The President’s Last Bang
t.l. L’ultimo colpo del presidente
그때 그사람들 (Geu-ttae geu-saramdeul)
South Korea, 2005, 103’, Korean, Japanese
Directed by: Im Sang-soo
Script: Im Sang-soo
Photography (color): Kim Woo-hyung
Editing: Lee Eun-soo
Art Direction: Lee Min-bok
Music: Kim Hong-jip
Producers: Shin Chul, Shim Jae-myung
Cast: Baek Yoon-sik (Kim Jae-gyu), Han Suk-kyu (Joo), Song Jae-ho (President), Kim Eung-soo (Secretary Min), Jeong Won-joong (Chief Cha)
Date of First Release in Territory: February 3rd, 2005; 2019 (restored version)
C’è chi ha definito il film The President’s Last Bang di Im Sang-soo come “il film più politico della storia del cinema sudcoreano”. Certo, sono poche le pellicole che hanno innescato nei dibattiti pubblici lo stesso livello di fervore di questo ritratto della notte in cui Park Chung-hee (un presidente autoritario che prese il potere con un colpo di stato militare nel 1961 e lo mantenne fino al 1979) venne ucciso a colpi di arma da fuoco dal suo capo dell’intelligence Kim Jae-gyu. Anche se la Corea, nei decenni trascorsi da quando Kim premette il grilletto, è cambiata tanto da risultare irriconoscibile, l’eredità di Park è una permanente fonte di discordia. Otto anni dopo l’uscita di questo film, la figlia di Park è stata eletta Presidente della Corea ed è rimasta in carica durante un lungo e controverso periodo finché è stata sottoposta a impeachment e destituita nel 2017.
In molti hanno visto Last Bang come un atto di diffamazione nei confronti del defunto presidente Park. Le parti più controverse del film sono quelle in cui si vedono Park e i suoi consulenti mentre parlano giapponese, o quelle in cui il presidente dimostra la sua simpatia per le canzoni enka giapponesi, la sua abitudine di fare fino a notte fonda festini pieni di alcol e di ragazze e la sua vigliaccheria di fronte al pericolo. Il motivo per cui la passione di Park per tutto quel che era giapponese sia oggetto di polemiche richiederebbe da solo una breve lezione di storia; basti dire che viene ritratto come un personaggio associato e allineato agli antichi colonizzatori della Corea.
Tuttavia in questo film c’è molto più di un semplice tatticismo politico. Si incentra su un protagonista che decide scientemente di cambiare il corso della storia. In questo senso, solleva una questione interessante: fino a che punto un individuo, o un ristretto gruppo di persone, possono realmente farlo?
Il fatto di avviare un processo che scatena il cambiamento viene mostrato come qualcosa di inaspettatamente semplice. Il direttore Im porta gli eventi di quella famosa notte a un livello estremamente umano, attraverso particolari evocativi sulle varie personalità coinvolte e facendo ampio uso di un umorismo cupo (gradito antidoto all’eroismo martellante di molti altri film coreani su argomenti storici). Di conseguenza, l’atto finale che demolisce l’epoca di Park (che viene significativamente collocato a metà del film, e non alla fine) viene percepito come qualcosa di prosaico.
Eppure, nel caos che segue la sparatoria, ci rendiamo conto poco per volta che l’ambizione di Kim Jae-gyu di cambiare la storia coreana si scontra con forze molto più potenti dello stesso dittatore assassinato. Un individuo può sì liberare le forze della storia, ma non può controllarle. Chi ha familiarità con la storia coreana saprà che, malgrado Park sia uscito di scena quella notte, la tirannia della dittatura militare è sopravvissuta sotto altra forma.
Nel 2005, poco prima che The President’s Last Bang uscisse nelle sale, il figlio di Park Chung-hee sporse denuncia per diffamazione e presentò un’ingiunzione per bloccarne la distribuzione. Un giudice del tribunale di Seoul autorizzò l’uscita del film, ma con una sentenza decisamente inconsueta, ordinò che venissero rimossi quattro minuti di sequenze documentarie, perché avrebbero “confuso” gli spettatori su ciò che era verità e ciò che era finzione. Gli spezzoni rimossi, che mostravano proteste antigovernative in apertura del film e immagini del funerale di Park insieme ai titoli di coda, erano importanti per l’opera nel suo complesso e quei quattro minuti di schermo nero apparsi al loro posto lasciarono al pubblico un’esperienza visiva del tutto diversa (siccome si trattava di una sentenza del tribunale, venne applicata anche a tutte le proiezioni internazionali, non solo quelle coreane). Ci sono voluti parecchi anni per concludere il processo di appello e far annullare la sentenza, ma per fortuna ora il pubblico può vedere la versione restaurata del film in tutta la sua interezza.
Im Sang-soo ha studiato alla Korean Academy of Film Arts (KAFA) e ha lavorato come assistente alla regia con Im Kwon-taek prima di fare il suo debutto con Girls’ Night Out (1998). Da allora è diventato uno dei principali registi coreani. Dopo essere entrato in concorso alla Mostra di Venezia con il suo terzo film, La moglie dell’avvocato (2003), è stato invitato alla Quinzaine des Réalisateurs del festival di Cannes con The President’s Last Bang. Tre dei suoi film sono stati invitati alla selezione ufficiale del festival di Cannes, e The Housemaid (2010) e The Taste of Money (2012) sono entrati in concorso.
FILMOGRAFIA
1998 – Girls’ Night Out
2000 – Tears
2003 – A Good Lawyer’s Wife
2005 – The President’s Last Bang
2007 – The Old Garden
2010 – The Housemaid
2012 – The Taste of Money
2015 – Intimate Enemies
2020 – Heaven: To the Land of Happiness
Darcy Paquet