suo titolo cinese (“Una storia che è più triste della tristezza”): una storia d’amore profondamente triste che parla di segreti, sacrificio e un tipo di amore disinteressato che si ritrova quasi solo nei film. È un melodramma sfacciatamente commerciale – e spesso commovente – con un bel cast, bellissime immagini e malinconiche canzoni pop, dove tutto è studiato per accompagnare lo spettatore a percorrere tutta la gamma delle emozioni umane prima che i dotti lacrimali si arrendano senza volerlo. Non sorprende che abbia avuto un successo clamoroso in tutta l’Asia.
Ci sarà sempre qualche cinico pronto a bocciare i melodrammi come More than Blue, accusandoli di non essere in contatto con la realtà o di essere emotivamente manipolatori in modo eccessivo; ma il film fornisce esattamente ciò che vogliono gli amanti del genere. Nonostante sia vincolato dal materiale originale (il remake aderisce strettamente alla trama originale con solo alcune piccole deviazioni), Lin riesce a modificarlo quel tanto che basta per adattarsi al gusto del suo pubblico, senza snaturare gli elementi che hanno fatto amare così tanto il film originale dai suoi fan. More than Blue non costituisce un punto di svolta nel genere strappalacrime, ma è un contributo forte in grado di soddisfare chi ha bisogno di farsi un bel pianto.
Kevin Ma