Swallowtail Butterfly

A/B side VIBES. Greatest Hits from ‘80s & ‘90s
ITALIAN PREMIERE

Swallowtail Butterfly

t.l. Farfalla a coda di rondine
スワロウテイル (Suwaroteiru)
  
Japan, 1996, 148’, Japanese
Directed by: Iwai Shunji 
Screenplay: Iwai Shunji
Photography (color): Shinoda Noboru
Editing: Iwai Shunji
Art Direction: Taneda Yohei
Music: Kobayashi Takeshi
Producers: Kawai Shinya, Wadakura Kazutoshi, Kubota Osamu, Maeda Hiroko
Cast: Mikami Hiroshi, Ito Ayumi, Chara, Eguchi Yosuke, Andy Hui, Watabe Atsuro

Date of First Release in Territory: September 14th, 1996 

Swallowtail Butterfly di Iwai Shunji è uscito nel 1996, cinque anni dopo che la bolla economica giapponese dei fiorenti anni Ottanta era clamorosamente scoppiata, ma la storia è ambientata in un Giappone alternativo dove lo yen è la valuta più forte del mondo e i migranti, che arrivano da ogni dove per acchiappare più yen possibile, chiamano la loro nuova casa Yentown. Loro stessi vengono derisoriamente definiti “gli Yentown” dai giapponesi. Sceneggiato da Iwai, il film è un fantasy simil-manga, uno stravagante  musical pop e una critica pungente sul Giappone della metà degli anni Novanta, quando il paese era ancora una calamita per immigrati provenienti dall’Asia o altrove. Non potendosi permettere i ricchi quartieri di Tokyo preferiti dagli immigrati occidentali, la gran parte dei migranti si riuniva in zone periferiche come Shinjuku e Ikebukuro, o nelle loro vicinanze, dove gli alloggi erano più economici ma che erano anche piuttosto malfamate. Alcuni diventavano lavoratori del sesso oppure spacciatori di droga. 
Nel film, gli Yentown, per la maggior parte cinesi, vivono in una baraccopoli chiamata Cielo Blu in una landa desolata di periferia, riciclando rifiuti, organizzando truffe o vendendo il proprio corpo. La protagonista è una ragazza adolescente che, in seguito all’omicidio della madre prostituta, viene accolta da una squillo di buon cuore proveniente da Shanghai, chiamata Glico, un marchio giapponese di caramelle. La donna soprannomina la ragazzina Ageha, ossia “farfalla a coda di rondine”. Malgrado il loro basso livello sociale, Glico e gli altri abitanti di Cielo Blu hanno un forte spirito di squadra, che si esprime in bagordi notturni. 
Quando però un gangster giapponese muore per una caduta (mentre tenta di violentare Ageha un massiccio uomo di colore chiamato Freccia lo fa volare dalla finestra), gli viene trovata addosso un’audiocassetta con una matrice magnetica che permette di falsificare le banconote. Il boss di una gang cinese, Rio Ranki (Eguchi Yosuke), vuole avere quella cassetta, ma nel frattempo gli Yentown, guidati dall’ingegnoso Ran (Watabe Atsuro), si mettono a fabbricare yen falsi. Il denaro serve a lanciare un locale dove Glico, che è una cantante di talento, si esibisce di sera. Fei Hong (Mikami Hiroshi), un truffatore cinese dalla parlantina sciolta, fa il direttore del locale. Ma questa storia di successo, in cui Glico diventa una cantante famosa, inizia a sfilacciarsi quando la giornalista di un tabloid (Momoi Kaori) fiuta il passato da lavoratrice del sesso di Glico.
Malgrado la lunga durata del film, le riprese con la camera a mano del direttore della fotografia Shinoda Noboru generano una frizzante energia e una sensazione di essere “dentro l’attimo” che portano avanti la storia. In una delle sequenze più memorabili del film, Ageha e un ragazzo di strada cinese si addentrano in un vicolo tortuoso popolato da Yentown tossicodipendenti, tallonati da una macchina da presa nervosa che crea un’atmosfera inquietante che ricorda Blade Runner.   
Chara, che aveva già una brillante carriera come cantante pop prima di interpretare il ruolo di Glico, conferisce un carisma dolce e sensuale sia al suo personaggio che alle parti vocali. Dalle sue esibizioni sullo schermo insieme a un gruppo di sconosciuti dal nome di Yentown Band è stato tratto un album di successo, ma la sua musica è comunque parte integrante della storia, non una forzatura.
Infine, a differenza dei film nipponici dell’epoca, che inquadravano i migranti asiatici come vittime della società xenofoba giapponese, Swallowtail Butterfly ne esalta la combattività e la maggior vitalità rispetto ai giapponesi con cui vengono a contatto, dipinti come inetti o insensibili. Usando l’inglese come lingua franca e mescolandolo al cinese e al giapponese, gli Yentown hanno anche una mentalità più internazionale rispetto ai loro ospiti prevalentemente monolingui (anche se sono quasi tutti interpretati da attori giapponesi). 
A un quarto di secolo dalla sua uscita il film che, come ebbe a dire Quentin Tarantino, “è stato per il Giappone ciò che Pulp Fiction è stato per l’America” è ancora attuale in un paese che continua a emarginare e sfruttare i suoi migranti. Anche se arricchirsi con una cassetta non è più un’opzione. 

 

Iwai Shunji

Nato a Sendai nel 1963, Iwai Shunji ha ricevuto nel 1993 il premio per il miglior regista esordiente della Directors Guild of Japan per il suo dramma televisivo Fireworks. Il salto di qualità come regista di lungometraggi, tuttavia, è avvenuto nel 1995 con Love Letter, dramma romantico su una giovane donna che scrive una lettera al suo fidanzato morto – e riceve una lettera di risposta. Iwai ha poi realizzato Swallowtail Butterfly (1996), la cui colonna sonora è stata un successo discografico. Un altro successo importante è stato il dramma del 2001 All About Lily Chou-Chou. L’ultimo film di Iwai è un progetto realizzato nel 2020, in piena pandemia, dal titolo The 12 Day Tale of the Monster that Died in 8.

FILMOGRAFIA SELEZIONATA

1995 – Love Letter
1996 – Swallowtail Butterfly
1998 – April Story
2001 – All About Lily Chou-Chou
2004 – Hana & Alice
2016 – A Bride for Rip Van Winkle
2020 – The 12 Day Tale of the Monster that Died in 8

 
Mark Schilling
FEFF: 2023
Regia: SHUNJI Iwai
Anno: 1996
Durata: 148'
Stato: Japan

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