Audition

Audition 
オーディション (Odishon)

Japan, 1999, 115’, Japanese
Directed by: Miike Takashi
Screenplay: Tengan Daisuke
Photography (color): Yamamoto Hideo 
Editing: Shimamura Yasushi 
Art Direction: Ozeki Tatsuo
Music: Endo Koji
Executive Producer: Yokohama Toyoyuki 
Producers: Fukushima Satoshi, Suyama Akemi
Cast: Ishibashi Ryo, Kunimura Jun, Shiina Eihi, Sawaki Tetsu, Ishibashi Renji, Matsuda Miyuki 

Date of First Release in Territory: March 3rd, 2000


Il protagonista del thriller di Miike Takashi Audition (2000) è un vedovo di mezza età, inconsapevolmente portato all’autoinganno. Miike aveva già esplorato il territorio di simili maschi solitari in altri film ma in Audition si spinge più in profondità. Ricorda Il sesto senso nella sua allucinata capacità di persuasione, ma mentre M. Night Shyamalan celebra la persistenza dell’amore, Audition mette in evidenza il potere dell’odio nella sua fredda e beffarda furia.
Il protagonista Aoyama (Ishibashi Ryo) gestisce una piccola società di distribuzione video ed è ancora in lutto per la moglie morta sette anni prima. Il figlio adolescente gli ripete che dovrebbe risposarsi e Aoyama è tendenzialmente d’accordo. Ma come fare a trovare la donna giusta? La sua compagna ideale è modesta, raffinata e abile in un’arte tradizionale, occidentale o giapponese, ma come trovare una donna simile nella massa volgare e scervellata delle giovani generazioni?
Il suo amico Yoshikawa (Kunimura Jun), un produttore cinematografico che sa come va il mondo, ha una soluzione ingegnosa, anche se subdola: fare un provino per un ruolo da protagonista di un film e fare la scelta fra le centinaia di donne che hanno spedito il curriculum. Il provino non sarà una completa messinscena, garantisce Yoshikawa ad Aoyama assalito dagli scrupoli: lui vuole davvero realizzare un film, ma il materiale adatto per il matrimonio non sarà tra le finaliste. “Un’attrice in grado di fare la protagonista in un film non ti sposerebbe mai”, gli dice il saggio amico. “E donne così non sono comunque adatte al matrimonio”.
Ciò che Aoyama trova, dopo aver passato al vaglio pile di curriculum, è Yamazaki Asami (Shiina Eihi), una giovane donna attraente con uno sguardo ammaliante, dodici anni di danza e una serietà confortante. Dopo un infortunio che ha interrotto la sua carriera nella danza all’età di diciotto anni, scrive sul suo curriculum, ha attraversato una sconvolgente crisi personale e ha “imparato ad accettare la morte”. Chiaramente la donna dei suoi sogni!
Aoyama è ancora più affascinato quando incontra l’incantevole e misteriosa Asami al provino, e sta quasi per dichiararle le sue intenzioni. Per nulla scoraggiato dal suggerimento di Yoshikawa di andarci piano, Aoyama decide, dopo un paio di appuntamenti e un weekend appassionato in una località termale, che Asami è la donna che fa per lui. Ciò che però lui non vede, quando Asami risponde al telefono nel caos della sua stanza, è il sacco sullo sfondo, con dentro una figura umana che contorce. L’amore è cieco, si usa dire – e Aoyama sta per scoprire quanto pericolosa può essere la cecità.
Partendo da un romanzo di Murakami Ryu, Miike e lo sceneggiatore Tengan Daisuke tendono con molta cura una trappola all’inconsapevole Aoyama, mentre giocano a carte scoperte con gli spettatori. Ma per quanto consapevoli possiamo essere del fatto che Asami significa guai, non possiamo immaginare sino a che punto, finché non si toglie la maschera e rimane scoperta in tutta la sua rabbia dolcemente sorridente ma crudelmente implacabile.
Shiina Eihi, all’epoca una modella senza esperienze cinematografiche, era perfetta nei panni di Asami. Con il suo volto pallido e i suoi occhi grandi e liquidi che un momento possono sembrare appassionati e subito dopo gelidi come la pietra, interpreta Asami con elasticità e perfezione. Invece Ryo Ishibashi, vocalista rock diventato attore, offre un’interpretazione ben lontana dai duri che interpretava abitualmente, infondendo vulnerabilità a un personaggio che in mani diverse avrebbe potuto sembrare semplicemente egocentrico e ottuso. Eppure, è possibile simpatizzare con il suo Aoyama, mistificatore e manipolatore? Alcuni hanno definito il climax del film, col suo tuffo in un orrore sconvolgente, una legittima vendetta femminista. Altri hanno descritto Asami come un angelo vendicatore anche se dal punto di vista di Aoyama si tratta piuttosto di un demone psicotico.
Indipendentemente da come lo si interpreti, Audition ha dimostrato che la reputazione che Miike aveva all’estero come autore di film di genere di bassa lega che violavano ogni norma del buon gusto era limitata e sbagliata. Questo film ha provato che uno dei principali registi giapponesi della sua generazione aveva finalmente trovato la propria dimensione.


Miike Takashi 

Miike Takashi (Osaka, 1960) ha frequentato a Yokohama la scuola di cinema di Imamura ed è anche stato assistente regista di Imamura per Zegen (1987) e Black Rain (1989). Nel 1991 ha debuttato come regista con il film per l’home video Eye Catch Junction. Si è poi più o meno specializzato nel genere yakuza, con grandi porzioni di violenza grottesca accompagnate da humour nero. Nel 2003 il J-horror One Missed Call è stato il suo primo grosso successo al botteghino. In seguito ha alternato progetti commerciali ad alto budget e piccoli film indipendenti come Gozu, una surreale storia di gangster. Nell’insieme Miike ha realizzato più di 100 titoli. 

FILMOGRAFIA SELEZIONATA

1991 – Eye Catch Junction 
1996 – Fudoh: The New Generation
1999 – Audition
2001 – Ichi the Killer
2003 – One Missed Call
2003 – Gozu
2005 – The Great Yokai War
2001 – Harakiri: Death of a Samurai 
2013 – Shield of Straw
2021 – Mole Song Final
Mark Schilling
FEFF: 2022
Regia: MIIKE Takashi
Anno: 1999
Durata: 115'
Stato: Japan

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