Year of the Dragon
L’anno del dragone
US, 1985, 134’, English
Directed by: Michael Cimino
Screenplay: Robert Daley, Oliver Stone, Michael Cimino
Photography (color): Alex Thomson
Producer: Dino De Laurentiis
Production Companies: Dino De Laurentiis Company, AMLF, Metro-Goldwyn-Mayer (MGM)
Cast: Mickey Rourke, John Lone, Ariane
Verso la metà di L’anno del dragone, il poliziotto esausto e disilluso Stanley White (il cognome è molto appropriato) cerca di trovare conforto in Tracy Tzu, la reporter cino-americana con cui ha passato la notte. Tracy gli chiede educatamente di andarsene e Stanley replica: “… voglio solo stare con qualcuno stanotte… Non conosco nessun altro”. E poi si addormenta accanto a lei. Interpretato da Mickey Rourke all’apice della sua carriera, Stanley è un capitano della Polizia di New York il cui matrimonio è in crisi. Sul piano professionale è determinato a spazzar via una gang di Chinatown comandata da Joey Tai (John Lone), ma l’establishment vuole che lui si faccia da parte.
Forse il film di Cimino non lo ha riabilitato dopo l’accoglienza devastante de I cancelli del cielo (1980), e non avrà la raffinatezza né la grandiosità de Il Padrino (1972) o di Chinatown (1974), ma contiene qualcosa di eccezionalmente crudo, esplosivo e attraente. Il film è costruito in modo tale che l’inseguimento di Stanley rispecchi quello di Joey: mentre sono entrambi determinati a stabilire un Nuovo Ordine contro la Vecchia Guardia, si portano anche dietro le loro battaglie interiori e i loro demoni.
Scritturando John Lone nel ruolo del boss cinese che è essenzialmente l’equivalente di Stanley, oltre alla modella Ariane per la parte dell’oggetto delle attenzioni amorose di Stanley, Cimino si stava avventurando in territori pericolosi, modellando un triangolo complicato fra due personaggi cinesi e un poliziotto caucasico. È proprio questa scelta a rendere il film speciale e affascinante. Se confrontato con Il kimono scarlatto (1959), a un certo livello L’anno del dragone trascende il crimine presentando una critica sofisticata della corruzione sistemica: gran parte della costante frustrazione di Stanley proviene dal fatto che i suoi sforzi sono troppo in anticipo sui tempi per essere sostenuti o apprezzati dai suoi superiori. In uno sfogo disperato, egli ricorda il passato traumatico e tormentato della sua nazione: “Questo è il Vietnam che ritorna”. La metafora politica è ovvia.
Invece, per quel che riguarda la relazione interrazziale, L’anno del dragone affronta le questioni razziali ed etniche scegliendo un percorso diverso. Quando all’inizio Tracy rifiuta Stanley, lui continua a chiederle chi sia il suo ragazzo. Tracy gli fa notare che lui si preoccupa solo di sapere se il suo rivale è cinese, e questo ci ricorda il Il kimono scarlatto di Sam Fuller nel momento in cui Charlie chiede a Joe se sposerà Chris, come se perdere contro un rivale asiatico sia qualcosa di umiliante e inconcepibile. Mentre la rappresentazione di Fuller di questo momento e il successivo crollo di Joe mettono in guardia contro i pericoli di un simile atteggiamento, l’approccio di Stanley verso Chinatown, la gang e Tracy è apertamente razzista. Invece di offrire una riflessione raffinata su diverse posizioni ideologiche, Cimino considera il razzismo come un elemento centrale dell’essenza di Stanley e, così come Tracy risponde al fuoco di Stanley, L’anno del dragone non può non essere etichettato come film razzista. Dopo che Joey ha ammesso di essere stato sconfitto e sceglie la via di fuga del suicidio, e dopo che Tracy cede a una relazione con Stanley, si palesa un sentimento orientalista discreto ma innegabile: l’americano Stanley ha assimilato “l’essenza cinese”.
Egoista, egocentrico e a tratti infantile, Stanley è un uomo complicato al tempo stesso piacevole e repulsivo, ma non inconsueto, soprattutto nell’ambito del genere poliziesco. E l’interpretazione delirante di Rourke mette in evidenza qualcosa di estremamente vero e toccante. I critici hanno notato che il suo personaggio imperfetto e la sua anima torturata sono quasi autobiografici, o almeno hanno una certa somiglianza con la personalità dello stesso Cimino. Se consideriamo questa dimensione aggiuntiva, mentre esiste una forte intensità nella vita di Stanley che entra in una spirale senza controllo, Tracy emerge come una forma di consolazione – e se questo sia uno stereotipo su una donna asiatica o abbia a che fare con la coscienza critica rimane discutibile. L’anno del dragone non sarà un film perfetto, ma è la testimonianza di un creativo che ha osato essere diverso e che è stato abbastanza coraggioso da affrontare i propri demoni.
Michael Cimino
Michael Cimino (1939-2016) divenne sceneggiatore nel 1971. Scrisse la sceneggiatura di Una calibro 20 per lo specialista e grazie a Clint Eastwood ebbe l’opportunità di dirigerlo. Fu poi co-sceneggiatore e regista di Il cacciatore (1978), che ottenne cinque Oscar. Dopo questo successo, la United Artists diede a Cimino carta bianca per la realizzazione di I cancelli del cielo (1980), un progetto ambizioso. Il film sforò in modo significativo sia budget che durata delle riprese e mandò quasi in fallimento lo studio, danneggiando seriamente la reputazione di Cimino, che però realizzò altri quattro film, compreso il controverso ma intenso L’anno del dragone (1985).
FILMOGRAFIA SELEZIONATA
1974 – Thunderbolt and Lightfoot
1978 – The Deer Hunter
1980 – Heaven’s Gate
1985 – Year of the Dragon
1987 – The Sicilian