My Sweet Grappa Remedies

My Sweet Grappa Remedies
t.l. La mia dolce cura a base di grappa 
甘いお酒でうがい (Amai Osake de Ugai)
 
Japan, 2020, 108’, Japanese
Directed by: Ohku Akiko 
Script: Jiro
Music: Takano Masaki         
Photography (color): Nakamura Natsuyo
Editing: Yoneda Hiroyuki
Cast: Matsuyuki Yasuko, Kuroki Haru, Shimizu Hiroya, Furutachi Kanji, Koiso Katsuya

Date of First Release in Territory: April 10th, 2020
Premiere status: Italian Premiere


I film giapponesi incentrati su donne single sulla quarantina che lavorano in normali aziende e conducono una vita tranquilla sono pochi, sebbene le loro omologhe nella vita reale siano molte. E My Sweet Grappa Remedies, il nuovo incantevole dramma di Ohku Akiko, probabilmente non avrebbe visto la luce se non fosse tratto da un romanzo di Jiro, uno dei componenti del popolare duo comico Sissonne.
La protagonista Kawashima Yoshiko (Matsuyuki Yasuko) è un personaggio che Jiro ha interpretato per diversi anni nei suoi sketch (perché i comici maschi giapponesi adorino travestirsi da donna potrebbe essere il soggetto di un altro articolo). Quando la conosciamo, Yoshiko non ha marito né figli, ma non rappresenta il trito stereotipo della zitella non più giovanissima: tanto per cominciare non possiede gatti e poi non è nemmeno disperata.

Invece, trascorre il proprio tempo libero scrivendo un diario. I suoi appunti, sceneggiati nel film e letti da Matsuyuki in tono sussurrato, sono infarciti di approfondimenti a tratti poetici, a tratti acuti o spiritosi. Quando è sola, inoltre, Yoshiko, beve molto più del dovuto, e le sue preferenze spaziano dalla grappa del titolo al sakè e al vino rosso (“Vuoi del vino anche tu?”, chiede mentalmente a una zanzara che le sta ronzando intorno). Si sposta con una bici alla quale dà un’affettuosa pacca sul sellino quando la parcheggia, come se si trattasse di un animale domestico. Quando ritorna a prendere la bici e scopre che è stata spostata in uno spazio riservato alle biciclette parcheggiate fuori posto, cosa che accade con frequenza sconcertante, si avvilisce, anche se la bici le viene riconsegnata da un guardiano chiacchierone. Infine, anche se ha i suoi momenti di disappunto, come quando un biglietto di auguri per l’anno nuovo spedito a una nuova amicizia le viene restituito con la dicitura “impossibile da recapitare”, in definitiva Yoshiko ci mette poco a recuperare il buonumore. “Ti scriverò l’anno prossimo”, dichiara con una certa malinconia. Dietro un’apparenza timida e introversa si vede una donna con delle stravaganze che ispirano tenerezza e con uno spirito giovanile, capace di lavorare alacremente e silenziosamente in ufficio  come di saltellare per strada di sera come una ragazzina, per il divertimento dei passanti. Tutto questo però non basta a fare un film. 

Gli ingranaggi della trama, così come sono, iniziano a girare con la comparsa di Wakabayashi (Kuroki Haru), una collega più giovane che è esattamente l’opposto di Yoshiko: buffa, chiassosa e decisamente affettuosa, è lo Yin estroverso di uno Yang introverso rappresentato da Yoshiko. Quando Wakabayashi, comicamente, va su tutte le furie perché scopre che Yoshiko non ha detto che il giorno precedente era il suo compleanno, Yoshiko scrive sul suo diario “Non sono mai stata così felice di essere stata sgridata”, e anche noi siamo felici dell’impertinente presenza di Wakabayashi in un film che altrimenti poteva risultare decisamente più stucchevole. 

La storia, tuttavia, ingrana veramente la marcia con l’entrata in scena di Okamoto (Shimizu Hiroya), un giovanotto alto e bello che è stato compagno di università di Wakabayashi ed è più giovane di Yoshiko di una ventina d’anni. Quando i tre organizzano un pranzo tutti insieme, Yoshiko è segretamente elettrizzata. “Mi sento rivitalizzata”, scrive sul diario – e poi, “Mi innamoro con troppa facilità”. 
Da questo punto in poi il film diventa una sorta di Jules e Jim a ruoli invertiti, con Yoshiko e Wakabayshi che apprezzano la compagnia di Okamoto senza segni apparenti di competitività o gelosia, anche se, in definitiva, sappiamo già che Okamoto deve decidere se far coppia con una donna o con l’altra, malgrado non sia pienamente padrone del proprio destino. 

Ohku, che si è specializzata in film sul travaglio sentimentale di donne poco convenzionali sin dal suo esordio nel 2017 con il successo Tremble All You Want, ha realizzato My Sweet Grappa Remedies con un umorismo delicato e acuto, senza mai cadere nel paternalismo. Yoshiko sarà pure stata inventata da una mente maschile, ma nelle mani di Ohku diventa l’alter ego di diverse spettatrici che, malgrado l’età e le apparenze, non vogliono assolutamente smettere di vivere né di sperare di trovare l’uomo giusto.  


Ohku Akiko è nata a Yokohama nel 1968. Dopo la laurea in scienze politiche alla Meiji University ha lavorato come segretaria per un’organizzazione governativa. Dopo soli quattro mesi si è licenziata e si è iscritta alla School JCA, una scuola per aspiranti comici. In seguito ha lavorato come attrice ed è diventata un volto noto del varietà televisivo. Il suo primo film da regista è Igai to Shinanai (1999). I film successivi sono drammi incentrati su personaggi femminili; il successo di critica e pubblico è arrivato con Tremble All You Want (2017). La crisi del Covid-19 ha fatto rimandare l’uscita di My Sweet Grappa Remedies.

FILMOGRAFIA
1999 – Igai to Shinanai 
2007 – Tokyo Serendipity
2012 – Tokyo Mujirushi Joshi Monogatari
2013 – Monster
2013 – Tadaima, Jacqueline
2015 – Fantastic Girls
2017 – Tremble All You Want
2020 – My Sweet Grappa Remedies
Mark Schilling
FEFF: 2020
Regia: Ohku Akiko
Anno: 2020
Durata: 108'
Stato: Japan

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