European Premiere
Ito
いとみち (Itomichi)
Japan, 2021, 117’, Japanese
Directed by: Yokohama Satoko
Script: Yokohama Satoko
Original Story: Koshigaya Osamu
Photography (color): Yanagishima Katsumi
Editing: Fushima Shinichi
Music: Watanabe Takuma
Producer: Matsumura Ryuichi
Executive Producer: Kawamura Hideki
Cast: Komai Ren, Toyokawa Etsushi, Nakajima Ayumu, Kurokawa Mei
Date of First Release in Territory: June, 2021
I trailer di film che rivelano punti fondamentali della storia sono spesso bersaglio delle ire dei cinefili, ma che il poster di un film sveli quello che potrebbe essere il finale è piuttosto raro.
Non credo però che Ito, commovente dramma di Yokohama Satoko ambientato nella prefettura di Aomori (luogo di nascita della regista), venga granché danneggiato dalla locandina con la protagonista che dà il nome al film: una ragazza che suona uno shamisen in uniforme da cameriera e fa un salto di gioia sembra piuttosto suggerire un musical allegro e brioso.
Cosa che invece Ito decisamente non è. Tratto da un romanzo del 2011 di Koshigaya Osamu, è invece una storia che viene spesso raccontata nei seishun eiga (“drammi adolescenziali”): un’adolescente con difficoltà relazionali che si ribella contro la sua famiglia e contro quello che si potrebbe definire il suo destino.
Ito (Komai Ren) – che odia il suo nome antiquato – vive a Hirosaki, nella prefettura di Aomori, con il padre insegnante (Toyokawa Etsushi) e la nonna suonatrice di shamisen. Anche sua madre, morta quando lei aveva cinque anni, era una talentuosa suonatrice di shamisen Tsugaru: uno stile musicale vivace e comunicativo originario della penisola di Tsugaru, nella prefettura di Aomori.
Ito ha imparato a suonare lo shamisen imitando la nonna, ma ora non suona mai, e non prova il benché minimo interesse nei confronti degli studi sul folklore condotti dal padre. In altre parole, la prima impressione che trasmette è quella dell’ennesima adolescente complicata nell’ennesimo dramma incentrato su una famiglia problematica.
Ma Yokohama, anche autrice della sceneggiatura, ci mostra ben presto un altro, ben più singolare aspetto della protagonista. Spostandosi fino alla città di Aomori, Ito si trova un lavoro in un maid café all’angolo di un edificio fatiscente. Sebbene si tratti di una delle tante ramificazioni dell’industria del sesso giapponese, il maid café, almeno in questa variante di Aomori, gioca più sugli aspetti kawaii (carini) che su quelli eroi (erotici). Ito e le altre cameriere sono abbigliate con divise modeste e frivole e ingaggiano scambi rituali di battute sdolcinate con i loro “padroni” (i clienti), per la maggior parte tipi inoffensivi e strambi. Una regola, rigidamente imposta dal simpatico barista (Nakajima Ayumu), è: le ragazze non si toccano.
Perché Ito lo fa? Come lei stessa dice a Sachiko (Kurokawa Mei), una collega solidale e diretta, spera che questo lavoro la renderà più sicura di sé e più socievole. “Voglio migliorare la mia conversazione” dichiara esitante. Vuole anche allontanarsi da casa, dove le fanno pressione affinché segua le orme di una madre che le manca, ma che a malapena ricorda.
Da questo momento in poi risulta chiaro che, prima o poi, Ito diventerà la strimpellatrice di shamisen che vediamo nel cartellone, o che il pubblico che si è immaginato un intrattenimento musicale si sentirà decisamente raggirato. E alla fine il film lo accontenta, pur rimanendo incentrato sugli sforzi della protagonista per uscire dal proprio guscio e affrontare le sue perdite personali e il suo destino musicale.
Nei panni di Ito, Komai Ren interpreta un’adolescente in difficoltà simile al ruolo che l’ha lanciata nel 2018 nel film drammatico The Name, ma di una timidezza che arriva al mutismo. Mi sono chiesto se non sia stata eccessiva nel passaggio da un’affascinante goffaggine a una fastidiosa vacuità. Ma Komai non perde mai di vista la vita interiore di Ito, il suo amore profondo per la sua famiglia o il suo caparbio desiderio di uscire dal guscio. Il suo silenzio è un po’ quello di un vulcano silente ma attivo.
Così, quando alla fine Ito riprende in mano lo shamisen e suona con un calore degno dello stile Tsugaru, tutto appare naturale e vero, perché l’abbiamo percepito fin dall’inizio e, molto più della ragazza sorridente del poster, Ito infiamma lo schermo.
Yokohama Satoko
Yokohama Satoko, nata nella prefettura di Aomori nel 1978, ha realizzato il suo film d’esordio, Chiemi-chan to Kokkun Batcho (2005) dopo la laurea alla Film School of Tokyo nel 2004. La sua opera seconda, German + Rain (2007), ha ricevuto il premio per i registi esordienti dal Directors Guild of Japan. Il film che l’ha fatta notare a livello internazionale è Bare Essence of Life (2009), una storia bizzarra a metà tra dramma e fantasy, presentata a diversi festival. Da allora ha realizzato video musicali, cortometraggi, serie tv e film per il cinema, fra i quali il più recente è il dramma a tema musicale Ito, girato nella sua Aomori natìa.
FILMOGRAFIA
2005 – Chiemi-chan to Kokkun Batcho
2007 – German + Rain
2009 – Bare Essence of Life
2016 – The Actor
2021 – Ito