Vertigo

Vertigo
t.l. Vertigine 
버티고 (Beotigo)

South Korea, 2019, 115’, Korean
Directed: Jeon Gye-soo
Script: Jeon Gye-soo 
Photography (color): Lee Seong-eun
Editing: Kim Hyeong-joo, Choi Ja-young
Art Direction: Kim Young-tak
Music: Kim Dong-ki
Producers: Jang So-jung, Yang Ah-young
Cast: Chun Woo-hee (Shin Seo-young), Yoo Tae-oh (Jin-soo), Jeong Jae-kwang (Seo Kwan-woo), Hong Ji-seok (Deputy Department Head Kwon), Park Ye-young (Ye-dam)

Date of First Release in Territory: October 16th, 2019
Premiere status: Italian Premiere


Vertigo di Jeon Gye-soo è interpretato dall’impegnatissima e richiestissima attrice Chun Woo-hee (Goksung – La presenza del diavolo, Idol), che riveste i panni di Seo-young, una trentenne in carriera impiegata in una società con sede in un grattacielo di Seoul. Malgrado l’aspetto esteriore affascinante, la sua vita è perennemente afflitta da crisi e difficoltà. Il suo è un lavoro temporaneo che dipende interamente dall’arbitrio dell’azienda e pure la sua relazione clandestina con il superiore Jin-soo (Yoo Tae-oh, Seoul Searching) è tutt’altro che stabile. Il rapporto con la madre che vive da un’altra parte, a Busan, è un disastro, per usare un eufemismo; mentre quello con il padre, con cui ha perso i contatti da molto tempo, è praticamente inesistente. Come se non bastasse, ha anche un problema di salute cronico.  

In poche parole, è l’archetipo della trentenne di città coreana che lavora, e che porta impresse nel corpo e nell’anima tutte le ansie e i dolori delle sue simili. Il film illustra senza reticenze la cultura aziendale coreana, apertamente misogina, tanto che a volte sembra quasi un documentario di whistleblowing. Le forme fisiche di violenza, comprese le molestie sessuali, sono solo uno degli aspetti: quel che è ancora più spaventoso, probabilmente, è il subdolo sistema di disparità sotteso a un comportamento così spudorato.

In una simile situazione, l’attrice che interpreta Seo-young deve reggere sulle sue spalle l’intero film, come Atlante la Terra; e Chun ne traccia il ritratto con fervore, a volte quasi con maestosità, come la protagonista di una sacra rappresentazione. È poi estremamente bella per tutto il film. Qualcuno ha detto scherzando che in realtà Vertigo è un video pittorico di due ore che mette in mostra Chun Woo-hee, ma penso che un’opera pittorica in grado di suscitare un tale livello di angoscia nello spettatore potrebbe avere grossi problemi.

Nel film, però, un problema vero c’è: spesso sembra che il dolore e l’angoscia di Seo-young siano trattati come oggetti di apprezzamento estetico. Come l’eroina di un’opera del XIX secolo, Seo-young è bellissima proprio perché soffre. In effetti, non è che il film dia più peso alla compassione evocata dalla sofferenza dell’eroina che alla sofferenza vera e propria? 
 
Credo che Kwan-woo (Jeong Jae-kwang, Extreme Job), il “protagonista maschile” del film, sia il personaggio che incarna questo particolare problema. Tanto per cominciare, fa il lavavetri nel grattacielo in cui lavora Seo-young. Grazie al suo lavoro, Kwan-woo continua a osservare Seo-young attraverso le finestre che pulisce, e alla fine anche lei si accorge del suo sguardo. Se questo fosse stato semplicemente un espediente per innescare una storia d’amore tra i due, non avrebbe avuto molta importanza. Tuttavia, in questo film il personaggio di Kwan-woo consiste letteralmente in una serie di persistenti sguardi voyeuristici rivolti a Seo-young. E non posso fare a meno di riconoscere una forte sovrapposizione tra le azioni di Kwan-woo e l’oggettivazione di Seo-young operata dal film. Per dirla schietta, questo “uomo che prova compassione per una donna bella e sofferente” ha troppo spazio in questo film per il resto incentrato sull’eroina.

Questo è uno dei motivi per cui sussultiamo un po’ quando, verso la fine, i due riescono a incontrarsi e iniziano a comunicare tra loro. È chiaro che tutto nella storia convergeva verso quel momento, che è in effetti drammatico e persino bello, ma non costituisce una vera risposta ai problemi di Seo-young. Si può solo sperare che Seo-young, una volta finito il film, abbia trovato una soluzione legale e adeguata per i suoi problemi. Dopotutto, potrebbe chiamare a comparire come testimone oculare un osservatore molto tenace.


Jeon Gye-soo si è laureato in filosofia alla Sogang University e in seguito ha scritto diverse opere teatrali. Dopo aver fatto esperienza nel teatro e nel musical, nel 2006 ha realizzato il suo primo lungometraggio, il musical The Ghost Theater. Il suo terzo lungometraggio, Love Fiction, oltre ad avere avuto un buon successo commerciale, ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura alla 48a edizione dei Baeksang Arts Awards.

FILMOGRAFIA 
2006 – The Ghost Theater
2010 – Lost & Found
2012 – Love Fiction
2019 – Vertigo
Djuna (translated by Kyu Hyun Kim)
FEFF: 2020
Regia: Jeon Gye-soo
Anno: 2019
Durata: 115'
Stato: South Korea

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