I cineasti coreani (e gli sceneggiatori di serie televisive) hanno finora scavato praticamente ovunque nella loro ricerca di spunti per film sulla storia coreana classica e moderna. Come nel caso degli studios hollywoodiani per i personaggi dei fumetti, l’industria del cinema coreano ha passato al setaccio ogni possibile fonte storica per trovare personaggi ed eventi che potessero essere trasformati nel nuovo blockbuster di successo.
Nel caso di The Great Battle, sono state tre sole righe di testo degli annali storici a formare la base di un film da 20 milioni di dollari. Nell’anno 645 il leggendario imperatore Taizong della dinastia Tang condusse personalmente un attacco contro il regno Goguryeo (37 a.C.-668 d.C.), che si trovava nelle regioni settentrionali della penisola coreana. Dopo una serie di vittorie, l’esercito Tang tentò di mettere sotto assedio la fortezza della città di Ansi (che attualmente appartiene alla Cina, ma all’epoca controllata dal regno Goguryeo). Malgrado avesse un esercito assai più numeroso, le difese della fortezza si rivelarono un osso molto più duro di quanto l’imperatore si aspettasse.
The Great Battle è essenzialmente la classica storia su un sicuro perdente, con il capo del contingente della fortezza di Ansi (interpretato da Zo In-sung) che deve ricorrere a organizzazione intelligente, velocità di pensiero e ingegnosità per lottare contro un nemico ben più forte. E non solo: il contingente principale del regno di Goguryeo, che è di stanza a Pyongyang, vede con sospetto i combattenti della città di Ansi, e quindi non si può contare troppo sul suo aiuto. In un certo senso, la trama di questo film è estremamente semplice: una volta entrato nel vivo, è semplicemente una lunga serie di scene di battaglia. Il regista Kim Kwang-sik, però, riesce a creare personaggi e sottotrame sufficientemente interessanti da tenere il pubblico inchiodato alla poltrona.
Sebbene il cast di questo film sia apparentemente infinito, con famosi attori caratteristi, ex modelle, divi del pop coreano e veterani brizzolati, tutti desiderosi di attirare l’attenzione, a dominare la storia è Zo In-sung (The King, A Dirty Carnival). Nei panni del comandante della fortezza Yang Man-chun, Zo comunica capacità di comando, intraprendenza e fisicità, che sfociano in un’interpretazione convincente e piacevole. Per contrasto, il co-protagonista del film, interpretato dal popolarissimo divo televisivo Nam Joo-hyuk (Cheese in the Trap). finisce per essere messo un po’ in ombra.
C’è un certo tipo di estetica che è necessario per il blockbuster estivo ideale. Anche se è stato scalzato dal periodo di punta della stagione estiva da film come Illang: The Wolf Brigade, Along with the Gods: The Last 49 Days, e The Spy Gone North, ed è stato obbligato a uscire in sala in settembre, The Great Battle rientra nei canoni del blockbuster estivo spettacolare molto più di tutti i suoi avversari. Ovviamente, ha goduto di un buon passaparola e ha finito per piazzarsi al secondo posto nella classifica dei dieci campioni d’incasso coreani dell’anno.
Sarebbe un’esagerazione dire che The Great Battle è un film eccezionalmente ben fatto, ma è grande, coinvolgente e carico di uno spettacolo autenticamente imponente. Il regista Kim riesce ad accelerare l’azione in un modo appassionante durante tutti i 135 minuti di durata del film e il momento culminante è davvero epico. Non ci si deve aspettare alcun approfondimento sulla storia asiatica classica, ma ci si può sicuramente aspettare di divertirsi.
Darcy Paquet