Underdog, Part 1

European Premiere

Underdog, part 1 & part 2

t.l. Lo sfavorito
アンダードッグ (Andadoggu)

Japan, 2020, 276’ (131’+145’), Japanese
Directed by: Take Masaharu
Script: Adachi Shin
Photography (color): Nishimura Hakko
Editing: Suzaki Chieko        
Music: Kaida Shogo
Producers: Sato Gen, Heitai Yuji, Miyata Kotaro
Production Company: Toei Video Company Ltd.
Cast: Moriyama Mirai, Katsuji Ryo, Kitamura Takumi, Hagiwara Minori, Mizukawa Asami, Kazama Morio, Takiuchi Kumi 

Date of First Release in Territory: TBA 

 

 

Underdog di Take Masaharu è un’epopea cinematografica sul pugilato. Presentato in due parti, ha una durata di 246 minuti, neanche lungo se paragonato a maratone cinematografiche leggendarie come quella di Andy Warhol dal calzante titolo Sleep (321 minuti) o il monumentale Napoléon di Abel Gance (332 minuti), ma è comunque un buon test di resistenza. 

 

E ne vale la pena, anche se la seconda metà della storia assume sfumature melodrammatiche man mano che si avvicina inesorabilmente verso l’incontro culminante tra i due personaggi principali. 

 

La sceneggiatura originale è di Adachi Shin, già collaboratore di Take per un altro film sulla boxe, 100 Yen Love, del 2014, con Ando Sakura nel ruolo di una sfaticata diventata pugile. Oltre ad aver ricevuto altri riconoscimenti, sia Ando che Adachi sono stati premiati ai Japan Academy awards, lei come migliore attrice, lui per la miglior sceneggiatura. 

 

Questa volta Take e Adachi ci presentano tre pugili che esemplificano il titolo di Underdog (sfavorito): Suenaga Akira (Moriyama Mirai), un ex contendente al titolo che ora è diventato un punching bag umano, Miyagi Shun (Katsuji Ryo), un comico televisivo fallito che vede il pugilato come l’ultima chance di carriera nello show business, e Omura Ryuta (Kitamura Takumi), uno spavaldo pugile emergente con un futuro brillante ma un passato violento. 

 

In alcune interviste Take ha dichiarato che Toro scatenato di Martin Scorsese ha avuto su di lui una grossa influenza, com’è evidente nelle scene di combattimento. Moriyama, Katsuji e Kitamura non saranno Robert De Niro, ma le loro performance sul ring, intense e all’ultimo sangue, sono molto simili a quelle dell’attore americano e come De Niro hanno dovuto sottoporsi a un duro allenamento per poter interpretare i loro ruoli (per quanto, a differenza del divo americano, non abbiano dovuto ingrassare a dismisura per calarsi nei loro personaggi dopo la carriera pugilistica). 

 

La prima persona che incontriamo è l’Akira di Moriyama, un pugile veterano ormai finito che si allena a suon di sigarette e alcol per incontri di boxe di poco conto e che lavora come autista per un’agenzia di ragazze squillo deriheru (“salute a domicilio”). Akira però ha ancora un fan, Ryuta, che gli dice di averlo visto nella finale giapponese dei pesi leggeri, persa per KO. L’ammirazione di Ryuta per il coraggioso combattimento di Akira in quell’occasione si mescola al disprezzo per quel che l’uomo è diventato. “Smettila di sputare sul pugilato!”, gli dice Ryuta, dopo aver superato alla grande il test per diventare pugile professionista. Con un matrimonio felice e la moglie (Hagiwara Minori) da poco incinta, Ryuta sta attraversando una fase positiva della sua vita sia personale che professionale. 

 

Poi l’irascibile manager della palestra assegna ad Akira un combattimento contro Miyagi che dovrà essere il momento culminante di un reality show imperniato sul comico che si batte contro un pugile professionista. “Puoi tirargli qualche sberla”, dicono gli agenti di Miyagi a un Akira che sorride cinicamente. Intanto però Miyagi si sta sottoponendo a un pesante allenamento, non solo per evitare di fare la figura dello scemo sul ring ma anche per dimostrare a suo padre, un famoso attore (Kazama Morio), di non essere un vero perdente.

 

Questa descrizione della trama non è che un graffio sulla superficie della storia, e non tocca i rapporti di Akira con la sua ex moglie incattivita (Mizukawa Asami), con il figlio che lo idolatra e con una sensuale e cinica lavoratrice del sesso (Takiuchi Kumi) che diventa la sua amante. Il suo incontro con Miyagi porterà cambiamenti radicali nella vita dei due pugili, e culminerà in un’ulteriore e disperata battaglia sul ring.

 

In definitiva, il trio protagonista del film non combatte per la ricchezza e la fama, bensì per ottenere redenzione e rispetto di sé. Non si tratta, quindi, di samurai dei giorni nostri, ma piuttosto di anime ferite che cercano di brillare picchiandosi a sangue.

 

Se questo vi sembra sbagliato, forse Underdog non è adatto a voi. Tuttavia, nel suo crudo realismo, sia sul ring che fuori dal ring, è il miglior film sul pugilato realizzato in Giappone da decenni a questa parte.  

 

 

Take Masaharu

Nato nel 1967 nella prefettura di Aichi, Take Masaharu ha debuttato alla regia nel 2007 con Boy Meets Pusan, una commedia realizzata in collaborazione con l’International Film Festival di Busan (allora Pusan). Nel 2014 Take ha girato Unsung Hero, dramma ambientato nel mondo degli stuntman d’azione, e 100 Yen Love, un film sul pugilato interpretato da Ando Sakura. Nel 2018 ha avuto un buon successo di botteghino We Make Antiques!, commedia su un vasaio in cattive acque e un mercante d’arte corrotto che cospirano per realizzare falsi capolavori, con un sequel uscito nel 2020. Lo stesso anno, Underdog è stato il film di apertura del Tokyo International Film Festival. 

FILMOGRAFIA SELEZIONATA / SELECTED FILMOGRAPHY

2006 – Boy Meets Pusan 
2009 – Cafe Seoul
2014 – Unsung Hero 
2014 – 100 Yen Love
2018 – We Make Antiques!
2020 – We Make Antiques! Kyoto Rendezvous
2020 – Underdog, part 1 & part 2
  

Mark Schilling
FEFF: 2021
Regia: TAKE Masaharu
Anno: 2021
Durata: 131'
Stato: Japan

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