Cure

A/B side VIBES. Greatest Hits from ‘80s & ‘90s

Cure

t.l. Cura
キュア (Kyua)

Japan, 1997, 112’, Japanese
Restored 2023
Directed by: Kurosawa Kiyoshi 
Screenplay: Kurosawa Kiyoshi
Photography (color): Kikumura Tokusho 
Editing: Suzuki Kan
Art Direction: Maruo Tomoyuki
Music: Gary Ashiya
Producers: Shimoba Junyuki, Tsuchikawa Tsutomu 
Cast: Yakusho Koji, Ujiki Tsuyoshi, Nakagawa Anna, Hagiwara Masato

Date of First Release in Territory: December 27th, 1997

 

Cure, uscito nel dicembre 1997, non fu il film da cui prese avvio il boom del J-Horror a livello mondiale – tale onore andò allo sconvolgente Ring di Nakata Hideo nel 1998 – ma questo horror psicologico su una serie di raccapriccianti omicidi commessi da persone apparentemente colpite da amnesia rappresenta l’esordio internazionale del regista Kurosawa Kiyoshi, la cui reputazione si è accresciuta nel corso degli anni. Quando il film fu distribuito, Kurosawa faceva il regista già da quasi vent’anni, e aveva girato cortometraggi e commedie sulla yakuza per l’home video, ma era ancora relativamente poco noto. Cure, scritto dallo stesso Kurosawa, fu il film che ne rivelò il grande talento nel trovare nuovi modi per far rabbrividire il pubblico, in un genere carico di formule fisse e cliché. 
Sono spariti gli spettrali gatti neri e i vendicativi fantasmi femminili dell’horror giapponese classico, così come sono assenti i maniaci accoltellatori e gli adolescenti destinati a una brutta fine tipici degli slasher horror hollywoodiani. In questo film la minaccia assume le sembianze di un vagabondo dai tratti delicati (Hagiwara Masato) che, avvolto in un impermeabile, sconcerta i passanti con domande a bruciapelo (“Chi sei?,” “Dove mi trovo?”), con un’insistenza ipnotica. Non ha alcun ricordo di ciò che è accaduto un attimo prima e non sa nemmeno come si chiama. 
Quando le persone che lui incrocia iniziano ad assassinarne altre, e a incidere sui cadaveri una grande X sanguinolenta, la polizia comincia a investigare. A capo delle indagini c’è l’irascibile detective Takabe (Yakusho Koji) coadiuvato dal caustico psicologo Sakuma (Ujiki Tsuyoshi). Nella vita privata, Takabe deve gestire una moglie mentalmente instabile (Nakagawa Anna), che ha la tendenza a vagabondare e che, quando viene ritrovata, non ricorda com’è arrivata lì.  
Quando la polizia porta il vagabondo, di nome Mamiya, alla centrale per interrogarlo, il suo comportamento bizzarro e poco collaborativo (è lui che fa le domande invece di rispondere) fa imbestialire Takabe, che però rimane scosso dal fatto che Mamiya sembra leggergli nella mente. Mamiya intanto vede in Takabe una sfida interessante: quanto ci vorrà prima di trasformare questo sfuggente poliziotto in un altro omicida?
Questa battaglia di volontà tra Mamiya, che si scopre essere uno studente in psicologia con misteriose capacità ipnotiche, e Takabe, che sta cercando disperatamente di salvare sua moglie e conservare la propria salute mentale, si inasprisce man mano che il film abbandona i caratteri convenzionali dei thriller sui serial killer per trasformarsi in un angoscioso psicodramma. 
Cure trova il terrore nei fenomeni più banali – il baluginio della fiamma di un accendino, dell’acqua versata che si sparge sul pavimento – mentre gli individui ipnotizzati da Mamiya uccidono in modo calmo e distaccato, deliberato e implacabile. 
Ogni elemento, dalle eccentriche angolature di ripresa ai suoni diegetici, contribuisce a incrementare un senso di terrore strisciante; persino il rumore della lavatrice nell’appartamento di Takabe, con i suoi tonfi ripetuti e il vorticare del cestello, riesce a sembrare stranamente minacciosa. 
Alla fine, la realtà inizia a svanire: Takabe vede la moglie impiccata in cucina e dopo attimi di angoscia si rende conto di aver immaginato tutto. Le riprese di Takabe e sua moglie su un autobus con le nuvole che corrono dietro al finestrino invece sono più oniriche, tanto che sembra che la coppia non sia in viaggio verso una località di mare bensì verso un regno ultraterreno.
Ma, come nei film J-Horror successivi, in Cure i poteri ipnotici mortiferi sono simili a un’infezione che si trasmette inesorabilmente da una persona all’altra e provoca una vittima dopo l’altra: prima Mamiya, poi Takabe, poi… il pubblico, sotto l’incantesimo di questo capolavoro horror. 

 

Kurosawa Kiyoshi

Nato a Kobe nel 1955, Kurosawa Kiyoshi è diventato famoso a livello internazionale nel 1997 con l’horror Cure, seguito da vari horror non convenzionali come Charisma, Pulse, Doppelganger. Con Tokyo Sonata (2008) Kurosawa si è spostato al dramma su una famiglia disfunzionale, vincendo il premio della giuria della sezione Un Certain Regard al festival di Cannes. Kurosawa ha poi fatto incetta di inviti a importanti festival con Journey to the Shore (2015, Cannes), Creepy (2016, Berlino) e Before We Vanish (2017, Cannes). Nel 2020 ha vinto il Leone d’Argento per la miglior regia alla Mostra di Venezia con il dramma ambientato nella seconda guerra mondiale La moglie della spia
  
FILMOGRAFIA SELEZIONATA

1997 – Cure
1999 – Charisma
2001 – Pulse
2003 – Doppelganger
2008 – Tokyo Sonata
2015 – Journey to the Shore
2016 – Creepy
2017 – Before We Vanish 
2020 – Wife of a Spy

 
 
Mark Schilling
FEFF: 2023
Regia: KUROSAWA Kiyoshi
Anno: 2023
Durata: 111'
Stato: Japan

Photogallery