World Premiere
Coffin Homes
t.l. Case-loculo
鬼同你住 (Gwai Tung Nei Jyu)
Hong Kong, 2021, 107’, Cantonese
Directed by: Fruit Chan
Script: Fruit Chan
Photography (color): Chan Ka-shun
Editing: Tin Sub-fat (Fruit Chan)
Art Direction: Leung Tsz-yin
Producer: Fruit Chan
Cast: Wong You-nam (Jimmy Lam), Tai Bo (Cheung), Paul Che (a.k.a. Paul Carr) (butcher ghost), Loletta Lee (Wai-shan), Susan Shaw (Mother Leung), Adora Pagara Ecat (Amy), Bonnie Ngai (Wai-ling), Teresa Mak (Wai-yee), Chelffy Yau (Lily Wong), Ai Wai (Yuen's boss), Cheung Tat-ming (noodle-shop boss)
Date of First Release in Territory: August 19th, 2021
La satira selvaggia si accompagna a spettri e violenza fumettistica in Coffin Homes di Fruit Chan, una raccapricciante antologia di racconti dell’orrore sullo sfondo del mercato immobiliare di Hong Kong con i suoi prezzi astronomici.
Tre storie si intrecciano, a scandagliare le profondità della crisi del mattone che ha investito la città. Nella prima, ambientata principalmente in una vecchia villa su un grande appezzamento di terreno, alla morte di una matriarca di 98 anni tutti i componenti della famiglia si riuniscono per spartirsi il bottino. Dopo un raccapricciante sviluppo degli eventi, una delle figlie e la domestica della famiglia si ritrovano con dei cadaveri da far sparire. Nella seconda, l’agente immobiliare Jimmy Lam (Wong You-nam) vive di nascosto in un “appartamento della morte” – un appartamento in cui qualcuno è morto e per questo motivo viene snobbato dai clienti – quando appare lo spettro che abitava nella casa (Paul Che) e cominciano i guai a causa dei debiti. E infine c’è l’appartamento suddiviso, il cui ricco proprietario Cheung (Tai Bo) vorrebbe ricavare ancora più soldi dall’affitto dei suoi squallidi locali. La sua ultima trovata è quella di rielaborare la planimetria degli spazi in modo da ricavare cubicoli di 8 metri quadrati da dare in affitto a 4.888 HK$ (€520) al mese, e anche lui è tormentato dal fantasma di un bambino.
Coffin Homes è una commedia horror, ma il punto di vista di Fruit Chan sul mercato immobiliare di Hong Kong riflette un problema serio. Nel film, avidi proprietari sono additati per aver diviso le case in appartamenti sempre più piccoli, gli agenti immobiliari e i loro soci sono dipinti come gentaglia senza scrupoli, e le società immobiliari sono considerate un passo avanti rispetto al governo, al punto che escogitano un piano per contrastare una proposta di tassa sugli spazi sfitti, poiché gli speculatori preferiscono tenere gli appartamenti invenduti mentre i prezzi continuano a salire. La gente comune è sotto pressione, come il titolare di un ristorantino di noodle che quando gli viene aumentato l’affitto inizia a ridurre le porzioni. Sono presi di mira pure gli opportunisti che si arricchiscono con le compravendite, anche se la loro specie è considerata la quintessenza dell’abitante di Hong Kong (“Se non speculi, non sei un hongkonghese”, sentiamo dire nel film).
Il film di Chan è particolarmente incisivo quando ritrae la fascia bassa del mercato, dove le case a cubicolo grandi quanto un letto e date in affitto sono state soppiantate da minuscoli spazi con pareti solide (o “cubicoli a forma di bara”), mentre i “nano appartamenti” – alcuni non più grandi di un posto macchina – stanno spuntando a migliaia, a prezzi esorbitanti. Quando gli viene detto che quei microscopici appartamentini sono la “terza generazione delle case per i poveri”, persino Cheung è afflitto, ed esclama: “Ma quale Perla d’Oriente? A me sembrano più le Budella d’Oriente!”.
Chan aveva già lanciato diverse stoccate al business immobiliare nel suo film precedente, The Abortionist (2019), e questa volta ci va giù pesante. La satira è implacabile e gli autori si esaltano con l’orrore. All’inizio del film, in una scena di morte si verifica una escalation di armi pazzesca, con le persone che si colpiscono a vicenda con coltelli, forchette da barbecue e asce. E in seguito, accoltellamenti e smembramenti si accompagnano a grandi spruzzi di sangue, come se la troupe avesse preso spunto dallo sketch “Salad Days” dei Monty Python. Anche l’horror tradizionale di Hong Kong entra in scena, con elementi come arti che si allungano e l’apparizione del Re degli Spiriti dell’oltretomba. Il cast principale di Coffin Homes, composto da Wong You-nam, Tai Bo e Loletta Lee, incanala abilmente materiale macabro e misterioso, e il veterano Paul Che è particolarmente convincente nei panni del fantasma di un macellaio.
Ci vorrebbe un cartello per avvisare gli spettatori più schizzinosi che nel film di Chan sangue e budella abbondano – dopo tutto, questo è il tipo di film che sfoggia con orgoglio battute come “Fermati! Perché mi stai mordendo l’intestino?!” Ma altrettanto spiacevole è la realtà che fa da sfondo a Coffin Homes: un macello del mercato immobiliare che grava su molti hongkonghesi giorno dopo giorno, anno dopo anno.
Fruit Chan
Fruit Chan è nato nel 1959 a Guangzhou ed è cresciuto a Hong Kong. Entrato a far parte dell’industria cinematografica nei primi anni Ottanta come assistente alla regia, ha diretto il suo primo lungometraggio, Finale in Blood, nel 1993. Chan ha fatto furore con il film a basso budget Made in Hong Kong (1997) e in seguito ha ottenuto larghi consensi con film come The Longest Summer (1998), Durian, Durian (2000), Hollywood Hong Kong (2001) e Dumplings: Three...Extremes (2004). Oltre a dirigere lungometraggi, Chan è anche produttore e regista di cortometraggi.
FILMOGRAFIA SELEZIONATA
1993 – Finale in Blood
1997 – Made in Hong Kong
1999 – Little Cheung
2000 – Durian, Durian
2001 – Hollywood Hong Kong
2004 – Dumplings: Three...Extremes
2014 – The Midnight After
2018 – Three Husbands
2019 – The Abortionist
2021 – Coffin Homes