European Premiere
Blue
t.l. Blu
BLUE/ブルー
Japan, 2021, 107’, Japanese
Directed by: Yoshida Keisuke
Script: Yoshida Keisuke
Photography (color): Shida Takayuki
Editing: Seino Hideki
Music: Kamimura Shuhei
Producers: Okada Makoto, Kimura Toshiki
Executive Producer: Kato Kazuo
Cast: Matsuyama Kenichi, Kimura Fumino, Emoto Tokio, Higashide Masahiro
Date of First Release in Territory: April 9th, 2021
I film sul pugilato hanno un valore di mercato sulla base della loro autenticità. Da qui le storie dei media sul duro allenamento imposto agli attori o sugli sforzi del regista per rendere realistica l’azione sul ring. Uno dei film presi a modello è Toro Scatenato di Martin Scorsese (1980), nel quale la rozza brutalità dello sport è stata ripresa con sanguinolenta espressività.
I film giapponesi che hanno un pugile come protagonista non fanno eccezione, salvo per quelli che, come Tomorrow’s Joe (2011), si svolgono in territorio manga senza alcuna pretesa di realismo. Ma ciò che questi film spessissimo omettono, e che invece Blue di Yoshida Keisuke descrive con precisione magistrale e spietata, è il prezzo che tanta parte dei pugili paga in termini di danni cerebrali e i loro effetti collaterali, tra i quali l’insorgenza di demenza precoce.
Tuttavia il film, di cui Yoshida ha scritto anche la sceneggiatura rifacendosi ai suoi trent’anni di coinvolgimento nella boxe, non è un mero resoconto contenente un messaggio contro il pugilato. È, invece, una sorta di celebrazione che permette anche ai non appassionati di comprendere più chiaramente le ragioni per cui i pugili – pur sperimentando gli aspetti negativi di questo sport, danni cerebrali o prospettive per il futuro frustrate che siano – continuino lo stesso a praticarlo e ad amarlo. Un simile approccio a tutto tondo si trova anche in altre opere di Yoshida, come il dramma del 2016 Himeanole che svelava come in uno squilibrato assassino si celasse un bambino traumatizzato. Blue però è il culmine di una carriera.
La storia è incentrata su due amici d’infanzia che diventano pugili professionisti: Urita Nobuto (Matsuyama Kenichi), che pur conoscendo la boxe a menadito continua a perdere un incontro dopo l’altro, e Ogawa Kazuki (Higashide Masahiro), il quale possiede gli attributi fisici e la grinta implacabile che al suo simpatico amico mancano, ma inizia a manifestare segni di demenza per i colpi ricevuti, con perdite di memoria e offuscamento mentale. Questo e anche altro preoccupa la sua fedele ma perspicace fidanzata Chika (Kimura Fumino), che conosce i due amici sin dall’infanzia e sa che dovrebbero entrambi abbandonare la boxe. C’è poi Narazaki Tsuyoshi (Emoto Tokio), buffo impiegato di una sala di pachinko, che arriva nella palestra di Urita e Ogawa per imparare qualche brillante mossa da poter sfoggiare per intimidire i clienti indisciplinati e impressionare una svampita collega. I frequentatori abituali della palestra lo stroncano subito, ma un sorridente Urita gli dice che ha fatto “una bella combinazione” in un incontro di allenamento altrimenti disastroso. Rincuorato, Narazaki inizia ad allenarsi seriamente e il ragazzo imbranato lascia spazio a un personaggio nuovo e determinato. Nel frattempo, Urita e Ogawa affrontano momenti cruciali nelle loro carriere personali, mentre Ogawa ambisce a quella che probabilmente rappresenta la sua ultima possibilità di vittoria nei pesi welter giapponesi.
Il valore del film, comunque, risiede non tanto in una trama imperniata sulla possibilità o meno di vincere un incontro importante, quanto nel consapevole ritratto del mondo della boxe giapponese, dove persino un contendente al titolo come Ogawa guida un camioncino delle consegne per sbarcare il lunario, mentre un istruttore abile come Urita viene svilito da una massaia perché si incaponisce a svolgere quello che lei definisce un lavoro senza alcuno sbocco. Inoltre, invece del realismo superficiale già visto in diversi film sulla boxe, questa pellicola mostra come le tecniche che meticolosamente Urita insegna a Narazaki e ad altri funzionino sul ring contro un vero avversario. Ho sentito innumerevoli volte definire il pugilato una scienza esatta, ma gli incontri di Blue, tutti coreografati dallo stesso Yoshida, sono i primi in cui io abbia visto quella “scienza” diventare realtà.
Higashide nel frattempo ritrae la caduta di Ogawa con straziante realismo e Matsuyama rivela il dolore che si cela dietro la sorridente maschera di Urita con una precisione e un intensità che non implorano mai compassione.
Tuttavia, per ragioni che non saprei spiegare, mentre scorrevano i titoli di coda sorridevo nonostante tutto. Blue è riuscito a spazzar via la malinconia pandemica.
Yoshida Keisuke
Yoshida Keisuke (1975) si è diplomato alla scuola di cinema e arti visive di Tokyo. Nel 2006 ha esordito alla regia con il dramma giovanile Raw Summer. Ha continuato a lavorare come tecnico delle luci, e intanto ha scritto un romanzo che poi ha tradotto in film, l’eccentrica commedia sul rapporto padre-figlia Café Isobe (2008). Altri suoi film avevano protagoniste femminili e diversi elementi comici. Nel 2016 Himeanole, un dramma-thriller che illustrava come il bullismo giovanile possa degenerare fino all’omicidio, è stato presentato al FEFF di Udine. Il suo film più recente è il dramma pugilistico Blue, per la cui storia il regista si è ispirato alla sua pratica trentennale di questo sport.
FILMOGRAFIA SELEZIONATA
2005 – Raw Summer
2006 – The Contents of the Desk
2008 – Cafe Isobe
2010 – Triangle
2013 – Mugiko-san to
2013 – The Workhorse & the Bigmouth
2014 – Silver Spoon
2016 – Himeanole
2021 – Blue