Sonatine
ソナチネ
Japan, 1993, 93’, Japanese
Directed by: Takeshi Kitano
Script: Takeshi Kitano
Photography (color): Yanagijima Katsumi
Editing: Takeshi Kitano
Art Direction: Sasaki Osamu
Music: Joe Hisaishi
Producers: Mori Masayuki, Nabeshima Toshio, Saito Ritta, Yoshida Takio
Executive Producer: Okuyama Kazuyoshi
Cast: Takeshi Kitano, Kokumai Aya, Watanabe Tetsu, Katsumura Masanobu, Terajima Susumu, Osugi Ren
Date of First Release in Territory: June 5th, 1993
Quasi trent’anni dopo la sua uscita, nel 1993, Sonatine di Takeshi Kitano è assurto al ruolo di capolavoro. Tuttavia, questo film di gangster deliberatamente ritmato e girato in modo lirico, che mescola violenza selvaggia e assurde bravate, sempre sottolineate dall’elegiaca colonna sonora di Joe Hisaishi, disorientò e irritò un buon numero di spettatori all’epoca. Vista l’influenza massiccia dello stile di Kitano nei suoi film successivi (dialoghi e spiegazioni ridotti ai minimi termini, improvvisi passaggi dall’immobilità alla violenza, interludi che presentano una comicità a tratti infantile a tratti cupissima), è difficile immaginare ora quanto diversi o persino eccentrici sembrassero i suoi film, soprattutto ai giapponesi appassionati dei film sulla yakuza con le loro storie ripetitive di gangster stoici che difendono i codici del dovere e dell’onore anche a costo della vita.
A livello superficiale, Sonatine somiglia a tali film, con la storia di Murakawa (Kitano), laconico sottocapo di una gang che con i suoi subalterni viene spedito a Okinawa a supporto di un alleato locale in un conflitto tra bande. Ma non appena egli arriva sull’isola (la versione giapponese delle Hawaii), i suoi uomini vengono presi di mira e ammazzati. Dopo aver ottenuto in qualche modo vendetta in una sparatoria, il protagonista si ritira su una spiaggia isolata con gli uomini rimasti per riorganizzarsi – e riposarsi. Alla fine, dopo che i componenti della banda sono stati decimati e sono rimasti solo Murakawa e un giovane chimpira (apprendista gangster), il protagonista si rende conto di essere stato usato e tradito, e finalmente si rivolta contro i suoi nemici distribuendo pallottole come un angelo vendicatore.
Il finale, col suicidio di Murakawa, va controcorrente per il genere e sottolinea quanto Kitano sovverta le convenzioni di genere durante tutto il film. Per quanto sia un uomo di poche parole, Murakawa non è il tradizionale protagonista dal cuore puro, ma si pone a una certa distanza da quelli che lo circondano, osservandoli in modo guardingo e impassibile, e quando deve attaccare i suoi nemici li uccide senza il minimo sprazzo di emozione o cenno di paura. Durante la lunga e idilliaca parentesi della gang sulla spiaggia, però, Murakawa svela un’altra sfaccettatura: giocoso e malizioso, capace di autoriflessione, se non di rammarico. Quando una donna (Kokumai Aya) gli chiede se ha paura della morte, Murakawa risponde: “Quando sei sempre spaventato, arrivi a un punto in cui vorresti già essere morto”.
Sonatine può quindi essere letto come l’addio di Murakawa non solo alla vita da gangster (tema frequente nei film sulla yakuza) ma anche alla vita stessa. Si tratta di un tema che attraversa tutto il film, e che ha come esempio memorabile il gioco della roulette russa sulla spiaggia. Vedendo due subalterni che giocano con una pistola, Murakawa toglie tutti i proiettili eccetto uno e li invita a giocare a forbici, sasso, carta. Quando Murakawa perde, si punta la pistola alla tempia e, con un sorriso, preme il grilletto. Gli altri due rimangono sbalorditi dal suo sangue freddo, solo per scoprire, dopo che lui se n’è andato, che nella pistola non c’era nessun proiettile. Questo che apparentemente è uno dei tanti episodi scherzosi del film, si collega però a un sogno successivo di Murakawa in cui la pistola spara davvero e lui si risveglia scosso ma con un’espressione in volto che suggerisce anche un profondo fatalismo. La doppia natura di questa e di altre scene – come quella in cui una divertente battaglia notturna sulla spiaggia a colpi di fuochi d’artificio ne prefigura un’altra più avanti con uno sfoggio letale di colpi d’arma da fuoco – non solo dà ai critici qualcosa su cui riflettere, ma infonde al film un certo pathos e punta verso la vendetta finale del protagonista e la sua morte solitaria.
Forse non è stata una coincidenza se l’anno dopo l’uscita di Sonatine Kitano ha quasi perso la vita in un incidente in scooter che più tardi egli stesso ha descritto come un inconscio tentativo di suicidio. Per fortuna è sopravvissuto, anche se la sua attrazione verso i personaggi ossessionati dalla morte è rimasta, e ha trovato la sua massima espressione in un altro suo capolavoro, Hana-bi, del 1997.
Takeshi Kitano
Takeshi Kitano (Tokyo, 1947) ha formato un duo comico dal nome Two Beats con Kaneko Kyoshi, sotto il nome d’arte di Beat Takeshi. Il suo debutto alla regia è stato Violent Cop (1989), seguito da drammi polizieschi come Boiling Point e Sonatine. Nel 1994 Kitano per poco non è morto in un incidente in scooter. Nel 1997 Hana-bi – Fiori di fuoco ha vinto il Leone d’oro alla Mostra di Venezia. Dopo il suo primo grande successo commerciale con Zatoichi, Kitano ha esaminato la sua doppia immagine di celebrità televisiva e serio cineasta in tre film: Takeshis’, Glory to the Filmmaker! and Achille e la tartaruga. È tornato al genere yakuza con la trilogia Outrage.
FILMOGRAFIA SELEZIONATA
1989 – Violent Cop
1990 – Boiling Point
1993 – Sonatine
1997 – Hana-bi
2003 – Zatoichi
2005 – Takeshis’
2007 – Glory to the Filmmaker!
2008 – Achilles and the Tortoise
2010 – Outrage
2012 – Beyond Outrage
2017 – Outrage Coda
Mark Schilling