Citizen K

ITALIAN FESTIVAL PREMIERE

Citizen K
t.l. Cittadino K

France, 2021, 73’, Japanese, French
Directed by: Yves Montmayeur          
Screenplay: Yves Montmayeur
Photography (color): Yves Montmayeur, Yann Moreau, Stéphane Rossi, Constant Voisin 
Editing: Fabien Bouillaud         
Music: Higashi Yoko
Producers: Damien Le Boucher, Thierry Tripod 
Cast: Takeshi Kitano, Michel Temman, Kishimoto Kayoko, Yanagijima Katsumi, Koike Yuriko         

Date of First Release in Territory: November 24th, 2021; May 1st, 2022


Girato dal documentarista francese Yves Montmayeur, Citizen K è un lungometraggio di 73 minuti sulla vita e la carriera di Takeshi Kitano, regista conosciuto a livello internazionale, che usa il nome d’arte Beat Takeshi nella sua carriera estremamente prolifica di attore, comico e presentatore televisivo.  
L’elemento centrale del documentario è un’intervista con lo stesso Kitano, accompagnata da filmati in cui lo si vede in tutti i suoi ruoli, dal giovane e sfrontato comico che parla dei suoi primi tempi come ragazzo dell’ascensore in un club di striptease, alla sua più recente incarnazione come anziano statista del mondo del cinema che dà consigli ai giovani cineasti (ad esempio: “Non dovresti sacrificarti per il cinema…  A nessuno frega un accidente”).  
Il film, per il quale il biografo di Kitano Michel Temman fornisce uno sfondo e un quadro critico d’insieme (“Beat Takeshi è un provocatore della società giapponese”), inizia con la giovinezza di Kitano che cresce in povertà in un quartiere difficile di Tokyo dove i gangster della yakuza girano per le strade. Entra alla Meiji University nel 1966 per studiare ingegneria e viene coinvolto nelle dimostrazioni studentesche dell’epoca (“Lanciavamo pietre e intonavamo canzoni di protesta senza sapere cosa significavano le parole che pronunciavamo”), ma abbandona presto l’università per diventare un discepolo di Fukami Kenzaburo, il divo comico del club summenzionato ad Asakasa, chiassoso quartiere dell’intrattenimento. 
Nel 1974, insieme a Kaneko Jiro, un altro comico che si dà da fare per riuscire a tutti i costi, Kitano lancia un numero di manzai (duo comico) chiamato Two Beats, e prende il nome d’arte Beat Takeshi. Alla fine degli anni Settanta e nei primi anni Ottanta, i due cavalcano l’onda del “boom del manzai” al vertice del mondo dell’intrattenimento giapponese, mentre Kitano forgia la propria identità con il suo umorismo irriverente e incurante dei tabù. Nel 1983, con Furyo – il dramma sulla seconda guerra mondiale di Oshima Nagisa in cui ha il suo primo ruolo cinematografico importante,  come guardia in un campo di prigionia – Kitano inizia una carriera parallela di attore serio, in film e fiction tv. Era, come lui stesso dice, “una sfida difficile”, visto che il pubblico continuava a ridere ogni volta che vedeva la sua faccia sullo schermo, per quanto malvagio fosse il suo personaggio. 
Nel 1989 egli fa un’ulteriore aggiunta al suo curriculum dirigendo il duro film poliziesco Violent Cop, in cui interpreta il protagonista del titolo con un’implacabilità glaciale che spegne le risate in gola. Nei film successivi, e soprattutto in Sonatine (1993), che gli regala la notorietà a livello internazionale, Kitano colpisce i critici con uno stile minimalistico spesso mescolato a una grande violenza, che viene considerato innovativo, sebbene il direttore della fotografia Yanagijima Katsumi rilevi che “non aveva una preparazione formale e non era neanche un appassionato di cinema”. Nel 1997 il Leone d’Oro vinto alla Mostra di Venezia per il suo Hana-bi, su un poliziotto in missione, lo eleva al rango degli autori di livello mondiale, fuori dalla portata dei guastafeste che vedevano la sua opera cinematografica come l’hobby di un uomo ricco che ha soldi da buttare. 
Tutto questo e molto altro sono cose già note ai fan di Kitano, ma le osservazioni e gli approfondimenti nel film, da parte di Kitano e di altri, aggiungono una nuova dimensione a una storia detta e ridetta. Parlando del suo recupero dopo un incidente in scooter che quasi gli costava la vita, Kitano afferma: “Essendo sfuggito alla morte, non mi importerebbe di morire domani. Non mi pongo alcun limite e faccio ciò che voglio”.
Citizen K è la vivace ed eloquente testimonianza di come quella filosofia di libertà artistica, così inusuale nella società giapponese in generale e nel mondo del cinema giapponese in particolare, ha prodotto un corpus inimitabile e di altissimo livello.  


Yves Montmayeur

Nato in Francia nel 1963, Yves Montmayeur ha iniziato a scrivere come critico cinematografico nel 1993, lavorando in seguito per la televisione. Nel 1998 ha iniziato a dirigere programmi speciali sul cinema e documentari su personaggi del mondo del cinema,  concentrandosi soprattutto sui cineasti giapponesi e di altri paesi asiatici. Il suo documentario del 2015 The 1000 Eyes of Dr. Maddin sul regista canadese Guy Maddin ha ottenuto il premio per il miglior documentario sul cinema alla Mostra di Venezia. Citizen K, il documentario che ha realizzato nel 2021, è uscito contemporaneamente in Francia e Germania sul canale in streaming Arte nel marzo dello scorso anno. 

FILMOGRAFIA SELEZIONATA

2004 – Electric Yakuza: Go to Hell!
2005 – Ghibli and the Miyazaki Mystery
2005 – The Angry Men of Korean Cinema 
2006 – In the Mood for Doyle
2009 – Yakuza Eiga, Viva la Muerta! 
2011 – Into the Pleasure Dome of Japanese Erotic Cinema 
2015 – The 1000 Eyes of Dr. Maddin 
2021 – Citizen K.
Mark Schilling
FEFF: 2022
Regia: Yves MONTMAYEUR
Anno: 2021
Durata: 73'
Stato: France

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